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[Da copia stampata]
Proletariato della risaja, in piedi!
Un orizzonte nuovo si schiude, una coscienza sociale nuova si va elaborando alla luce di quella civiltà cristiana, progressiva sempre, che è fiore di Vangelo.
Lavoratori e lavoratrici della risaja, nel nome di Cristo, che è nato povero, vissuto povero, morto povero: che tra poveri visse, che lavorò come voi, amando i poveri e quelli che lavoravano: nel nome di Cristo, è suonata l'ora della vostra riscossa.
Il vostro lavoro deve essere adatto e limitato alle vostre forze e al vostro sesso: la vostra paga dev'essere proporzionata ai vostri sudori e al vostro bisogno: le vostre condizioni devono essere meno disagiate, più umane, più cristiane. E` il diritto, il vostro diritto!
Ragioni di igiene, ragioni di umanità, ragioni di bene pubblico vogliono che in risaia - tanto per la monda che per il taglio e raccolta del riso - non si lavori più di otto ore al giorno.
Noi cattolici, e come tali e come cittadini, ingaggeremo quest'anno la battaglia per le otto ore in risaja.
Non lasciatevi sfruttare dal caporalato: non lasciatevi intimidire dalle minaccie dei padroni: non prestatevi a certe manovre, che riescono sempre a danno vostro.
E, occorrendo, legalmente sì, ma insorgete!
Unitevi contro i crumiri, e attenti voi a non lasciarvi ingannare da un orario di lavoro oltre le otto ore.
Il pretesto della guerra e conseguente scarsità di mano d'opera, è una causa che ora non tiene più: quest'anno bisogna far posto a tutti, e sostenere migliori tariffe, adeguate ai cresciuti bisogni della famiglia. E il vostro corpo, più riposato, sarà meno soggetto alle malattie e al deperimento, e anche il vostro spirito vivrà di una vita più alta.
Evitate la concorrenza, odiosa e umiliante sempre, ma dannosa in estremo grado agli interessi ed alla dignità di ogni classe di persone che si rispettano, e di ogni anima sinceramente cristiana.
Unitevi tutti e siate solidali! Se tutti i paesi della Diocesi che danno lavoratori alla risajola, noi vi condurremo a certa vittoria.
Per le vostre rivendicazioni, per l'intima giustizia della vostra santa causa, non ci daremo pace. No! non daremo pace né dì né notte agli sfruttatori della povera gente, che se ne va a sacrificarsi nelle marcite della risaja e nella malaria, forzatamente lontana dalla famiglia, per guadagnarsi un pezzo di pane.
Ma sfruttatori non sono sempre né soltanto i padroni; i padroni sono quel che sono: ve n'è di cattivi e ve n'è di buoni; sfruttatori indegni però sono anche e sono sempre quelli che, per loro loschi disegni, abusano perfidamente di voi: che vi offrono un pane, ma vi avvelenano l'anima: che vi predicano l'odio, e vi strappano la fede, che è il grande conforto
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della vita presente e la base della vita futura. Lavoratori e lavoratrici delle risaje, guardatevi dai socialisti e dalle socialiste, non fidatevi di chi non ha religione: chi non ha religione non avrà coscienza: non ve ne fidate mai!
Mondini e mondine, dovete organizzarvi subito, e organizzarvi tutti: costituire nel vostro paese le unioni delle risajole, per la vostra per il vostro interesse. Unioni che siamo forti, sincere, cristiane: è per la vostra salute, per la vostra fede, per l'aumento della vostra paga. Benedetti da Dio e dalla Chiesa, lavoreremo per voi, o fratelli, e vinceremo con voi.
Troverete lavoro tutti, avrete tutti paga rispondente: assistenza morale e religiosa: riposo festivo; tutela dei diritti inerenti al lavoro (tariffe, orarii, applicazione della legislazione sanitaria): dignità di alloggiamenti. Vi difenderemo in tutto ciò che è giusto: realizzeremo le vostre legittime aspirazioni, e, valendoci delle apposite leggi, vigileremo, assisteremo, affrancheremo.
Risajole, Voi dovete formare dei battaglioni di donne, e poi avanti, nel nome di Dio!
Pareva un sogno lontano, e oggi, se voi lo volete, la realtà è vicina, la redenzione della risaja è prossima, è afferrabile: è un domani di giustizia e di pace.
Lavoratori e lavoratrici della risaja, invocate l'aiuto della Madonna, e poi serrate le file! Stringetevi la mano: e, nel nome di Cristo, giurate il patto cristiano del lavoro.
In ogni paese delle nostre montagne e della pianura padana sorga l'auspicata Unione delle risajole.
“L'unione fa la forza!” Ogni catena, che toglie la libertà di figli di Dio, si deve spezzare: ogni schiavitù si deve abolire: ogni servaggio deve finire, e finire per sempre.
Ogni sfruttamento di uomo su uomo dev'essere soppresso, nel Nome di Cristo. La divina virtù di questo Nome, e la vostra onorata condotta di lavoratori cristiani come vi porteranno all'adempimento di ogni dovere, così vi daranno la rivendicazione di ogni diritto.
Proletariato della risaja, in piedi! Apri gli occhi, e vedi l'aurora smagliante che sorge: essa è per te, è la tua giornata!
Avanti, o proletariato, avanti, portando con te le grandi forze morali della tua fede e del tuo lavoro: un’êra si apre: è il mondo che si rinnova!
Il Signore Iddio tuo è con te: cammina alla luce di Dio, e nessuno potrà più arrestare la tua marcia trionfale.
Pel tuo interesse, per la tua dignità, per la tua anima!
Proletariato della risaja, in piedi e avanti!
Il giornale “Il Popolo” di Tortona, del 20 Aprile, dà lo statuto, norme ed eccitamenti per la urgente formazione in ogni borgata dell'Unione delle Risajole.
Anche “La Val Staffora” (Tortona, Tipografia Don Orione), Bollettino interparrocchiale che abbraccia già 14 paesi, propugna efficacemente l'organizzazione delle risajole; e il prossimo numero di Maggio porterà l'orario di lavoro stabilito in risaja e le tariffe, con specifica ed epoca dei lavori del Vercellese e del Novarese, sia per gli uomini che per le donne, secondo le zone. Sarà un numero interessantissimo.