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[Da copia dattiloscritta]
(Da “L’Unità Cattolica” Venerdì 27 Agosto 1909. pag. 2)
Lettere Tortonesi
(Nostra corrispondenza)
Gravi sintomi di modernismo?
Nelle feste dell’Assunta il Capitolo e il Clero di Tortona festeggiava la Messa d’Oro dell’illustre P. Michele da Carbonara Prefetto Apostolico dell’Eritrea, lustro e decoro della n. Diocesi.
Dopo la funzione in Cattedrale ci fu un pranzo d’onore del festeggiato, e tutto questo ottimamente.
Ma vennero i brindisi e qui saltò fuori la nota stonante.
E` da sapere che è a conoscenza generale della Diocesi la destituzione avvenuta in questi mesi da professore in Seminario del teologo Testone Arciprete di Casteggio.
Egli ed altri amici suoi dissero chiaro che la destituzione veniva da Roma per modernismo.
Ora al pranzo offerto al Padre Michele detto Arciprete brindò e brindò per il primo, dicendo che parlava a nome del Clero Diocesano.
Anche il “Momento” di Torino del 16 Agosto e “l’Unione” di Milano del 17 portano corrispondenze da Tortona sulle feste a Padre Michele e confermano dicendo che brindò egregiamente il teologo Testone “che rappresentava il Clero Tortonese”.
E` pure da sapere che nel suo brindisi egli disse: “che era un parroco condannato a domicilio coatto intellettuale”: espressione gravissima.
Qui noi domandiamo: O il teologo Testone “rappresentava il Clero Tortonese” per autorizzazione dell’Autorità Diocesana o per incarico di tutto il Clero stesso (ciò che non crediamo) e in questo caso non sapremmo spiegarci il perché di tale scelta in chi pubblicamente osa dire davanti a tante egregie persone, “di essere stato condannato (tutti capiranno bene alla Santa Sede) a domicilio coatto intellettuale”, e quindi come tale non certo atto a rappresentare i sani principi del Clero di una Diocesi.
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O egli si è arrogata una rappresentanza che non aveva; e allora perché “nelle sue condizioni” trascinare in qualche modo tutto il Clero di una Diocesi sotto la taccia di modernismo? uscire in quelle parole?
Sappiamo che molti dei presenti ne sentirono profondo rammarico, rammarico tanto più sconfortante in quanto non è da nascondersi che alla frase disgraziata applaudì un gruppo di giovani, dove tra i più accalorati si mostravano purtroppo parecchi dei nostri chierici.
(N. d. R.) Nono sappiamo quanto ci sia di vero in questa corrispondenza abbastanza grave.
Nondimeno l’abbiamo pubblicata perché‚ colui che la spedì, è noto come ottimo Sacerdote, incapace di asserire il falso.
O perché il clero presente al brindisi non s’alzò subito a protestare francamente. Intanto attendiamo altre delucidazioni del fatto, sintomo di parecchie cose (che) amiamo per ora lasciare nella penna.