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[Da copia stampata]
IL Vangelo
Gesù annunzia la sua passione
(Matt. XX 17-19 - Marco X 32-34)
“Poi Gesù, presi con sé i dodici, disse loro: Ecco, noi ascendiamo a Gerusalemme, e tutte le cose che furono scritte dai Profeti intorno al Figliuolo dell'uomo, si dempiranno: sarà dato in balia dei Gentili, e sarà schernito e flagellato, e gli sputeranno addosso; e, dopo che l’avranno flagellato, l'uccideranno; ma il terzo giorno risusciterà. Ed essi non capiron nulla di tutto questo; il senso di queste parole era oscuro per loro, e non intendeano quello che veniva lor detto”. Meste e solennissime parole! Così il divino Maestro apparecchiava i suoi al mistero della croce. Se non ché la scienza del dolore, difficilmente s'impara, o miei fratelli: è una scienza nobile e sublime, ma l'uomo non vi perviene senza una gran potenza d'amore e di sacrificio.
Il cieco di Gerico
(Matt. XX-29.34 - Marco X 48-53)
“Or avvenne che, come s'avvicinava a Gerico, un certo cieco sedeva sulla strada, mendicando, e udendo la folla che passava, domandò cosa fosse. Gli dissero che passava Gesù il Nazareno. Allora ad alta voce esclamò: Gesù, Figliuol di Davide, abbi pietà di me! E quelli che andavano innanzi, lo sgridavano, perché tacesse. Ma lui gridava più forte che mai: Figliuol di Davide, abbi pietà di me! E Gesù, soffermatosi, comandò che gli fosse menato dinanzi. E, quando gli fu vicino, gli domandò: Che vuoi ch'io ti faccia? Ed egli: Signore, fa ch'io ci veda. E Gesù gli disse: Vedici! La tua fede t'ha guarito. E, in quell'istante, quegli riebbe la vista, e andava dietro a Gesù glorificando Iddio. E tutto il popolo, vedendo ciò, diede lode a Dio”. La fede del povero cieco nella divinità di Cristo operò il miracolo: “la tua fede ti ha salvato!” E la umile e perseverante preghiera di lui mosse Gesù a farselo condurre innanzi e a dargli la vista. Che la fede ingrandisca anche a noi i nostri cuori, essa che
….è sostanza di cose sperate….ed argomento delle non parventi.
Chiediamo a Dio che ce l'infonda nel…….de; essa, dice l'Apostolo, “ È un dono di Dio. È il principio, il fondamento di tutta la nostra giustificazione” e senza la fede è impossibile piacere a Dio. “Predicate il Vangelo ad ogni creatura; chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, chi poi non crederà sarà condannato”. Né con ciò intendiamo affatto sostituire il Vangelo alla Chiesa, che anzi: come potremmo noi credere al Vangelo, senza la testimonianza della Chiesa?
La fede è la prima virtù del cristiano: per essa noi crediamo le verità rivelate da Dio che appunto la Chiesa ci propone a credere. Ma essa è anche la prima necessità dell'uomo; sventurato chi non crede! disse V. Hugo, (Miserabili, 1. VII).
Ardigò, senza fede, si chiede disperato: “Cos'è la vita?” ¯ e perché essa non gli appare che un abisso senza salvezza e senza conforto, corre al suicidio. Togliete la fede, e sarà quasi tutta tenebra la vita.
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Ma, o fratelli, non è vero che ancora noi viviamo bene spesso da poveri ciechi, e di tal cecità ben più grave che quella del mendico di Gerico? Quante tenebre intellettuali! quante tenebre morali! quante tenebre di barbarie! quante tenebre religiose! Dio mio, quanta cecità è in noi e “nel secolo trionfante dei lumi”. E pur tutti sentiamo il bisogno di uscirne, e di dare alla vita un'alta luce di fede, e di viverla questa divina luce. Ché non basta aver fede, bisogna viverla, la fede senza le opere è morta. Coraggio, dunque, o miei fratelli! Preghiamo Dio e siamo sinceramente amanti della verità, e andremo alla fede.
Non lasciamoci guidare da pregiudizi, da prevenzioni; rivolgiamoci con semplicità di animo a Gesù Cristo e non potremo negare a Lui e alla sua dottrina la piena adesione della mente e del cuore.
Dio stesso sarà la nostra luce.
Rendiamo alla fede questo doveroso ed elementare ossequio: invochiamola, viviamola, studiamola, e poi, se vi dà l'animo, respingetela, magari! Ma non recate ad essa l'offesa irragionevole di negarla; peggio, d'insultarla o accusarla senza conoscerla; mentre sentiamo che essa ed essa solamente, o miei fratelli, può dare una risposta a certe domande, può lenire certi dolori, può confortare la vita di celesti speranze, poiché solo nella fede troviamo le alte ragioni della vita e dell’onesto vivere civile. Che l’anima nostra sia piena di fede! È la fede che spezzò le catene della schiavitù e riabilitò la donna; è la fede che con Ildebrando lottò la più pura e la più bella lotta contro l’iniquità: sollevò i Comuni con Alessandro III: nel monastero di Pontida giurò la Lega Lombarda, e maturò la vittoria di Legnano contro il despota del Medio-evo Federico Barbarossa.
La fede creò le nostre Università: a Colombo e. .. agli avi repubblicani benedì le vele: cantò con Dante e Tasso, scolpì con Michelangelo, con Raffaello dipinse. Ed è questa pia e forte fede che ci fa italiani non vili!
Desideriamola, cominciamola dunque questa vita nuova di fede operosa con la umile, la fervente, la grande preghiera: O Signore, fa che io veda! E
Iddio, dalla stessa nostra cecità, saprà trarre la sua luce.
Quella riverenza e quell'affetto poi dolcissimi che dal cieco si trasfusero nel popolo, rappresentavano la gratitudine dell’umanità redenta che si sente illuminata da Cristo.
Vangelo o Evangelo vuol dire buona novella. Gesù stesso andava attorno, predicando il Vangelo del Regno di Dio (Matt. IV, 25). Il Vangelo contiene le proprie parole di Nostro Signore Gesù Cristo, le quali hanno una soavità e virtù divina; il Vangelo è legge tutta di carità e di mansuetudine. Alle parole di Gesù Cristo ritorniamo sovente col pensiero, e riposiamo in esse con tutta l’anima. Il cieco si chiamava Bartimeo, che è nome aramaico, e vale “figliuol di Timeo”.