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[Da Copia dattilografata, - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]

L'Eremo di Sant'Alberto di Butrio

è una veneranda solitudine di pace e di bellezze meravigliose.

Sant’Alberto, abbandonato il mondo, vi si ritirò a fare penitenza, imitando perfettamente la vita degli anacoreti d'oriente. Ma venne scoperto da un Malaspina, Signore del Castello di Casalasco in Val di Nizza, il quale, in segno di benemerenza

verso il Santo che aveva donata la favella ad un suo ragazzo nato muto, gli edificò la piccola Chiesa di Santa Maria che tuttora esiste.

La fama del Santo intanto si diffuse: Egli venne illustrato da Dio col dono di molti miracoli, e cominciarono ad accorrere a Lui numerosi discepoli.

E così sorse l’Eremo di Butrio, che poi fu Badia celebre e potente.

Sant’Alberto evangelizzò con vita e parola apostolica la Val di Nizza, la Val Staffora, la Val Trebbia.

In tempo di generale siccità, a Val Verde, in quel di Bobbio, batté con il bastone la roccia, e ne sgorgò una sorgente viva di acque che, pure attraverso i secoli e nei tempi di maggiore siccità, non inaridì mai, ed è ancora chiamata la fonte di Sant'Alberto.

Accusato da invidiosi di aver detto Messa non digiuno, fu chiamato a Roma, dove si difese da Santo: tacque cioè de’ suoi nemici, ma facendo fece un semplice segno di croce e cambiò l’acqua in vino, alla presenza del Papa e dei Cardinali. E bastò.

Sant’Alberto Abate moriva nella sua solitudine di Butrio il 5 Settembre del 1073, e ivi, alla sua tomba, si rinnovano le grazie e i miracoli che egli operava in vita a conforto delle anime e dei corpi e a guarigione specialmente dei fanciulli.

Il suo sepolcro, affidato dalla bontà di Sua Ecc. Rev.ma il nostro Vescovo alla custodia degli Eremiti della Divina Provvidenza, è meta di continui e devoti pellegrinaggi.

Anche San Pier Damiani e Gregorio VII, l’Ildebrando, ebbero per Sant’Alberto

somma venerazione.


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Il Corpo del Santo fu nascosto, e per lungo periodo di tempo non si era ben certi sul punto preciso ove fosse sepolto stato deposto, benché la tradizione de’ più vecchi concordasse che dovesse trovarsi sepolto dietro un altare, dove tutti erano sempre andati ad inginocchiarsi.

Esso venne Fu nascosto pel timore che fosse venisse trafugato.

Ma nel 1900, dopo molti scavi è stato scoperto rinvenuto dal Rev.mo Mons. Legè, e Sua Ecc. Mons. Bandi, di venerata memoria, ne fece con gioia ineffabile la ricognizione canonica con grande solennità e concorso di popolo.

L’anno scorso, dato il Giubileo e i pellegrinaggi a Roma, non si poté celebrare il XXV Anniversario dell’invenzione di Sant’Alberto, com’era nei comuni desiderî e si rimandò a quest’anno.

Ond’è che la Giunta Diocesana dell’Azione Cattolica, con felice pensiero indice pel 5 prossimo Settembre un Pellegrinaggio da tutti i punti della nostra Diocesi alla Tomba del Santo, auspice Mons. nostro Vescovo, che vi parteciperà personalmente.

Sant’Alberto è gloria nostra, e "il Popolo", anche nei prossimi numeri, sarà onorato di offrire le sue colonne, e darà di mano in mano ogni più precisa informazione, perché, come è vivo desiderio di Sua Ecc. Rev.ma, questo Pellegrinaggio Diocesiano che si prepara va organizzando abbia a riuscire ad una grandiosa manifestazione di fede.

Sappiamo che interverranno personaggi illustri, anche di lontano.

Vi sono a Sant’Alberto affreschi interessantissimi del 400, e una antica campana che la tradizione vuole abbia suonato la libertà dei Comuni.

L’Eremo guarda la Val Staffora, tra Godiasco e Varzi, ed è monumento di fede, di arte e di storia degno d’essere visitato.