V083T006 V083P007
[Da copia stampata]
Tortona, il 28 Dicembre 1927.
Festa de’ Santi Innocenti.
La sua Fede.
Ho conosciuto il Dottor Aldini un po’ tardi, ma, anche dopo, non l’ho potuto avvicinare che fugacemente, perché la mia vita somiglia a quella “dell’ebreo errante”.
Però conoscerci e volerci bene fu la stessa cosa, perché questo è il precetto del Signore, ed è ciò che piace tanto al Signore, che cioè, noi suoi figliuoli, ci amiamo in Lui!
Sono stato a fargli visita quando lo seppi malato; ed ebbi poi l’onore di accompagnarvi S. E. Rev.ma Mons. Vescovo, quando il Padre della nostra fede e delle nostre anime gli volle portare la sua parola di conforto e una speciale benedizione.
E, dopo, lo rividi ancora altre volte, quando mi parve che Iddio andasse chiamando quell’anima, che era già tutta sua, e pronta per il cielo.
Il Dottor Rinaldo Aldini aveva animo intelligentemente buono e gentile; ma la ritiratezza e modestia sua volavano agli occhi dei più e la sua valentia professionale e tante altre doti, e fin quel senso singolarissimo del bello che vibrava nel suo spirito, aperto ad ogni manifestazione dell’arte, specialmente se l’arte era disposata alla fede.
Mai, anche da giovane studente, il nostro Dottore si era abbandonato alle frivole attrattive della vita.
Egli nacque, direi, credente, e credente sempre fu, e un credente non teorico; avido di conoscere e darsi ragione, il suo ossequio alla fede fu il rationabile obsequium dell’Apostolo: studiò la sua fede religiosa e la visse, e volle viverla degnamente.
Studente di liceo e d’Università in quei disgraziati tempi, quanto più vivo era il funesto dissidio tra la Chiesa e lo Stato: quando, per essere reputato un qualche cosa, bisognava guardare dall’alto in basso chi si professava cristiano: quando era di moda
V083P008
coprire di sciocco ridicolo quei giovani i quali, in mezzo a tante insidie, sapessero mantenersi illibati e credenti: lo studente Aldini non si scandolezzò della Chiesa, né fu un debole.
Spregiatori della fede di Dante e di Colombo, di Manzoni e di Volta, ci erano piovuti dalla tedescheria uomini, i quali si davano aria di gran saputi, di semidei; e dalle cattedre delle nostre Università avvelenavano di razionalismo e di miscredenza la gioventù studiosa, mirando ad asservire ignobilmente l’Italia. Ah quanta ruina di gioventù!
Ma il nostro Aldini non si lasciò stregare, si immunizzò con la sua fede, e non piegò suo collo. - No, servo mai!
Senza posa, ma anche e senza reticenze, professò con coraggio la sua religione, quella fede che aveva suonata la diana contro lo straniero: che agli avi benedì le vele: quella fede che ci fa cittadini non vili, - riscuotendo rispetto anche dagli avversari ai suoi sentimenti e principî cattolici.
E mi diceva che, quando scelse la medicina, aveva pensato di fare della vita una missione a sollievo dei sofferenti, e di poter compiere del bene quale medico cristiano.
Ma se la lampada della sua fede il Dottor Aldini avea saputo tener accesa sempre, ora poi essa ardeva sovrammodo e risplendeva.
Era venuta la sua ora, l’ora di Dio!
Ed Egli guardava sereno in faccia alla morte, con la fiducia di chi sa di non aver spesa invano la sua giornata.
La fede gli splendeva sul volto tranquillo e nello sguardo: la fede risplendeva nella cristiana rassegnazione della sua parola: lo confortava nel suo patire, un patire da forte, veramente cristiano.
Si avvicinava l’ultima ora, l’ora della grande chiamata!
L’ora del “giusto che vive di fede” e che passa, senza una parola di lamento, senza
V083P009
rimpianti, facendo il suo sacrificio, - passa tranquillo da questa misera vita a vita beata, sostenuto da quella fede “bella, immortal, benefica” avvezza ai trionfi, e a trionfare pur della morte.
Io lo rivedo ancora il mio caro Dottor Aldini, come lo vidi l’ultima volta.
I veli del mistero che ci avvolgono quaggiù, che ci nascondono tanti ineffabili segreti della Divina Provvidenza, stavano per squarciarsi dinnanzi a Lui in un trionfo di eterni fulgori.
Egli passava in Cristo, come un tramonto di sole in un sereno pieno di alta luce.
Era forse in quella luce il nostro San Marziano? il gran Padre e primo Vescovo dei tortonesi gli veniva dunque incontro?
Pel centenario di San Marziano, il Dott. Aldini aveva scritto meravigliosamente di Lui; il suo volume, che giunse tanto opportuno, è, mi si passi il vocabolo, materiato di fede e di amore; non un panegirico, no, è il lavoro di uno storico che rivela tutto il valore dell’Aldini anche in questo campo, ma che pur fa sentire il cuore del tortonese autentico, di un figlio di questa città illustre e della illustre Chiesa di Tortona, chiesa e città che mi danno l’impressione d’essere un po’ dimenticate.
In quel lavoro la fede avita scaturisce limpida, romana e tortonese insieme, attraverso ogni pagina, sgorga quasi, si potrebbe dire, ad ogni riga. I commenti alle fonti storiche si svolgono chiari, sereni, con induzioni precise, senza enfatiche esaltazioni, ma con procedimento sensato, calmo, riflessivo.
Non sarà venuto dunque il nostro San Marziano ad incontrare, a confortare colui che lo difese a viso aperto?
Non ne ho mai dubitato.
Già era sceso Gesù per essergli Viatico al grande viaggio, quel Dio che Egli riceveva frequente.
Era andato a Lui, a rendere preziosa al cospetto degli angeli e degli uomini la morte dell’uomo che visse di onestà, di rettitudine e di fede operosa, facendo del bene a tutti, del
V083P010
male, mai, a nessuno: - come Gesù ci ha insegnato, come ci insegna la Chiesa, come il Dottor Aldini ha fatto, sempre!
All’affetto grande della sposa, alla scienza dei medici curanti e colleghi, che si affannavano anch’essi coi parenti attorno al suo letto, anch’essi come fratelli in un silenzio pieno di pianto, il caro infermo cercava nascondere il suo patire, perché specialmente la diletta consorte e i suoi cari non avessero ad angosciarsi di più; ma ancora aveva un cenno di ringraziamento per tutti. E si raccomandava alla Madre del Signore, alla grande Madre dei dolori.
Ben si comprendeva in quei supremi momenti che dalla preghiera della sua fede Egli traeva gli estremi conforti.
E passò come il buon lavoratore che ha ben compiuta la sua giornata, giornata piena di fede e di amore e di fedeltà verso Dio, verso la sposa dilettissima, verso lo zio Avv. Comm. Pincetti, verso tutti!
Altri dirà che il Dott. Aldini fu un marito impareggiabile: integro cittadino e di alta idealità: buon italiano e buon tortonese: animo dignitoso, educato a squisitezza di sentire, la cui bontà intelligente tralucevagli dallo sguardo, dal sorriso pieno di giovialità arguta.
Io mi limiterò ancora a rilevare - e bene lo devo - che Egli fu largo, generosamente e cristianamente largo nel dare, ma, altrettanto delicato, beneficava ispirandosi alla sua fede, con quel tacer pudico di che parla il Manzoni.
Queste brevi parole, - che non hanno pretesa alcuna, se non quella della sincerità, dell’amicizia e della gratitudine mie e de’ miei orfanelli, - vadano, quale modestissimo omaggio, alla memoria del compianto estinto.
A rivederci a domani, o caro indimenticabile Dott. Aldini!
Arrivederci nella luce soave di Dio!
T083P011
La stessa fede ha cementato la nostra amicizia e ci ha uniti qui in terra: - fede divina, consolatrice, che Aldini tradusse più volte in beneficenza e carità verso de’ poveri fanciulli, che la Divina Provvidenza mi ha affidato.
Qui ci univa la stessa fede, che è base: ci unisca in paradiso la stessa carità, che è coronamento.
Quel Dio, oggetto della nostra fede, e che fu tanto beneficato ne’ miei orfanelli: quel Dio, che è carità, non guardi, no, alle mie miserie morali, ma ci unisca, domani e in eterno, nella sua gloria.
E nella gloria di Dio canteremo il cantici delle vittorie della fede, il cantico immortale della carità.
Rimanga la nobile, cristiana figura del Dottor Rinaldo Aldini impressa nel cuore di tutti i buoni; e possano i tortonesi attingervi esempio e incitamento a sempre meglio operare cristianamente, secondo la fede de’ loro Padri!
Sac. Luigi Orione
dei Figli della Divina Provvidenza.