V079T054 V079P072
[Minuta]
Rev.mo Monsignore,
Le
ho detto quando fui a Frascati che avrei
Come Le ho promesso quando fui a sentirLa a Frascati, dopo avere
sentite
tutte le campane
fatta una spassionata inchiesta e dopo avere pregato tenuto presente
il
vero
bene delle anime di Grottaferrata
avrei
proposto
ho detto a P. Guglielmo che ritenevo conveniente che Don Enrico
continuasse, almeno in via provvisoria, e
ciò
e magari restando egli
agli Squarciarelli, ma in modo che fosse libero di lavorare per
Grottaferrata, anche per fare così
opera di unione tra le due popolazioni, così che, quando la nuova
chiesa parrocchiale, che la munificenza del S. Padre fa erigere,
fosse pronta, anche la popolazione avesse ad essere più preparata e
più spi
unita.
Ho
aggiunto che avrei dato subito un ajuto
valido il quale, finché il locale già preparato
approntato
apprestato pel
Parroco non era
fosse lasciato libero dal capo tipografo, avrebbe abitato nel
Monastero.
Ho
ancora aggiunto
Ho aggiunto però che se però
vi fossero state ragioni che io ignoro, per consigliare diversamente,
favorissero significarmele, che sarei stato molto grato.
Mi rispose P. Guglielmo che le cose erano un po’ diverse dal come erano state combinate a Grottaferrata.
A
Grottaferrata, in verità non si parlò però
delle condizioni della convezione
che di dare pratica attuazione alla Convenzione già esistente tra i
Monaci e noi, e nulla affatto mi
si disse
sul di togliere il Don Enrico
è detto che riguardasse la persona.
Solo
in viaggio il P. Guglielmo mi accennò a fare il nome, ed io ho
risposto vag
che teneva pronto uno che era già parroco; ma questo fu prima che io
sentissi tutte le campane.
Il
P. Guglielmo aggiunse nella sua lettera: “l’Abate di
Grottaferrata ha diritto di presentare il Parroco alla Curia, ma non
presenterà mai Don Enrico” e dice di sé “Anch'io sono del suo
parere”. E di
più
aggiunge ancora
che “siccome il Santo Padre mi disse chiaramente che è conveniente
nominare un Parroco, che non sia Don Enrico, mi pare che non sia il
caso di fare diversamente”. Finisce dicendo che ha girata la mia
lettera al Padre Abate per sentire il suo parere.
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Io
non so come
se il Santo Padre sia stato bene illuminato dei
motivi per cui,
posso solo dire
assicurare che avendogli io chiesto
detto che nessuna motivazione si
dice per non volere più
del perché si vuole escluso il Don Contardi, che avrei senz'altro
tolto il Don Enrico quando questo fosse stato suo desiderio, ma se
questo desiderio del Papa non interveniva, io non poteva
mi sentivo di colpire un Sacerdote, che
il quale ha lavorato
fatto bene senza che mi avessero prodotta qualche buona ragione per
motivare
giustificare il provvedimento.
Il
S. Padre disse
mi rispose che Egli non mi diceva di toglierlo, e che anzi c’erano
state persone a raccomandarglielo.
Io
A me sarebbe certo facile e forse più
utile levarlo, ma
e certo nulla più desidero che di fare
la
compiere in tutto e sempre i desideri del Vicario di Gesù Cristo, ma
se
occorre che questo desiderio mi sia fatto
chiaramente conoscere
chiaramente significato, da persone non inters
mosse da passione, perché, se non fosse il Papa che vuole o non ci
fossero gravi motivi perché io
debba togliere il Don Contardi, io
diversamente andrei
contro cos
non posso
prendere un
prenderò mai provvedimento così odioso e ingiusto, poiché verrei a
colpire un figlio che ha lavorato per Grottaferrata con molta carità
e con spirito veramente sacerd
di buon
sacerdotale.
Favorisca
Vostra Signoria Rev.ma dirmi, anche in via riservata, il
Suo sentimento
parere e intanto si degni raccomandarmi al Signore e alla SS.
Vergine.