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[Minuta]

Rev.mo Monsignore,

Le ho detto quando fui a Frascati che avrei Come Le ho promesso quando fui a sentirLa a Frascati, dopo avere sentite tutte le campane fatta una spassionata inchiesta e dopo avere pregato tenuto presente il vero bene delle anime di Grottaferrata avrei proposto ho detto a P. Guglielmo che ritenevo conveniente che Don Enrico continuasse, almeno in via provvisoria, e ciò e magari restando egli agli Squarciarelli, ma in modo che fosse libero di lavorare per Grottaferrata, anche per fare così opera di unione tra le due popolazioni, così che, quando la nuova chiesa parrocchiale, che la munificenza del S. Padre fa erigere, fosse pronta, anche la popolazione avesse ad essere più preparata e più spi unita.

Ho aggiunto che avrei dato subito un ajuto valido il quale, finché il locale già preparato approntato apprestato pel Parroco non era fosse lasciato libero dal capo tipografo, avrebbe abitato nel Monastero.

Ho ancora aggiunto Ho aggiunto però che se però vi fossero state ragioni che io ignoro, per consigliare diversamente, favorissero significarmele, che sarei stato molto grato.

Mi rispose P. Guglielmo che le cose erano un po’ diverse dal come erano state combinate a Grottaferrata.

A Grottaferrata, in verità non si parlò però delle condizioni della convezione che di dare pratica attuazione alla Convenzione già esistente tra i Monaci e noi, e nulla affatto mi si disse sul di togliere il Don Enrico è detto che riguardasse la persona.

Solo in viaggio il P. Guglielmo mi accennò a fare il nome, ed io ho risposto vag che teneva pronto uno che era già parroco; ma questo fu prima che io sentissi tutte le campane.

Il P. Guglielmo aggiunse nella sua lettera: “l’Abate di Grottaferrata ha diritto di presentare il Parroco alla Curia, ma non presenterà mai Don Enrico” e dice di sé “Anch'io sono del suo parere”. E di più aggiunge ancora che “siccome il Santo Padre mi disse chiaramente che è conveniente nominare un Parroco, che non sia Don Enrico, mi pare che non sia il caso di fare diversamente”. Finisce dicendo che ha girata la mia lettera al Padre Abate per sentire il suo parere.        















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Io non so come se il Santo Padre sia stato bene illuminato dei motivi per cui, posso solo dire assicurare che avendogli io chiesto detto che nessuna motivazione si dice per non volere più del perché si vuole escluso il Don Contardi, che avrei senz'altro tolto il Don Enrico quando questo fosse stato suo desiderio, ma se questo desiderio del Papa non interveniva, io non poteva mi sentivo di colpire un Sacerdote, che il quale ha lavorato fatto bene senza che mi avessero prodotta qualche buona ragione per motivare giustificare il provvedimento.

Il S. Padre disse mi rispose che Egli non mi diceva di toglierlo, e che anzi c’erano state persone a raccomandarglielo.

Io A me sarebbe certo facile e forse più utile levarlo, ma e certo nulla più desidero che di fare la compiere in tutto e sempre i desideri del Vicario di Gesù Cristo, ma se occorre che questo desiderio mi sia fatto chiaramente conoscere chiaramente significato, da persone non inters mosse da passione, perché, se non fosse il Papa che vuole o non ci fossero gravi motivi perché io debba togliere il Don Contardi, io diversamente andrei contro cos non posso prendere un prenderò mai provvedimento così odioso e ingiusto, poiché verrei a colpire un figlio che ha lavorato per Grottaferrata con molta carità e con spirito veramente sacerd di buon sacerdotale.

Favorisca Vostra Signoria Rev.ma dirmi, anche in via riservata, il Suo sentimento parere e intanto si degni raccomandarmi al Signore e alla SS. Vergine.