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[Da copia stampata]

Lettera confidenziale sul Papa

Lettera indirizzata ai suoi Religiosi, agli allievi e benefattori, dopo la memoranda udienza del 19 Aprile 1912 avuta dal S. Padre Pio X.



Tortona, Pentecoste del 1912



Carissimi in Gesù Cristo,


Il 19 Aprile di quest'anno sarà giorno di eterna ricordanza. Erano le 12, quando fui introdotto dal nostro Santo Padre Pio X, in udienza privata.

Egli era là, tutto bianco e sorridente, nel suo studio, in piedi, avanti al tavolo di lavoro, che mi guardava collo sguardo pieno, di amore dolcissimo. Io sentivo un grande bisogno di prostrarmi ai suoi piedi e di ascoltarlo su più cose, benché lo avessi veduto solo dal giovedì santo, 4 Aprile, quando aveva ottenuto di ascoltare la messa, e soddisfare ad un mio vivo desiderio di far la Comunione pasquale dalle sue mani venerate. Mi sono dunque inginocchiato avanti a lui con tutto l'amore di figlio, baciandogli affettuosissimamente il piede e la mano. Il Papa sedette, e con tutta la bontà di Padre volle farmi sedere vicino, ed essere informato, e con molto affetto domandò notizie anche assai particolareggiate della




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nascente Congregazione. Egli si degnò anche ora, come sempre, mostrare uno speciale amore verso la Piccola Opera della Divina Provvidenza e qui pure si vede l’umiltà grande del Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo. Io ero tutto confuso a tanta affabilità; ma ho  potuto riferire quello che voi, o mie carissimi fratelli: Sacerdoti, Eremiti, Chierici e Coadiutori, fate con l'aiuto che ci dà la Provvidenza del Signore; e osservava che il Santo Padre si commoveva grandemente, e si interessava della nostra piccolezza, caro Santo Padre! del nostro nulla, e ad ogni buona notizia sorrideva come chi ascolta cosa che gli piace, e se ne rallegra in Dio.

Egli parlò anche di un'opera assai importante e desideratissima da lui da compiersi in Roma, fuori Porta S. Giovanni Laterano: opera non solo, di culto, ma di tutto un lavoro pratico di formazione cristiana e per la gioventù, e a bene religioso, morale e civile d'una intera e considerevole popolazione. Fuori Porta S. Giovanni, ancora qualche anno fa. non c'era alcuna Chiesa aperta al culto, mentre la popolazione cresceva ogni dì più, e tocca forse oggi i diecimila abitanti. Per circa due chilometri la via Appia Nuova è fiancheggiata da ville e da osterie, da case popolari e anche da alcuni palazzoni che sono veri vivai umani.

Un giorno, (era il 9 dicembre 1906), il S. Padre mi disse: “Sai che fuori Porta S. Giovanni, si è quasi come in Patagonia? Vedi, là molti sono cristiani perché da piccoli li


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perché da piccoli li hanno portati a battezzarli in San Giovanni Laterano; ma, nel resto, c'è tutto da fare”.

Qualche tempo prima un Arcivescovo dell'America aveva chiamato la Piccola Opera della Provvidenza al Brasile per affidarle una immensa plaga da evangelizzare. Il Signore permise allora che non si andasse, ed ecco che il Santo Padre designa la nostra missione alle porte stesse di Roma, e poscia l'altro lavoro che voi sapete, dopo il terremoto.

Per la bontà e l'aiuto di Sua Eminenza Rev.ma il Signor Cardinale Respighi, Vicario di Sua Santità, e del Rev.mo Mons. Faberi, Assessore del Vicariato, si potè affittare un locale a un chilometro dalla Porta.

Una doppia rimessa da cavalli venne ripulita e trasformata in chiesuola provvisoria, e aperta al pubblico. Si cominciò con gli esercizi spirituali, che dapprima vennero disturbati da alcuni maleintenzionati, i quali, per ispirito settario, non volevano vedere i preti: oggi vi sono là quattro Sacerdoti che lavorano e non possono far tutto, e altri operai evangelici, pieni di buona volontà e di salute, si stanno preparando per andare a sviluppare con essi altro lavoro. Già si fanno all'anno dalle dieci alle dodici mila Comunioni che vanno a formare il fondo spirituale di altro lavoro che verrà: si istituì un circolo giovanile: la Compagnia dei Luigini: la fiorente Unione delle Madri Cristiane: e si pubblica anche un bollettino quindicinale “La Croce!”.

Ora sorgerà in quei pressi, per munificenza del S.Padre, una bella chiesa che sarà



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Parrocchia, e che lo stesso S. Padre, interrogato da me un giorno, come desiderava si chiamasse disse: “Si chiami la Chiesa di Ognissanti”.

Vicino alla chiesa mi pare che la divina Provvidenza si degnerà far sorgere un ampio oratorio popolare a bene della gioventù tanto insidiata nella fede e nei buoni costumi; annesse vi saranno le opere parrocchiali specialmente pei padri di famiglia e per le organizzazioni operaie cristiane: si apriranno scuole serali e di religione: vi sarà la biblioteca del popolo: vi sarà il teatrino, poi un bel cinematografo e quanto occorre ai giorni nostri per fare un po’ di bene e per salvare le anime. A questo santo fine è inutile vi dica che mi rivolgerò fidente a chiedere l'aiuto spirituale e materiale di tutti i miei benemeriti amici e cooperatori della Provvidenza, poiché non vi nascondo che, per quest'opera voluta dal Papa. e di supremo bene per migliaia e migliaia di anime, occorrerà, o cari benefattori, danaro e molto danaro; ma il danaro la Provvidenza del Signore lo manderà anche per mano vostra. Intanto pregare e lavorare bisogna, e pregare e lavorare in Domino: senza differire e senza interruzione: con alacrità e insieme con pace di spirito, e da tutti che vogliono aiutarci: che vogliono salvare anime: e da ciascuno, secondo la grazia di Dio e le sue forze.


Anime e Anime! ecco il nostro sospiro e il nostro grido,: Anime e Anime! E lavorare con umiltà, con semplicità e fede, e poi avanti in Domino, senza turbarci mai.



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avanti con fiducia che poi Dio fa tutto: Egli, che solo conosce le ore e i momenti delle sue opere, e ha tutti e tutto nelle sue mani! Avanti con fede vivissima, con confidenza intera e filiale nel Signore e nella Sua Chiesa, poiché è ben povero quell'uomo o quella umana istituzione che si crede di fare!

E’il Signore che fa e nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam!

Su più cose avevo dunque bisogno di conoscere chiara la volontà di Dio, e perciò, quando mi trovai avanti al Santo Padre, senza lasciare la riverenza somma che li si deve, fatto animoso dalla sua bontà, ho aperto, al Papa l'animo mio, esponendogli tutto ciò che mi pareva dovergli dire. E la parola del Vicario di Gesù Cristo venne chiara, precisa e piena di fede e di paterna bontà.

O Dio mio! che dolcezza è mai parlare col nostro S. Padre Pio X! Egli ha le parole di vita eterna. Quanta serenità e purissima fiducia nel Signore è mai nel cuore del Papa! Quanta divina luce lo guida nel governo, della Chiesa!

Se, prima di andare a lui, in certe cose camminavo quasi nel buio, come già dissi, dopo essermi posto ai suoi piedi, quasi bambino, mi parve in un subito che la dolce luce di Dio piovesse sovra di me così da vincere e fugare ogni tenebra, e che essa andasse crescendomi soavemente sull'anima, e splendesse all'interno tanto da trovarmi a camminare nella luce bella e alta di un sole. E non faticavo più a discernere, ma era quasi condotto, e l'andare m'è venuto agevole e leggero, e non mi resta che a camminare veloce in quella


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soave e santa grazia di amore di Dio e delle anime, umilissimamente, nella esultazione dello spirito, e benedicendo in cuor mio al Signore, sempre buono e misericordioso.

Cosicché vi confesso, o cari figliuoli e benefattori miei, che questa udienza papale non fu solo dolcissima gioia per me; ma sento, che essa mi ha tutto rinnovato in Cristo, e confortato a servire la Chiesa, poiché ha lasciato in me un più vivo e possente desiderio di consacrarmi interamente ad amare Dio e a spargere nei cuori, specialmente dei piccoli e del popolo, il dolce amore di Dio e del Papa. Oh le consolazioni ineffabili che si provano a stare umili e fedeli ai piedi della Chiesa e della Sede Apostolica!


E qui, o carissimi miei fratelli nel Signore, e a voi, antichi allievi, e anche a voi, ottimi benefattori dei nostri orfanelli, che sempre mi avete aiutato con sì larga carità di cuore e di opere, anche nei momenti di maggiori angustie e tribolazioni, non debbo tacere un fatto di capitale importanza, memorabile assai per la vita e l'avvenire della piccola Congregazione, e della quale anzi può dirsi il solenne natale.

Come già a me, così a voi tutti, i quali amate la Divina Provvidenza: o siete cresciuti tra le sue braccia materne, o la servite, e soccorrete nei suoi fanciulli poveri o abbandonati, esso riuscirà di immenso, e insuperabile gaudio.

Benché, nell'atto ch'io sto per parlarvene, ho quasi vergogna, poiché so, bene quanto sono miserabile, e, di favore si insigne sento dovermi ancora umiliare avanti




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a Nostro Signore e alla Sua e nostra Santissima Madre: e, mentre ne ringrazio sempre la bontà di Dio e del Santo Padre, sono portato, ad esclamare: a Domino factum est istud, et est mirabile in oculis nostris!

In quei santi momenti adunque, vedendo tanta confidenza, tanta paterna e divina carità del S. Padre verso la Piccola Opera, io ho osato domandargli una grandissima grazia.

E il S. Padre mi disse, sorridendo: “Sentiamo un po’ cos'è questa grandissima grazia”.

Allora gli esposi umilmente come, essendo fine precipuo e fondamentale del nostro Istituto quello di rivolgere tutti i nostri pensieri e le nostre azioni all'incremento e alla gloria della Chiesa: a diffondere e radicare nei nostri cuori in prima, indi nei cuori dei piccoli l'amore al Vicario di Gesù Cristo, lo pregava, dovendo fare i voti religiosi perpetui, di degnarsi, nella sua carità, di riceverli nelle sue mani, essendo e volendo essere questo Istituto tutto, amore e tutta cosa del Papa.

E il S. Padre, con quanta consolazione della mia anima non potrò esprimerlo mai, mi disse subito e assai volentieri di sì. Lo ringraziai, e l'udienza continuò. Ma, quand'essa era sul finire, dimandai a Sua Santità quando credeva dovessi io ripassare per i santi voti.

E allora il nostro Santo Padre mi rispose: “ma anche subito”.



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Dio mio! che momento fu mai quello!

Mi strinsi in ginocchio davanti al Santo Padre: gli strinsi e baciai i piedi benedetti: trassi di tasca un librettino che i piccoli Figli della Divina Provvidenza conosceranno. e che io già avevo portato meco, presentendo la grazia: apersi là ov'è la formula dei santi voti, e dove, avanti, aveva messo già il segno.

Ma in quel momento sì solenne e santo, ricordai che sarebbero occorsi due testimoni, secondo le norme canoniche, e i testimoni mancavano poiché l'udienza era privata.

Allora levai al S. Padre gai occhi, e osai dirgli: “Padre Santo, come Vostra Santità sa, ci vorrebbero due testimoni, a meno che la Santità Vostra si degnasse dispensare”.

E il Papa, guardandomi dolcissimamente e con un sorriso, celeste sulle labbra, mi disse: “Da testimoni faranno il mio e il tuo angelo custode!”.

Oh felicità di Paradiso! Caro Signore Gesù, come mi avete confuso per quel po’ di amore che, per grazia vostra, ho avuto a voi e al vostro dolce Vicario in terra! Siatene benedetto in eterno, o mio Signore, siatene benedetto in eterno!

Prostrato dunque ai Piedi del S. Padre Pio X come ai piedi stessi di Nostro Signore Gesù Cristo: alla presenza di Dio Padre, Figliuolo e Spirito Santo: invocata la mia dolce


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Madonna e Beatissima Madre nostra, la SS. Vergine Maria, Immacolata Madre di Dio: il glorioso San Michele Arcangelo: il carissimo mio San Giuseppe e i Beati Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi e tutti gli Angeli del Cielo, ho emesso i miei voti religiosi perpetui, e una speciale e solenne promessa; un esplicito e vero giuramento di amore sino alla consumazione di me e di fedeltà eterna ai piedi e nelle mani del Vicario di Cristo.

E due angeli facevano da testimoni, e l'angelo stesso del nostro Santo Padre!

Mi chinai profondamente sino a terra, mentre il Papa stendeva la sua mano benedicente sulla povera mia testa, e io la sentivo la Benedizione Apostolica scendere e avvolgermi tutto e dentro e fuori come se Dio discendesse su di me, mentre la voce soavissima e santa del Papa continuava ancora in una ben grande e consolantissima e amplissima benedizione!

O Signore, quanto siete mai buono, caro Signore! Sia tutto a onore e gloria vostra!

Benedetto sia il Signore per tutti i giorni!

Confirma hoc Deus, quod operatus es in nobis: Alleluja!

Miei figliuoli, lodiamo il Signore: Alleluja!... Alleluja!

E la sua misericordia, che dalle nubi discende sino alle minime creature, confermi quello che Egli ha operato.



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Alleluja! - Confitemini Domino, quoniam bonus: quoniam in saeculum misericordia Eius.

Diamo lode al Signore perché è buono, perché la misericordia di Lui è in eterno!


E qui mi è dolce ricordare che i primi voti canonici furono emessi nella gioconda solennità di Pasqua, anniversario della mia prima Messa, nella cappella del palazzo Vescovile di Tortona, e nelle mani del nostro Ven.mo Mons. Vescovo, Igino Bandi.

Furono poi essi rinnovati in Roma, un anno dopo, nella Basilica di S. Pietro, e all'Altare della Confessione, giù, alla Cripta e sopra la Tomba del Beato Apostolo Pietro, sempre nelle mani del nostro Eccell.mo Vescovo di Tortona, e in occasione d'una sua visita ad limina Apostolorum. E furono rimessi là, pel fine suo proprio che ha l'Istituto.

La terza volta li ho fatti ancora a Tortona, sempre nelle mani del nostro Ven.mo Vescovo, in luogo un po’ differente, se volete, dalla splendida Basilica di S. Pietro, cioè nella nuda e ben squallida cappella delle carceri, e presenti i poveri prigionieri; nella circostanza che S. Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo si era pietosamente recato a distribuire la Pasqua ai carcerati.

Domandai di emetterli in quel recinto di dolore e di infelicità, e perché luogo a me carissimo, ove da Chierico andava, coll'aiuto di Dio, insieme col Rev.mo Canonico Ratti, e dove la bontà del Signore mi aveva largite singolari misericordie.




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La Piccola Opera è nata ai piedi di Gesù Sacramentato, della Madonna SS. e del Vescovo, e, in qualche modo, tra quella Casa di pena e di miserie morali e l'Ospedale di Tortona. E il Signore da più anni mi dà la dolce consolazione che un nostro caro Sacerdote abbia la cura spirituale dell'una e dell'altra casa di dolore.

Ma più ancora ho desiderato rinnovarli là i santi voti, perché intendeva così liberissimamente darmi tutto, e come legato mani e piedi: mente e cuore e volontà, da vero e dolce prigioniero d'amore, nelle mani della S. Chiesa: intendeva starmene, vivo e morto, legato ai piedi della Chiesa, ai voleri e desideri della Chiesa: e, come di me, per divina grazia, così ho inteso, sia di voi tutti, o miei cari figli nel Signore, e dell'Istituto della Divina Provvidenza: o che esso non sia!


Prima di uscire dall'udienza, ringraziai Sua Santità dal profondo dell'anima, e gli ho protestato che, con l'aiuto del Signore, avremmo sempre e sempre pregato per lui e per la S. Chiesa: che saremo sempre con Lui! E implorai una benedizione grande com'è grande il suo cuore, come è il Cuore di Dio, non solo su di me, ma pure su di voi, o cari miei figliuoli della Divina Provvidenza: Sacerdoti, Eremiti, Chierici e Coadiutori tutti: su voi, carissimi miei orfani: su voi, giovani studenti e artigiani: su voi, cari e piccoli lavoratori delle nostre colonie agricole: su voi miei sempre indimenticabili e carissimi antichi allievi



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di ogni Casa. E il Papa benedisse a tutti, tenerissimamente.

E debbo confessarvi che allora il S. Padre mi prevenne e tolse quasi le parole di bocca, ricordandosi egli di voi, o miei benefattori, o pie e generose nostre benefattrici. Mi disse di portarvi la sua benedizione, e vi posso assicurare anche ch'egli si degnò fermarsi su di voi e su tutti i nostri con benevolenza particolarissima. Benedisse con soave effusione a tutte le opere da noi intraprese, e a tutte le nostre e alle vostre famiglie.

Comunico pertanto a tutti la più ampia e consolante Benedizione Apostolica, esortandovi tutti a pregare fervorosamente pel Vicario di G. C., e per la sua preziosa conservazione.

Il S. Padre Pio X sarà sempre il nostro sommo benefattore.

Ho voluto baciargli il sacro piede e la mano per me, e poi anche per voi; e in quell'atto ho rinnovato in cuor mio per me e per tutti della Provvidenza il nostro giuramento grande di fedeltà al Papa, di attaccamento al Papa: di stare, con l'aiuto del Signore. sempre piccoli e umili ai piedi del Papa: di ascoltarlo come ci parlasse Dio: e di seguirlo, sempre, come dobbiamo seguire ogni giorno, Iddio: di difendere, anche sino alla morte, la libertà, la indipendenza piena ed effettiva della S. Chiesa di Dio: tutti i suoi diritti: i suoi Vescovi e il suo capo visibile, il padre della nostra fede e delle nostre anime,  il Papa!

E quando ho levato il capo dalla Mano del S. Padre, essa forse gli rimase bagnata



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di qualche lacrima soave e dolcissima. E così, coll'anima traboccante di gaudio spirituale, e recitando più di un Te Deum, sono disceso; e, uscito dal Vaticano, andai in S. Pietro a sciogliere inni e azioni di grazie alla infinita misericordia del Signore.

Haec dies quam fecit Dominus: exultemus et laetemur in ea!

E parevami che anche i nostri carissimi e indimenticabili fratelli, i quali tutti si consumarono di amore dolcissimo per il Papa, per la madre Chiesa, e per le anime in quest’Opera della Divina Provvidenza, e che già ci hanno preceduti, piccoli agnelli di Dio, nella celeste Patria,. ove speriamo siano, fossero là attorno a me, attorno alla tomba di S. Pietro ad esultare col loro povero padre! E che vi fossero i loro angeli e i loro santi coi vostri angeli e i vostri santi, o cari miei figli! E i due testi angelici fossero là con gli angeli di tutti i nostri orfanelli e alunni! e che tutti i santi e beati protettori nostri e delle Case e della Congregazione, e la stessa Beatissima Madre della Divina Provvidenza si fosse degnata discendere col coro delle sante vergini e martiri a magnificare insieme il Signore!

E che cosa sarà dunque il Paradiso?


Ah! che la memoria del nostro S. Padre Pio X passi benedetta da tutti i piccoli figli della Divina Provvidenza! Passi benedetta la sua memoria di generazione in generazione!







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Che tutti si specchino in Lui, mirabile per virtù e per prudenza e per sapienza di governo! La sua fortezza apostolica starà singolarmente grande, a terrore e confusione dei nemici della Chiesa di Roma, nemici esterni ed interni: e la sua fede divina e incrollabile, perché fede di Pietro, starà a conforto dei veri figli della Chiesa e a salvaguardia della civile società.

La semplicità e la carità di questo umilissimo e grande Papa: la sua generosità verso ogni sventura: la pietà profonda e la divozione sua alla SS. Eucaristia: la vita pastorale e la perfezione a cui egli vuole educare l'anima del Clero secolare e regolare: l'opera sua a pro della disciplina ecclesiastica: è sollecitudine illuminata, è foco ardente di divino amore.

La Provvidenza ha suscitato lui, Papa del Clero, a restaurare ogni cosa in Cristo. Da questo amore, da questa cura quotidiana pel Clero, egli avrà nome grande in terra, e corona più grande in Cielo! E quella sua azione, che va diritta a Dio e alle anime, azione ferma e pacifica, modesta e potente, diffonde già un maggior spirito, di fede, e dà ai popoli una vita cristiana più intensa e più pratica.

Deh non sia mai che noi siamo uomini dalla fede languida! Abbiamo il Papa e la Provvidenza Divina che sempre sa trarre da ogni male grandissimi beni religiosi e sociali. E oggi stesso mentre tutti siamo afflitti per le dolorosissime condizioni fatte alla Chiesa e al suo Vicario, il celeste agricoltore già diffonde i semi di una messe di trionfi, destinati a fruttificare nelle ore delle divine misericordie.


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O miei figli, mi pare in questa circostanza di dovervi aprire il cuore, e dirvi che vedo la Chiesa entrare negli estremi cimenti. La setta non andrà indietro e non si, fermerà, no: non illudiamoci!

Umiliamoci invece sotto la mano di Dio: baciamola e benediciamola, poiché essa mortifica e vivifica, deducit ad inferos et reducit!

Ma, qualunque esse siano le estreme prove che la potestà delle tenebre, dominante ora nel mondo, si appresta a tentare specialmente contro del Vicario di Gesù Cristo, e per fare il deserto attorno a lui, abbiamo fede nel Signore che le porte dell'inferno non praevalebunt!

Est Deus in lsrael: niente ci turbi!” esclamava il ven.le Don Bosco, in altri terribili momenti per la Chiesa.

Sì, cari figliuoli, Gesù Signore è con la Sua Chiesa, anima la sua Chiesa, e non abbandonerà il suo santo Vicario nelle mani dei suoi nemici: Gesù nulla ama più che la libertà della sua Chiesa e del suo Vicario.

E’ venuta però l'ora che tutti prendano posizione netta: o col Papa in tutto, o contro del Papa! Noi serriamoci umilmente e fortemente attorno a lui, a saldo propugnacolo del regno di Cristo!

Dobbiamo essere risoluti a dare il cuore, la mente, l'anima, la vita e tutto pur di francare la Chiesa e il suo capo e difenderne la libertà.

La Verità e l'infallibilità, racchiuse in un solo uomo, nel Vicario di Gesù Cristo, non possono essere in schiavitù, né in balia, foss’anche solo apparentemente, di alcuna umana


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potestà. Guai il giorno che ciò accadesse! Sarebbe giorno di incalcolabile perturbazione per la cristianità, e di minaccia per l’unità stessa della Chiesa.

Ed è a questo che mirò sempre la setta! Ma la giornata di Dio, la potenza di Dio non è mai così vicina, come allora che i nemici della Chiesa ridono di essa perché non la vedono, ridono di essa perché non la credono, o la pensano così lontana come se essa non fosse! Allora Dominus prope est! Del resto chi ha fede, non abbia fretta, dice il profeta Isaia: Qui crediderit, non festinet. Il nostro sentimento, che è cieco e uso a operare colla celerità propria degli istinti, è impaziente di veder la fine cui vanno a parare gli avvenimenti, e si attedia per ogni indugio, e i più deboli ondeggiano nel dubbio, o cedono.

Niente ansietà, o miei figli, e non dubitiamo mai, checché avvenga, della fedeltà delle divine promesse. La Provvidenza di Dio, che alimenta gli uccelli dell'aria e veste i gigli del campo, provvederà alla Chiesa: la Provvidenza di Dio, che dal centro della eternità padroneggia i secoli, non può temere che le manchi il tempo a compiere i disegni dell'Altissimo, e il trionfo della Chiesa.

Riposiamo il cuore abbandonatamente nelle sue braccia, e lavoriamo e preghiamo - e preghiamo e lavoriamo: aspettando questo, tempo, che sarà quando che sia, ma che certamente verrà, poiché l'ultimo a vincere è sempre Iddio.



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Ma è necessario, o cari miei, di fondarci bene negli insegnamenti del Signore, che ci vengono in scuro modo dal Sommo Pontefice, dalle sacre congregazioni di Roma e dai Vescovi; e guardarci, specialmente oggi, dai nemici interni, seminatori di zizzania e avvocati della morte più che della verità.

Figli della Provvidenza, lasciamoci reggere dalla Provvidenza, ma a mezzo della Chiesa, che Dio, ci ha dato, e stiamo perinde ac cadaver nelle sue mani. Lasciamoci guidare, portare, maneggiare ovunque si sia e comunque si voglia dalla Sede Apostolica: questo è lo spirito e la mente della piccola Congregazione. Supplichiamo ogni giorno Iddio che non permetta mai che essa risenta delle massime che sconvolgono tante teste: di quello spirito, funesto di novità, di insubordinazione, di superbia nel pensare, parlare ed operare per cui si pretende dare una smentita ai Dottori maggiormente stimati e venerati dai cattolici, si tenta screditarli, e quasi si compatiscono, e si trascorre sino ad attentare alla divina costituzione della Chiesa e a scalzare, se fosse dato, le radici stesse della nostra santa fede. Siamo sordi, quando alcuno ci parli senza Papa, o non esplicitamente in favore del Papa e della sana ed esatta dottrina della Chiesa; costoro non sono piantagione del Padre celeste, ma maligni germogli di eresia che producono, frutto mortifero.

Quelli che non sono concordi in un solo cuore coi Vescovi e col successore di S. Pietro, per me sono colonne sepolcrali e tombe di morti, su le quali sono scolpiti soltanto i


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nomi degli uomini vani che portano con ipocrisia il titolo di cattolici. Poiché, come in realtà essi non partecipano al calice della madre Chiesa e del Vicario di Cristo, così, affetti da malattia difficilmente curabile, c'è a temere assai che muoiano nella impenitenza, e non partecipino alla resurrezione della vita eterna dell'anima e del corpo nella incorruttibilità dello Spirito Santo, essi che sono i corruttori della pura fede per la quale Gesù Cristo, fu Crocifisso, e che vanno macchinando con molte astuzie contro la S. Chiesa di Roma, madre e maestra di tutte le Chiese, nella quale risiede la pienezza dell'autorità fondata sulla terra da Nostro Signore Gesù Cristo.

Miei figliuoli nel Signore e Amici: amiamo la S. Chiesa, amiamo il Papa e i Vescovi passionatarmente. Nati in questi ultimi tempi, tempi di nuovi pericoli, non cessiamo mai, mai, mai di porgere al mondo esempi luminosi di affetto sviscerato, di umiltà, di obbedienza intera, di carità verso la Chiesa e il Papa. Teniamo presente l'augusta povertà a cui è stata ridotta la Sede Apostolica: le catacombe morali che si vanno preparando alla Chiesa madre di Roma e al Papa, e teniamoci grandemente onorati se ci fosse dato di fare o patire qualche cosa per la santa causa della Chiesa e del Papa, che è la causa di Dio. Amiamo la S. Chiesa con tutta la nostra mente, avendo sempre come nostre


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tutte quante le dottrine di lei e del suo capo visibile, il romano Pontefice: i desiderii di lei e del Romano Pontefice! Amiamola con tutto il nostro cuore, come da un buon figlio si ama  una Madre, e tal Madre, qual'è la Chiesa!; come da un buon figlio si ama un Padre, e tal Padre qual'è il S. Padre!

Il Papa! ecco il nostro credo, e l'unico credo della nostra vita e del nostro Istituto!

L'Apostolo Paolo, nella la ai Corinti, ha detto anatema chi non ama Gesù Cristo; ma anatema, o miei figliuoli, sarà pure chi non ama il Vicario di Gesù Cristo, il Papa!

Oh noi beati, se potessimo fare qualche cosa o patire persecuzione in difesa del Papa! Oh noi più beati, se Dio ci rendesse degni di dare pel suo Vicario anche la vita! Sarebbe un sacro pegno della vita eterna che il Signore ha promesso e preparata in Cielo ai suoi servi fedeli.

Noi siamo pochi, piccoli e deboli, ma nostra gloria, o cari figli della Provvidenza, ha da essere che niuno ci vinca nell'amare con tutte le nostre forze il Papa e la Chiesa, che è la sposa diletta di Gesù Cristo: la santa e immacolata sposa del Verbo Umanato. La Chiesa è cosa sua, è l'Opera sua, come dice l’Apostolo S. Giovanni al cap. XVII. Ed Essa è anche la madre nostra dolcissima, e, sino alla fine dei secoli, l'oggetto delle compiacenze di colui che è la compiacenza del celeste padre: la colonna di verità, com'è il termine ultimo di ogni eterno consiglio.


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Niuno dunque ci vinca nella sincerità dell'amore, nella devozione, nella generosità verso la madre Chiesa e il Papa: niuno ci vinca nel lavorare, perché si compiano i desiderii della Chiesa e del Papa, perché si conosca, si ami la Chiesa e il Papa. Niuno ci vinca nel seguire le direttive pontificie tutte: senza reticenza e senza piagnistei, senza freddezze e senza titubanze. Adesione piena e filiale e perfetta: di mente, di cuore e di opere non solo in tutto quanto il Papa, come Papa, decide solennemente in materia di dogma e di morale, ma in ogni cosa, qualunque siasi, ch'egli insegna, comanda o desidera. Niuno ci vinca nelle attenzioni più affettuose al Papa e nel sacrificarci e anelare ad ogni giorno e ad ogni ora a renderci quasi olocausti viventi di riverenza e di amore tenerissimo alla Chiesa e al nostro dolce Cristo visibile in terra, il Papa!

Ci preservi il Signore, vi dirò, o miei figli, con Ausonio Franchi, il celebre e troppo presto dimenticato autore dell'Ultima Critica, ci preservi il Signore dall'arroganza e temerità stoltissima di farci noi giudici degli ammonimenti e dei precetti del Papa. Ci salvi dalla diabolica superbia di voler noi regolare, limitare i suoi diritti, e suoi poteri”.

Non spetta a noi di giudicare chi tiene sulla terra il luogo di Dio: chi è il rappresentante sommo della sua autorità e l'interprete infallibile della sua parola. A noi tocca solamente di credere tutto quanto egli dice, e di fare tutto quello ch'egli vuole”.

Che il giudizio del Papa sia il criterio dei nostri giudizii: la sua volontà sia la legge


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legge del nostro volere, e la norma del nostro operare”.

E non solo i suoi ordini formali, ma anche ì suoi consigli, i suoi semplici desiderii siano ritenuti sempre e sempre secondati come la espressione di quello che piace a Dio, che Dio vuole da noi, e che noi, con la grazia di Dio, abbiamo da osservare senza discutere.

Il Papa si deve riguardare come il Signore medesimo; “quando parla il Papa, parla Gesù Cristo”, diceva sempre D. Bosco.

Stare in tutto col Papa, vuol dire stare in tutto con Dio: amare il Papa, vuol dire amare Dio: né Dio si ama davvero e il sempiterno Pontefice Gesù Cristo, Figlio di Dio, se davvero non si ama il Papa. Amare Dio, amare Gesù Cristo, Dio e Salvatore nostro, e amare il Papa è lo stesso amore.

II nostro amore, Gesù Cristo, è stato Crocifisso.

Deh! che noi siamo tutti e siamo sempre un cuore, una mente e un'anima sola nel Cuore adorabile di Gesù Cristo Crocifisso, e crocifissi insieme con Lui.

Il nostro amore, il Papa, è moralmente crocifisso.

Deh! che noi siamo tutti e sempre un cuore, una mente e un'anima sola nel cuore della Chiesa, che è il Papa: sul Calvario con lui: crocifissi insieme con lui!

Gesù si ama in Croce, o non si ama affatto, diceva il Ven.le Padre Ludovico da Casoria; e del Papa è la stessa, identica cosa: il Papa si ama in Croce: e chi si scandalizza della umiliazione cui è ridotto, chi non lo ama in Croce, non lo ama affatto.


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E più che mai in questi tempi malaugurati nei quali la Chiesa è lacerata con istrazio crudele delle sue viscere, adoperiamoci, o miei figliuoli e amici, a lenirne, come meglio ci è dato, i dolori, studiandoci di essere a tutti esempio e modello di virtù, affinché la nostra vita e tutte le nostre operazioni attestino di qual madre siamo noi generati, e la Chiesa e il Vicario di Gesù Cristo di noi, benché sì poveretti, abbiano sempre a compiacersi e si onorino.

E così, e solo così, sarà con noi la benedizione di Dio!

Il Signore ci guardi e abbia misericordia di noi: e la benedizione del Signore sia sopra di noi, pegno della futura nostra resurrezione e dell'eterna beatitudine.


O Santissima Vergine, Madre di Dio, o dolce Madonna mia, aiutateci Voi che siete anche la Madre nostra!

Siamo i più piccoli servi del Vostro Divin Figlio Gesù: siamo i figli più piccoli della Sua Chiesa: siamo i Vostri più piccoli, o dolcissima Madre di misericordia.

Confidiamo in Voi: siamo tutti Vostri: siamo tutti nelle Vostre mani: aiutateci, Santissima Vergine! custoditeci, benediteci, cresceteci nell'amore del Vostro Divin Figliuolo e del Suo Santo Vicario in terra, il Papa.

Guardate a Gesù Vostro e alla Chiesa, che è l'Opera Sua, ma che è pure Vostra:


V082P108


guardate alle nostre anime, per le quali avete confuse le Vostre lagrime col Sangue di Nostro Signore Crocifisso, o cara Madonna nostra, Speranza nostra, e Madre nostra!   Quando mi alzai dai piedi benedetti del Papa, ed ho levato lo sguardo su lui, ho veduto che la fede nel trionfo e nella pace della Chiesa, cui sopra ho accennato, illuminava, direi visibilmente, la sua fronte serena e bianca, e tutta la bianca e augusta persona.

Vostro aff.mo nel Signore

Sac. Luigi Orione

della Divina Provvidenza