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[Minuta, - grafia da Chierico, - 1894]
Tu scis Domine, quia amo te. Tu lo sai, o Signore, che io ti amo!
Quando
io mi sono svegliato alla vita ed ho lanciato lo sguardo sulla
società che mi circondava, sentii un fremito d'indignazione e
d'orrore scorrere o Signore nelle
mie vene
nel mio sangue.
Io
levo lo sguardo e vedo associazioni e uomini infernali levar alta la
voce e proclamare la
società apertamente
il regno dell'odio: odio a tutto e a tutti, universale, continuo
perpetuo, implacabile!
Vedo
i rivolgimenti politici e la società cambiar faccia in breve volger
d'anni, la guardo traballare, quasi, sopra un vulcano che mugge e
tona furiosamente: vedo le bombe lanciate o sulle porte nei
parlamenti, o la scintilla dinamitarda, che
fanno trepidare i popoli e governi, e pensare, dubitare, se domani
saremo ancora sicuri;
e vedo, ah signori! vedo minate le istituzioni.
derisa
l’autorità.
Vedo il
un pugnale dell'assassino anarchico o signori io
vedo soprafare grondante
del sangue fumante del
sangue
del Presidente.
E
dico a me stesso: o
società xxx andiamo e
dove siamo, dove siamo
andiamo, dove saremo domani? Ah! o cari fratelli sentite dove saremo
domani: strappate al povero nel
popolo
la fede in dio ed egli, senza Dio, prenderà in mano il pugnale;
toglietegli il cielo ed egli, senza fede, vorrà i vostri beni e non
vorrà più né istituzioni né governi; senza l'amore di Dio non si
può andare avanti. Se andiamo di questo passo domani....
Si
continui a
perseguitare
ad infamare la religione, il prete e il papa ed egli sarà una belva:
abb
intendiamola una buona volta: quando non c'era ancora la Croce nel
mondo, vi era schiavitù e disonestà.
Voi
abbatterete
la
non difenderete la Croce e lascierete che si abbatta dai perfidi,
ebbene il mondo diverrà una foresta di belve sociali.
Ma,
o signori, se queste scene di sangue e l'avvenire senza Dio
rabbrividisce e spaventa, consolatevi, o
figli
o redenti di Cristo che a salvarci dalla società dell'odio si leva
potente, la
Chiesa liberatrice
la Chiesa Cattolica, società dell'amore!
È
con sorriso di gioia e con palpito di speranza che ho
veduto mi
vedo sorgere sull'orizzonte del
tempo
una stella, o signori, che sparge luce e amore, una celestiale e
maestosa figura
visione, sulla cui fronte é il raggio di Dio e una purissi
splendidissima stella brilla sovra il suo bianco capo e sulle
venerande canizie e sparge luce e amore sulla società, diffonde e
piove luce e amore.
È
Leone, o Signori, é l'immortale Leone XIII, che s'avanza, é
l'angelo della restaurazione, che alza la Croce a salvezza e
amore del
mondo;è il lumen in coelo, é la sua stella.
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È
allora
qui, o Signori, ch'io sento amor
vigor novo infondersi nell'animo mio e m’avveggo
saluto questo giorno, che mi ricorda la perpetuità della Chiesa e mi
affida che di Giuda il Leon non ancor è morto, "ma vive e rugge
terror d'Egitto e d'Israel conforto.
Signori
Fratelli cattolici ed italiani, dalla vetta nevosa dell'Alpi
all'estremo lembo, della
al
lilibeo, la fatidica voce di Leone XIII si leva e salvati
grida a tutti, a me e a voi: - o Italia, Italia amas me? mi ami? mi
ami ancora? Gesù Cristo!
Ah!
rispondete
popoli
rispondi, o popolo, rispondete
o cuori rispondi,
o cuore.
Tu
scia, Domine, quia amo te? La Chiesa la
Chiesa
é amore e Leone s’avanza: amas me plus quam his?
Sì,
o Leone, noi amiamo
il Papa
ti amiamo e ti amo e nell'onda immensa di entusiasmo e d'amore,
l'anima scioglie un canto ed esalta l'epopea del tuo pontificato e
depone à tuoi piedi una splendida ghirlanda de’ fiori delle tue
grandezze e dell'affetto de’ figli di Novi