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L’eremo di Sant’Alberto di Butrio

È una veneranda solitudine di pace e di bellezza meravigliose.

Sant’Alberto abate, abbandonato il mondo, vi si ritirò a fare penitenza, imitando perfettamente la vita degli anacoreti di Oriente.

Ma venne scoperto da un Malaspina e illustrato da Dio col dono dei miracoli.

Ogni E la sua fama si diffuse e andarono cominciarono ad accorrere a lui buon numero numerosi discepoli e così sorse la badia l’Eremo che poi fu badia.

Egli evangelizzò le Valli della Staffora e della Trebbia con zelo apostolico, e. Accusato al Papa andò a Roma a difendersi da invidiosi di aver detto Messa non digiuno, fu chiamato a Roma, dove per difen alla presenza del Papa si difese facendo un semplice segno di croce e cambiando l’acqua in vino alla presenza del Papa e dei Cardinali.

Sant’Alberto Abate moriva nella sua solitudine a Butrio il 5 Settembre 1073, e ivi, alla sua tomba, si rinnovano sovente, dopo secoli, le grazie e i miracoli che in vita Egli operava a conforto delle anime e a guarigione specialmente dei fanciulli.

La sua tomba è custodita Il suo Sepolcro fu affidato dal Vescovo alla custodia degli Eremiti della Divina Provvidenza, ed è meta di continui divoti pellegrinaggi.

Il suo Corpo del Santo fu nascosto per secoli, per sottrarlo alle profanazioni nel timore che venisse trafugato. Ma nel 1900 sua Ecc. Rev.ma Mgr Bandi venne scoperto dal Rev.mo Monsignor Legé e Sua Eccellenza rev.ma Monsignor Bandi, di v. m. ne fece la ricognizione canonica con grande solennità e concorso di popolo Autorità e di popolo.

Non essendosi potuto l’anno scorso, a causa del Giubileo dei pellegrinaggi a Roma, celebrare come si voleva il XXV Anniversario del ritrovamento del Corpo di Sant’Alberto, la Giunta dell’Azione Cattolica Diocesana indice quest’anno pel 5 Settembre un grande Pellegrinaggio da tutti i punti della Diocesi alla Tomba del Santo, auspice Mgr. Vescovo, che vi parteciperà personalmente.



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Si prepara una Interverranno Autorità e personaggi illustri, anche di lontano, e prevediamo che sarà una manifestazione grandiosa poiché la Giunta Diocesana sta organizzando il pelleg, con quella competenza che le è propria sta organizzando…

Vi sono a Sant’Alberto affreschi interessantissimi del 400, e un’antica campana che vuolsi abbia suonato sul Carroccio.

L’Eremo è sulla sui monti della Val Staffora, tra Godiasco e Varzi, ed è monumento di fede, di arte, di storia degno d’essere visitato.

Ond'è che la Giunta Diocesana dell’Azione Cattolica, con felice pensiero, indice pel 5 pross. Settembre un Pellegrinaggio da tutti i punti della nostra Diocesi alla Tomba del Santo, auspice Mons. nostro Vescovo, che vi parteciperà personalmente. Di questa grandiosa manifestazione di fede che

Sant’Alberto è gloria nostra; e “Il Popolo”, anche nei prossimi numeri, sarà felice onorato di dare soffrire le sue colonne e darà ogni mano mano ogni precisa informazione, perché, com'è vivo desiderio di Sua Eccellenza Rev.ma Mgr. Vescovo, questo Pellegrinaggio Diocesano che si prepara abbia a riuscire di gloria e per la una grandiosa manifestazione di fede.

Sappiamo che interverranno Autorità e personaggi illustri, anche di lontano.

Vi sono a Sant’Alberto affreschi interessantissimi del 400, e un’antica campana che la tradizione vuole abbia suonato la libertà dei Comuni.

L’Eremo è sui monti guarda la Val Staffora, tra Godiasco e Varzi, ed è monumento interessantissimo di fede, di arte e di storia degno d’essere visitato.

Sulla più alta vetta dei monti fanno circondano come in una che quasi conca di verde smeraldo, circondano la vetusta Badia di Sant’Alberto la vigilia della festa sarà accesa risplenderà una grande croce quasi che getterà la sua luce sui mille sentieri.

Ai pellegrini Sarà alta nel cielo, e si vedrà da molti paesi lontani. Di essa si è incaricato il Rev.mo Don Risi Parroco di Oramala.

Alla Croce leveranno gli sguardi e i cuori i pellegrini.




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Quella Croce luminosa è sp simbolo della rinascita cristiana d’Italia della ricostruzione spirituale d’Italia.

Amici, prepariamoci al grande Pellegrinaggio. La diana ci chiama. Garrisce al vento il vessillo di Cristo.

La Croce ci mostrerà fulgida di nuove bellezze e di nuove grandezze l’Italia cattolica.

la sua vita fu una apostolato di evangelizzazione, di altissima, illuminata carità.

Sant’Alberto è tutto un poema di misticismo e intorno alla vetusta Badia fra i monti e le valli tutta la natura nella sua fresca e vergine bellezza, leva al cielo il suo purissimo inno.

Ma i santi non muoiono; essi sono come l’albero spuntato miracolosamente nella cella si Santa Colletta, intorno al quale spuntano infiniti altri giovani arbusti.

Ora anche Sant’Alberto sopravvive negli Eremiti che ne custodiscono la Tomba: essi pur nella semplicità della vita hanno raccolto l’eredità del suo grande spirito.

Quanti sulla Tomba di Sant’Alberto hanno ottenuto la guarigione; quanti piccoli muti hanno ottenuto la favella?

Non era Sant’Alberto che portava ai figli della selva le dolcezze della parola divina?

Chi è stato una volta a Sant’Alberto anela ritornarvi. Vi è un fascino grande, qualcosa di fresco, di verginale che fa ringiovanire.

Ciò che non muore è il bene, eterno come la verità, come la santità, come tutto ciò che ha la sua radice in Dio.





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L’Eremo di Sant’Alberto di Butrio


È una veneranda solitudine di pace e di bellezza meravigliose.

Sant’Alberto, abbandonato il mondo, vi si ritirò a fare penitenza, imitando perfettamente la vita degli anacoreti d’Oriente.

Ma venne scoperto da un Malaspina, Signore del castello di Casalasco in Val di Nizza, che il quale in segno di benemerenza perché verso del Santo che aveva donata la favella all’unico a un suo ragazzo che gli era nato muto, gli edificò la piccola chiesa di Santa Maria che tuttora esiste. La fama del Santo intanto si diffuse: Egli fu venne illustrato da Dio col dono di molti miracoli, e cominciarono ad accorrere a Lui numerosi discepoli.

E così sorse l’Eremo di Butrio, che poi fu Badia celebre e potente.

Sant’Alberto evangelizzò con vita e parola apostolica la Val di Nizza, la Val Staffora, la Val Trebbia la Val Tidone.

In tempo di generale siccità a Val Verde, in quel di Bobbio, batté col bastone nella la roccia, e ne sgorgò una fonte viva di acque, che, pure attraversi i secoli, non inaridì mai, ed è ancora oggi chiamata la fonte di Sant’Alberto.

Accusato da invidiosi di aver detto Messa non digiuno, fu chiamato a Roma, dove si difese da Santo facendo semp tacendo de’, tacque cioè dei suoi nemici, ma fece facendo semplicemente un segno di croce e cambiò l'acqua in vino alla presenza del Papa e dei Cardinali. E bastò.