V081T080 V081P085
[Da Copia manoscritta, con correzioni ed aggiunte di DonOrione]
Carissimo,
Dalla fiducia dei Superiori incaricato per l’Economato delle Case
di Tortona nonché di Novi, Voghera, Alessandria, sento di dover
sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni, e insieme
notificarvi quelle disposizioni che, d’accordo coi Superiori, (si
sono prese
In
questi tempi di crisi universale e di mancanza di danaro corrente,
non è meraviglia se anche le finanze della nostra Congregazione, si
trovino strematissime:
le
fonti della beneficenza si vanno inaridendo ogni dì più
noi
ci troviamo in condizioni mai così difficili.
E
oltre le ragioni generali, per la nostra Casa Madre di Tortona vi
sono ragioni speciali: tra la Casa della Divina Provvidenza e San
Bernardino sono oltre 300 i professi
religiosi
e probandi ospitati, e circa 400 comprese le Suore, che pure si
prodigano a beneficio delle nostre Case per la cucina, lavanderia e
guardaroba.
Ora per tutte queste persone, che si debbono mantenere e vestire, sia pure èpoveramente,non vi sono entrate fisse, mentre la spesa, fatta ha maggior economia, si aggira sulle 1200 lire al giorno (dico milleduecento!) pel solo vitto.
E
le fonti della beneficenza vanno
giorno per giorno inaridiscono
inaridendosi
per la crisi sovraaccennata; e noi vediamo a Tortona quanto ci sia
grave e, direi,
impos
umanamente impossibile
il provvedere il
puro necessario;
e come
bene spesso non ci si arriva
ciò accresce i pensieri e i crucci dei nostri Superiori, già tanto
in mille modi aggravati, mentre dovrebbero poter essere liberi
e
per
rivolgere tutte le loro energie alla formazione morale
religiosa
e intellettuale del giovane numeroso personale onde, ben diretto,
possa riuscire della miglior perfezione e quindi di vera
utilità, a
gloria di Dio e a bene della nostra Congregazione.
V081P086
Di
qui l’obbligo che
per
tutti i Direttori delle Case della Congregazione devono
sentire
di concorrere a sollevare, anche finanziariamente,
i Superiori, e così cooperare
nel modo più efficace
all’avvenire della
Congregazione
Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Né
questa è cosa nuova. - Presso altre Congregazioni le varie Case sono
tassate di un tanto a
per
mantenere la Casa Madre, i
Chierici
ed i Probandi, e da questa tassa per nessuna ragione si declina
dispensa; da noi, benché non sia stabilita una somma fissa, pure
tutti moralmente sono tenuti a corrispondere per la medesima ragione.
Per
intanto per
ottenere perché ci si possa ben facilmente
a facilitare l’adempimento di tale dovere si prendono alcune
disposizioni di cui resta onerata la coscienza dei Direttori delle
Case.
Per
intanto
Si raccomanda e si ordina ai
direttori delle case
di astenersi assolutamente
da ogni
e qualsiasi spesa che non sia strettamente
necessaria,
e specialmente in muratura o in macchinario, e qualora vi fosse la
necessità, si esponga prima
ben esattamente
e si domandi il permesso al Superiore Generale, e solo colla
dopo
la sua preventiva approvazione si potrà iniziare un lavoro o fare
una spesa fuori
che non sia d’ordinaria amministrazione.
Non si accettano negli Istituti ragazzi gratuiti, né a retta notevolmente ridotta, eccetto che vengano come probandi per farsi della Congregazione, e allora siano esaminati da chi ne ha la potestà .
Oppure, non probandi, coll’esplicito permesso del Superiore Generale. Non si badi a raccomandazioni sia pure di persone benefiche e influenti, né alla pietà dei casi. Alla carità tutti siamo tenuti, e specialmente noi religiosi, però anche la carità deve essere ordinata e quindi incominciare dai nostri.
Non sarebbe carità bene intesa quella che si esercitasse verso gli estranei e lasciare i propri confratelli e probandi in gravi, e talora gravissime necessità.
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Inoltre,
ognuno, nelle varie Case, deve dare il maggior
rendimento possibile.
Lo esige la strettezza dei tempi, lo esige il voto di povertà da cui
ci
siamo legati.
Figli
della Divina Provvidenza
dobbiamo vivere poveramente
una vita di santa povertà,
dobbiamo lavorare
e non
vivere oziosamente:
tutti, secondo le proprie forze, devono
attendere alacremente
al lavoro per la propria santificazione e per il bene dei nostri
ricoverati.
Se
mai ci fosse in alcuni
Se in alcuna delle
nostre Case che
non dimostrasse
c’è
chi non
dimostri questa buona disposizione cioè,
di fare cioè tutto quello che può, ma, invece, desse chiaramente
a vedere d stare in Congregazione per aver mezzo e comodità di vita,
è stretto
dovere del Direttore di richiamarlo al
dovere
e, se non si ravvede, egli
provvederà per il suo allontanamento, sia
pure con modi pieni di carità, ma decisamente.
Nelle
nostre Case si metta in pratica il motto del
di S. Padre
Benedetto
“Ora et labora”
colla preghiera e col lavoro tendere alla nostra santificazione e a
quella del prossimo; a
noi af
e, sia
pure
con carità , ma
pure
con energia, “fortiter
et suaviter”
si applichi il detto di S. Paolo: “qui
non vult laborare, non manducet”.
Pregate
per me, come
io
lo farò per voi, perché il Signore benedica il vostro lavoro e
realizzi
le vostre intenzioni.
Per
incarico del Direttore Don Orione