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[Da Copia manoscritta, con correzioni ed aggiunte di DonOrione]

Carissimo, Dalla fiducia dei Superiori incaricato per l’Economato delle Case di Tortona nonché di Novi, Voghera, Alessandria, sento di dover sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni, e insieme notificarvi quelle disposizioni che, d’accordo coi Superiori, (si sono prese

In questi tempi di crisi universale e di mancanza di danaro corrente, non è meraviglia se anche le finanze della nostra Congregazione, si trovino strematissime: le fonti della beneficenza si vanno inaridendo ogni dì più noi ci troviamo in condizioni mai così difficili.

E oltre le ragioni generali, per la nostra Casa Madre di Tortona vi sono ragioni speciali: tra la Casa della Divina Provvidenza e San Bernardino sono oltre 300 i professi religiosi e probandi ospitati, e circa 400 comprese le Suore, che pure si prodigano a beneficio delle nostre Case per la cucina, lavanderia e guardaroba.

Ora per tutte queste persone, che si debbono mantenere e vestire, sia pure èpoveramente,non vi sono entrate fisse, mentre la spesa, fatta ha maggior economia, si aggira sulle 1200 lire al giorno (dico milleduecento!) pel solo vitto.

E le fonti della beneficenza vanno giorno per giorno inaridiscono inaridendosi per la crisi sovraaccennata; e noi vediamo a Tortona quanto ci sia grave e, direi, impos umanamente impossibile il provvedere il puro necessario; e come bene spesso non ci si arriva ciò accresce i pensieri e i crucci dei nostri Superiori, già tanto in mille modi aggravati, mentre dovrebbero poter essere liberi e per rivolgere tutte le loro energie alla formazione morale religiosa e intellettuale del giovane numeroso personale onde, ben diretto, possa riuscire della miglior perfezione e quindi di vera utilità, a gloria di Dio e a bene della nostra Congregazione.



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Di qui l’obbligo che per tutti i Direttori delle Case della Congregazione devono sentire di concorrere a sollevare, anche finanziariamente, i Superiori, e così cooperare nel modo più efficace all’avvenire della Congregazione Piccola Opera della Divina Provvidenza.

Né questa è cosa nuova. - Presso altre Congregazioni le varie Case sono tassate di un tanto a per mantenere la Casa Madre, i Chierici ed i Probandi, e da questa tassa per nessuna ragione si declina dispensa; da noi, benché non sia stabilita una somma fissa, pure tutti moralmente sono tenuti a corrispondere per la medesima ragione.

Per intanto per ottenere perché ci si possa ben facilmente a facilitare l’adempimento di tale dovere si prendono alcune disposizioni di cui resta onerata la coscienza dei Direttori delle Case.

Per intanto Si raccomanda e si ordina ai direttori delle case di astenersi assolutamente da ogni e qualsiasi spesa che non sia strettamente necessaria, e specialmente in muratura o in macchinario, e qualora vi fosse la necessità, si esponga prima ben esattamente e si domandi il permesso al Superiore Generale, e solo colla dopo la sua preventiva approvazione si potrà iniziare un lavoro o fare una spesa fuori che non sia d’ordinaria amministrazione.

Non si accettano negli Istituti ragazzi gratuiti, né a retta notevolmente ridotta, eccetto che vengano come probandi per farsi della Congregazione, e allora siano esaminati da chi ne ha la potestà .

Oppure, non probandi, coll’esplicito permesso del Superiore Generale. Non si badi a raccomandazioni sia pure di persone benefiche e influenti, né alla pietà dei casi. Alla carità tutti siamo tenuti, e specialmente noi religiosi, però anche la carità deve essere ordinata e quindi incominciare dai nostri.

Non sarebbe carità bene intesa quella che si esercitasse verso gli estranei e lasciare i propri confratelli e probandi in gravi, e talora gravissime necessità.






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Inoltre, ognuno, nelle varie Case, deve dare il maggior rendimento possibile. Lo esige la strettezza dei tempi, lo esige il voto di povertà da cui ci siamo legati.

Figli della Divina Provvidenza dobbiamo vivere poveramente una vita di santa povertà, dobbiamo lavorare e non vivere oziosamente: tutti, secondo le proprie forze, devono attendere alacremente al lavoro per la propria santificazione e per il bene dei nostri ricoverati.

Se mai ci fosse in alcuni Se in alcuna delle nostre Case che non dimostrasse c’è chi non dimostri questa buona disposizione cioè, di fare cioè tutto quello che può, ma, invece, desse chiaramente a vedere d stare in Congregazione per aver mezzo e comodità di vita, è stretto dovere del Direttore di richiamarlo al dovere e, se non si ravvede, egli provvederà per il suo allontanamento, sia pure con modi pieni di carità, ma decisamente.

Nelle nostre Case si metta in pratica il motto del di S. Padre Benedetto “Ora et labora” colla preghiera e col lavoro tendere alla nostra santificazione e a quella del prossimo; a noi af e, sia pure con carità , ma pure con energia, “fortiter et suaviter” si applichi il detto di S. Paolo: “qui non vult laborare, non manducet”.

Pregate per me, come io lo farò per voi, perché il Signore benedica il vostro lavoro e realizzi le vostre intenzioni.


Per incarico del Direttore Don Orione