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[Da bollettino Mensile “Il pane di Sant’Antonio” - anno II° n. 5 - 31 maggio 1917. La bozza di stampa contiene correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]
La morte beata di Sant’Antonio (13 Giugno 1231)
Suonava l’Ave Maria; il sole tramontava su Padova e la natura aveva assunto quell’aspetto solenne che riempie l’anima di misteriosa dolcezza.
I
contadini, che dal lavoro ritornavano agli umili casolari, si
soffermavano stupiti a guardare. Passava un povero carro e su di
esso, sovra poca paglia, giaceva un frate morente, un umile
e
gran frate, che aveva commossa l’Italia con l’eloquenza ispirata
e più con la santità della
vita:
ed
era il padre e il liberatore del popolo di Padova.
Era il Santo! che aveva desiderato venir a morire tra i suoi Padovani.
I
contadini si scoprivano il capo piangendo, e si mettevano dietro o a
lato del carro, fra mezzo ai frati, i
quali
che
a piedi scalzi e in povere e rozze tonache seguivano salmodiando.
E
così giunsero all’Arcella, quasi alle porte di Padova,
dove il Santo venne tolto dal carro e adagiato su d’un
letticciuolo,
perché già
moriva.
Veramente, come alla grazia era nato pel battesimo in una chiesa dedicata a Maria, così Sant’Antonio, tra le braccia materne della SS. Vergine, e in una chiesa di Padova a Lei dedicata, desiderava morire.
Ma i suoi frati vollero diversamente, ed Egli con molta umiltà obbidì. Il suo corpo, del resto, era tanto sfinito! benché lo spirito avesse alto assai, e tutto rapito nel suo Dio.
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Le ultime parole del Santo furono parole di spirituale conforto ai fratelli che lasciava, e di umiltà: furono espressioni dolcissime di devozione alla Madonna e di amore alla santa povertà e a Dio.
Si
avvicinava la sera; le ombre della notte calcavano
calavano sulla terra, e un silenzio sublime dominava la vasta
campagna.
D’improvviso una luce celestiale brillò nello sguardo errante del Santo morente, e una bellezza divina gli irradiò il volto.
Il corpo spossato, rinvigorito da forza sovrumana, si sollevò: S. Antonio stese le braccia, e sorridendo disse: video Dominum meum!
Vedo il mio Signore!
Vedeva il suo Dio! Alcuni momenti prima egli aveva con soavissimo canto chiamata la Madonna:
“O gloriosa Domina,
Excelsa super sidera:
Qui Te creavit provide,
Lactasti sacro ubere”.
E la Madonna, come fa nella morte dei suoi Santi, venne dal Paradiso a consolarlo, e a portagli il suo Dio.
Quando il corpo del Santo ricadde sul povero giaciglio, l’anima sua era volata in braccio alla Vergine.
In
quel momento per le vie e per
le piazze di Padova frotte di fanciulli improvvisamente si misero a
gridare: è morto il Santo! È morto il Santo!
Cominciava la glorificazione.
Così moriva Sant’Antonio di Padova, che ogni istante della vita veramente apostolica dedicò alla riconciliazione dei peccatori con Dio e alla pace tra gli uomini, figli tutti di Dio.
La pace è il dono di Cristo e il fonte di ogni bene: in essa dobbiamo dilatare i nostri cuori, affrettando il passo nella via dei Comandamenti del Signore.
L’animo nostro gode gran pace nel distacco da tutte le cose corruttibili ed illusorie, e nell’esercizio laborioso, ma pur dolcissimo, della carità del prossimo.
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La pace però più che di giustizia, è frutto della carità.
Quando c’è la carità si spande la pace dello Spirito Santo e si diffonde pel mondo il soave odore de’ discepoli di Cristo.
Ma per avere questa pace, per gustare la soavità della vera pace, e per averla questa pace vantaggiosa anche cogli uomini, bisogna farla la pace prima con Dio, da cui solo possiamo attingere la forza di vincere noi stessi, e di perdonare al prossimo.
Il mondo ignora e deride la pace ineffabile che Gesù Cristo ha dato e lasciato a’ suoi discepoli; ma il mondo non ha la pace!
La promette ma non la può dare, perché non l’ha.
La pace è un dono di Dio. Se nella nostra vita di cristiani noi vogliamo vivere e gustare la pace dello spirito: se nella nostra vita di cittadini e di buoni patrioti noi dobbiamo affrettare sempre in ogni miglior modo alla Patria la concordia degli animi nella pace giusta e vittoriosa, che è nel diritto, e che fu il frutto della guerra ricordiamo che la pace bisogna prima farla con Dio.
Con Dio si vince! E si progredisce uniti e forti, ma, senza Dio?
Per vincere i nostri nemici, spirituali o temporali, qualunque essi siano, si passa da Dio, o non si passa.
Era il tramonto; e Sant’ Antonio, il grande araldo di pace ai popoli, moriva nella pace del Signore.
Ed
era quella un’ora truce di lupi, - come un’ora truce di lupi è
pure
ancora
questa, su “quest’aiuola che ci fa tanto feroci”.
Nel
giorno che ricorda la morte del Santo, pace con Dio, o fratelli: e la
pace
concordia
degli uomini
animi
presto verrà.
I flagelli sulle nazioni vengono dai peccati degli uomini.
Ma dalla fede, dalla vita onesta e cristiana, della carità e dalle sopraumane virtù vengono chiamate sopra i popoli tutte le benedizioni della pace.
Italiani, pace con Dio e con la sua Chiesa!
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E
pace avrete tra di voi, e con quelli che ora
sono ancora
contro di voi!
“Pace, fratelli!
e fate che le braccia
ch’ora o poi tenderete...
non sappiano la lotta o la minaccia!
Sac. Luigi Orione
della Divina Provvidenza