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[Copia Manoscritta]
Roma 3 Luglio 1927
Anniversario della fondazione in Tortona del 1° oratorio festivo nel giardino del vescovo mons. Bandi
Ai miei carissimi figliuoli in Gesù i Chierici di Villa Moffa di Bandito presso Bra, patria del Beato Cottolengo.
La grazia e la pace di Nostro Signore siano sempre con voi, cari miei figli!
Ho ricevuto nei passati giorni la distinta dei vostri voti di esami che mi ripromettevo fosse assai più soddisfacente. Pazienza e Dio sia benedetto!
Anche voi converrete però, o cari miei, che due soli promossi su 13 sono troppo pochi.
Vi dico la mia impressione generale, al particolare discenderò quando la Divina Provvidenza mi concederà di venirvi a trovare come spero.
Bisogna dunque che vi mettiate a studiare di lena per riparare ai primi di ottobre.
Già sapete che tutti verso la metà di Ottobre, dovrete lasciare la Moffa e trovarvi capaci di entrare in liceo; il locale alla Moffa neanche basterà per quelli che dovranno venire, e che già aspettano di fare la loro prova religiosa costì.
Se tra voi vi sarà chi aspira a vita missionaria, ben volentieri lo trasferirei in questo Istituto apposito.
Ma qui si dovrebbe frequentare la filosofia all’Università Gregoriana o il liceo del Seminario Romano Maggiore, dove si è esigentissimi, e gli studi son seriamente condotti. E anche gli altri dovranno fare il liceo al seminario di Tortona o a quello di Venezia o di
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Padova che sono tra i più distinti d'Italia, tenuti in gran concetto.
È dunque necessario e urgente che studiate di più! Per Ottobre bisogna tutti entrare in liceo e non andarvi a far brutta figura! San Paolo Apost. dice che la scienza che è luce di Dio, è necessaria ai ministri di Dio.
Non parla certo della scienza umana che invanisce e gonfia, non di quella cultura letteraria e scientifica che non vale nulla perché non è accompagnata dalla virtù, e non eleva lo spirito a Dio, ma di quel sapere che è diretto ad alto e santo fine, alla santificazione propria e altrui salvezza, e che è per noi uno dei primi doveri e una vera necessità se vogliamo compiere la nostra missione. Io non vorrei, carissimi figli in G. Cristo, che alcuni di voi dormissero il sonno dell’anima, non vorrei che vivessero in quel languore e torpore di spirito che al dire di Dante: poco è più morte: Dio nol voglia!
Quando si pensa, miei cari, che a quello che gli uomini fanno per un po’ di gloria vana che il mondo promette, ai rischi che affrontano per una ventata di umana verità, o sia pure per fare progredire di qualche passo qualche ramo della scienza, non ci sentiamo noi umiliati di far così poco per Dio o per le anime? Quando si pensa a Nobile e ai suoi compagni, e noi si è purtroppo così incerti, così ignavi nel bene, ditemi, non c'è forse da vergognarsi? Nessuna emulazione santa ci riscuote.
L’amore che gli uomini del secolo hanno per un po’ di gloria in questo mondo sarà dunque più forte che l’amore di Dio in noi? Nessuna divina virtù né la salvezza dei fratelli, né il sangue e la morte stessa di Cristo non la carità di Gesù ci riscuote?
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Deh! che nessuno di noi abbia da rimproverarsi alle parole che sono in un salmo “io dormii e mi assonnai”, per quanto si riferiscono all’adempimento dei doveri. Guai ai tiepidi! Guai a chi non sente spavento dal tedio dello spirito e si abbandona all’indifferenza ed è stato trovato negativo e non positivo! Guai alle acque ferme stagnanti, esse esaleranno solo miasmi e microbi di morte, perché imputridiscono!
Se dunque alcuno di voi comprendesse di essere alquanto atrofizzato ai suoi doveri, di esser vissuto nella indolenza, veda di scuotersi e di darsi ad onorare Dio e a seguirlo con ardore e con ardore di santi religiosi... Diamoci tutti ad amare davvero nostro Signore, che tanto ci ha amati, ad amare la santificazione nostra, la Santa Chiesa e la Congregazione nostra e a prepararle in noi dei figli non indegni, ma degnissimi di cui si possa onorare.
Preghiamo, vigiliamo su di noi stessi, rinneghiamo il nostro amor proprio e operiamo civilmente e santamente pro Christo ed Ecclesia: in umiltà e fervore, nel sacrificio della volontà, della mente, del cuore, di tutta la vita.
Sentiamo in Domino la carità di Gesù che ci incalza e ci preme: “Charitas Christi urget nos!” Chi questa carità che è amore di Gesù e spirito di apostolato non sente, meglio è che lasci la Congregazione, poiché non ne avrebbe lo spirito.
Che i nostri occhi si aprano alla luce di Dio e si aprano insieme i nostri cuori alla carità di Gesù Crocifisso, sì che tutti abbiamo a sentire e a vivere tutta la sublimità e
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santità della nostra vocazione a apprezzare il valore, la grazia di dono sì grande e sì celeste.
“Iddio non vuole una moltitudine di figli fiacchi ed inutili (Ecel. XV, 22) ne si apparirà davanti al Signore a mani vuote”. Non apparebis aute cospectum Domini (Eccl. XXXV, 6) Ond'è, cari miei figliuoli in Gesù, che vi supplico e scongiuro che v scuotiate dall'intimo della coscienza e che col più grande impegno redimiate il tempo perduto, sì che nel prossimo ottobre tutti possiate essere promossi al liceo per quanto riguarda gli studi, e tutti possiate essere trovati nello spirito e vita religiosa tali da soddisfare Iddio e i vostri Superiori.
Via da voi ogni eventuale leggerezza, ogni torpore, ogni ignavia! Sia la vostra vita tutta ardente di divino amore, tutta consacrata a piacere a Dio!