V083T046 V083P090
Copia conforme, da non pubblicarsi
D. Orione
Tortona, 7 Marzo 1928.
Vescovo di Tortona
Caro Don Orione,
Le
rimetto i due disegni Chiappetta, che Ella ha avuto il pensiero
sacerdotalmente gentile di inviarmi in visione nel giorno sacro a
quel San Marziano del quale io, per quanto alla distanza di poco men
che due millenni, sono pure
l’indegno successore, e mi affretto a dirLe pure che, giudicandone
tamquam
modus
minus sapiens,
penso anch’io che il sacerdote ingegnere abbia fatto cosa
artisticamente egregia; come penso che sia risoluzione degna del
cuore di Don Orione troncare gli indugi e porsi coraggiosamente
all’opera in quest’ora di disoccupazione operaia e con impresa e
mano d’opera tutta tortonese. Quale sia poi il mio avviso intorno
all’opportunità di far sorgere nel popoloso ed abbastanza remoto
quartiere di San Bernardino, invece del minuscolo e deperiente
piccolo vetusto oratorio, un bel e capace Santuario in onore e nel
nome di Nostra Signora della Guardia, già lo dissi, or son già
forse dodici anni (9
anni)
in una lettera che Ella volle anche pubblicare e che io accompagnai
anche allora con una offerta che se modesta in sé poteva aver pure
il suo significato e la sua efficacia di esempio e di stimolo venendo
da chi dava il più che alle sue povere forze economico finanziarie
era consentito. E come partecipai volenteroso, e davvero senza
arrière
pensèe,
alla solenne funzione della posa della prima pietra per mano
dell’Eminentissimo Cardinale tortonese Perosi due anni or sono,
così nessuno sarà più lieto di me, se presto, o da questo o da
altro mondo, vedrò ergersi superbo al cielo il nuovo Tempio
dove la tutta Santa, guardiana custode degli umani, accoglierà in
V083P091
folla
attorno
ai suoi miti altari supplichevoli le turbe pie, e donde stenderà
proteggitore il suo scettro regale sopra Tortona e la diocesi. Di più
però - pur benedicendo di cuore a quanti contribuiscono in questo o
in quel modo a far sì che l’ardito disegno diventi presto una
realtà consolante e salutare - io nelle circostanze presenti non
posso fare, neanche aggiungere alle già scritte in altro tempo una
nuova parola, da poter esser resa pubblica, per caldeggiare la sua,
per sé tanto bella e provvida iniziativa, molto più se, come pare
dalla lettera che mi ha scritto, nel suo pensiero il nuovo santuario
non deve essere più solo un monumento della pietà tortonese verso
N. S. della Guardia, e una impellente, necessaria provvidenza per
sovvenire efficacemente alle necessità religiose di una popolosa
contrada, - ma ha ad assumere anche carattere di ricordo pei
caduti della grande guerra, di tempio votivo di riconoscenza
all’Altissimo per la conseguita vittoria, con tal carattere invero
il nuovo Santuario - certo
contro le sue intenzioni ma per la forza inerente alle cose
- prenderebbe l’aspetto di volere essere una vera e propria
sostituzione del tempio votivo, di cui, pur con grande solennità, fu
già posta da anni la prima pietra sul castello; e se io vi facessi
plauso o vi contribuissi con la parola, con l’opera, con l’obolo
mio, darei ragione al Podestà di Tortona che non sono molte
settimane, di
in
d’intesa
e anche a nome del Presidente della Società Storica, scriveva al
Vescovo una lettera - non rimasta certo senza adeguata risposta nella
quale era detto che in alto loco era molto sfavorevolmente giudicata
la procrastinazione dell’erezione del tempio votivo, e si incitava
il Vescovo - malgrado le note opposizioni - a rompere gli indugi, e
mettersi all’opera. Né voglio tacere che chi può essersi già
doluto che il Vescovo declinando inequivocabilmente ogni giubilar
festeggiamento, anche non avendolo voluto, sia forse stato cagione
indiretta che dovessersi
V083P092
abbandonare, almeno per il momento, l’idea dei restauri, pur indispensabili del Duomo, avrebbe ben più ragione di protestare contro il Vescovo, se lo vedesse proprio ora farsi anche lui, se non promotore, caldo ed efficace favoreggiatore di un’opera bella, santa, geniale, finché vuole, ma che, per inevitabile conseguenza, renderebbe sempre meno sperabile, come l’erezione del tempio votivo sul castello, anche il compimento dei restauri della cattedrale. Mi duole dir tutto questo, ma non ho potuto neanche tacerne, perché ciò solo può spiegare, in questo momento, il passive se habere, che deve imporsi il suo sempre aff.mo in G. C.
(firmato): + Simon Pietro Vescovo