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[Minuta]
pur
è particella propria della lingua toscana che aggiunge forza e
grazia, o, per meglio esprimersi co’
professori
fa sentire l'evidenza di una cosa e, direi, le mette quasi
sott’occhi.
Equivale
al quidem
e al sane
de’ latini; così il nostro Bocc. g. 5. n. I0: “fa pure, che tu
mi mostri qual ti piace e a Nov. I5, 3” “La cosa andò pur
così...” così anche a Nov. 42, la quale (perciocché pure allora
smontati n’erano i signori) Nov 42; ma a Nov. 43 la sua nel sign.
di ad ogni patto, ad ogni modo, e sarebbe quindi particella esclusiva
(dal lat. pure): oggi il suo uso predomina
è frequentissimo nel signif. di nondimeno, anche.
Dianzi è avverbio poco noto, vale poco fa. Bocc. p. 7 n. I0 “Io dissi dianzi il Te lucis e la inteinerì e tante altre buone orazioni, che temere non ci bisogna”…
Qui
avrai molto più da soffrire per amore di Gesù e da farti più
perfetto
davanti
santo.
Sarebbe
ottima cosa se a Broni, secondo le norme dei deliberati, anche i
giovani studenti
cattolici della Diocesi studenti di Liceo o d'Università si
costituissero in gruppo o circolo diocesano
degli studenti.
Noi
Si fa caldo invito a tutti i bravi giovani studenti