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[Minuta - note di lingua del Chierico Orione]

Torna (I)  a fiorir (2)  la rosa (3)

Che pur dianzi languia,

E molle si riposa

Sopra i gigli di pria,

Brillano le pupille

Di vivaci scintille

Torna – È verbo di particolari osservazioni; tornare si può usare per riporre, così il Bocc.

g. 3 n. 8: brevemente il tornarono nell'avello; ma qui é usato per essere di nuovo ciò che la rosa era innanzi; usato in egual sign.fu usa abbiamo abbiamo esempio del Boccaccio, g. 7 n. 5 Ravvediti oggi mai, e torna uomo, come tu esser solevi.

Si trova usato anche nella forma tornar bene nel senso di tornare di esper utile o di

piacevole, così. Senec. de’ benef. Varchi, lib. 4 cap. 24: Coloro i quali son grati, perché torna loro bene così, non sono grati, se non quando, e quanto torna ben loro.

Così pure lo trovai usato nel Boccaccio per riuscire, vedi g. 5 n. I, così lo fa valere il Boccaccio per ridondare; ogni vizio grandissimo noia tornare di colui che l'usa: g, 4.

Così il Petrarca nella canzone Una donna sulla virtù da preferirsi alla Gloria usa il tornarsi per mutarsi.

«Solo per Lei, tornai da quel ch’i era»

Per tacere che tornare nel Decamerone si dice per venire a stare come si dice usa anche oggi in toscano: Egli é tornato in via maggio, é si torna col fratello, ma tornare in una dimora stabile una dimora stabile indica dove si va solo temporaneamente cioè più che abitazione di qui il tornar francese che vale; girare muoversi in giro e quindi i lessicisti lo usano più sovente e i classici sogliono usarlo più spesso nel senso di alloggiare, albergare.

Caval. Att. Apost. 67 Manda dunque in Joppe, e fa venire Simone, ecc. lo quale torna in casa di Simone cuoiaio e il Boccaccio: convenne se più volle col suo oste tornare tornare, gli desse. Decamerone. Nov. I

  

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   a fiorir.

L’a è la prima e la più facile lettera dell'alfabeto ed è perciò che i bambini gli infanti i bambini mandano fuori naturalmente questa prima d'ogni altra [lettera]

   l'infinito coll'a innanzi xxx é in questo nel nostro caso ripieno e proprietà di linguaggio; così il Bocc., g. 5 n. 3: «…esso non ardiva a tornare addietro».

Voi o cari giovani, troverete in latino in latino lo troverete con più di dieci diversi suoni diversi come ci dice anche Prisciano così pure né vostri vari dialetti; ma nella lingua nell'idioma toscano difficilmente se ne sente più d’uno.

fiorir

Che pur dianzi languia.

Il Muratore la direbbe espressione felicemente poetica e vale solamente poco fa. Senza asserire ch'ella sia tolta dalla Canzone del Petrarca sulla Virtù da preferirsi

alla Gloria, ché il Parini non era al certo un plagiario si vede nondimeno ch'egli non l'ha saputo la seppe incastonare si bene che non perde nulla della sua forza leggiadria che seppe darle il Petrarca, cantore di Laura.

Che - é relati uno de’ quattro pronomi relativi di nostra lingua lingua favella: (quale, che, chi, cui). - Qui é relativo di sostanza e come si xxx potrebbe se questo così considerato, riferirsi a tutti i generi e a tutti i numeri. Petrar. son. 251: Gli occhi di ch'io parlai si caldamente; e Bocc.: Le cose che appresso si leggeranno. – Introd. e altrove: «si vede che sia il più ricco prelato di sue entrate, che abbia la Chiesa di Dio..» per tacere di infinito esempio. Decam. Nov. I.