V081T029  V081P032

Copia esattamente conforme

D. Orione

Collegio Convitto Dante Alighieri - Tortona

All’Ill.mo Signore il Sigr. Comm.r Dott. Pietro Spandri

Presidente della Congr. di Carità di Venezia


Tortona, 5 Ottobre 1923.

Gent.mo Sig. Presidente,

Da Venezia i miei mi sollecitano a rispondere circa la firma del nuovo Convegno.

Non ho finora risposto, perché desideravo incontrarmi prima personalmente con Lei, Sigr. Commendatore, sicuro che, come sempre, non sarebbe stato difficile intendersi; benché nella sua forma attuale il Convegno sia stato redatto e mandato ad approvarsi alla Autorità Tutoria senza che neanche mi sia stato sottoposto.

Quello che già il mio Procuratore aveva firmato, non è questo che ora mi si presenta a firmare. Tuttavia se io sapessi, Sigr. Presidente, di avere a fare sino alla fine sempre con Lei e con gli attuali Membri della Congregazione di Carità, firmerei quello e altro; ma, chi può darmi tale sicurezza? Nella Convenzione, così com’è, trovo modificazioni tali che non vorrei domani, in mano d’altri che la interpretasse non secondo lo spirito che vivifica e unisce, ma secondo la fredda lettera che spesso divide e uccide, non vorrei, dico, che mi diventasse un capestro.

Voglio essere, e voglio che codesti miei collaboratori siano senza limiti devoti alla Congregazione di Carità e affiatati con Essa, specialmente voglio che il Direttore si mantenga a contatto col Presidente e con i Procuratori, ma non devono essere servi che della carità.



V081P033


Devono avere cioè, nel governo interno, tutta quella libertà che è loro necessaria, e che fu sancita nel primo Convegno; e ciò onde eliminare a priori quei malintesi e incidenti incresciosi che finiscono di far male a tutti, turbano il normale funzionamento degli Istituti a noi affidati.

Nelle espressioni di questa mia Ella, Sig. Presidente, vorrà vedere solo la mia abituale lealtà e franchezza, non altro.

Vostra Signoria sa quanto grande è la stima che ho per Lei e per i Membri di codesta Onorevole Congregazione di Carità. Poiché, però, mi si preme a rispondere, né , d’altronde, m’è possibile ora venire a Venezia, né voglio volendo continuare in un silenzio che, più a lungo, potrebbe essere male interpretato, delego il Don Sterpi a conferire in merito con V. S. Ill.ma, nella piena fiducia che venga eliminato quanto potrebbe prestarsi a creare equivoci.

Con ogni ossequio di Lei, Gentilissimo Sigr. Presidente,

dev.mo Servitore Don Orione