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[Bozza di stampa - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]

         A San Bernardino.

L’Immacolata

l’abbiamo quest’anno festeggiata solennemente anche nella chiesa di San Bernardino.

L’8 dicembre fu un giorno indimenticabile per quel popoloso sobborgo di Tortona, già molto assai ben disposto e in gran movimento sin dalla notizia che sarebbe andato quel giorno stesso venuto Mons. Vescovo di celebrarvi a far la prima comunione e a dir messa, e ad amministrare la cresima ai ragazzi.

E bisogna proprio dire che quelli di san Bernardino si sono fatti onore.

Il Sig. Carlo Manara nostro antico alunno, si offerse di mandare a prendere Sua Eccellenza Rev.ma con uno splendido landò a tir da due, e che pariglia! di cavalli bianchi e superbi!

Le ottime popolane e le più distinte persone del sobborgo vollero concorrere alle spese della festa e poi d provvedere la povera chiesa di cera, di festoni, e di fiori e di quanto strettamente occorresse. I ragazzi di San Bernardino poi, non ne dico: sempre assidui al catechismo, e per tre giorni di seguito su e giù pel dal campanile per far sapere a tutti, a chi lo voleva e a chi non voleva saperlo, che la festa dell’Immacolata sarebbe stata una gran festa: che sarebbe venuto niente meno che il Vescovo a dar la cresima, cosa che a San Bernardino non si vide mai e poi mai, dacché mondo è mondo.

Non per nulla i ragazzi di San Bernardino sono i più vivaci, e i più intelligenti ragazzi di Tortona. Quel giorno parevano tanti trionfatori. Essi pensano che Pensate un po’: il Vescovo avrebbe lasciato quella mattina di dire la messa della comunione in Cattedrale, a costo magari di far brontolare la pietà pur di andare a venire tra quei di San Bernardino.

Per tempissimo dunque alle quattro forse tutti i ragazzi erano già in piedi, a chiamarsi l’un l’altro sotto le finestre, e qualcuno più d’uno deve aver dormito ben poco

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quella notte e deve aver lasciato dormire poco anche i suoi di casa pel timore di non far a tempo, di arrivar troppo tardi. Il Vescovo doveva giungere alle 7.30; ma alle 6 la chiesa era già gremita.

I ragazzi giovanetti erano in gran pavese quella mattina: con una sciarpa azzurra sfolgorante, a frangia d’oro come tanti ufficiali e ancor più i fanciulli della cresima avevano il loro fascione rosso a tracolla con croce dorata sul petto, proprio da soldati di Gesù Cristo; e sul petto di tutti una splendida coccarda e la medaglia.

Ma eccoli in fila i miei piccoli, i miei cari amici eccoli che escono dalla di Chiesa. - Dove vanno? che fanno - dice la gente. - Oh, bella, rispondono, noi andiamo incontro al Vescovo! E non sapete che il Vescovo non può venire, se non gli andiamo incontro noi?

Magnifico davvero! - dicevano: noi siamo quelli che dobbiamo fermargli i cavalli! e un altro: siamo noi che dovremo aprirgli gli sportelli della vettura! E avanti in fila, fuori di Chiesa, che non erano ancor le 7. Chi li poteva più tenere? I ragazzi son ragazzi, e basta.

Alla comunione la folla è tanta che dalla balaustra non si può più tornare indietro e allora bisogna farla entrare la gente in presbitero e farla indurla ad uscire dalla sacrestia perché poi faccia il suo giro sulla strada e rientri in chiesa dalla porta maggiore.

La funzione continua: mentre il Vescovo e il popolo pregano; alzate gli occhi e guardate: dagli occhi dallo sguardo dolcissimo della Madonna che è sull’altare pare escano a volta a volta come dei raggi di sole.

Finita la messa il Vescovo amministrò la cresima.

Alcuni soci ricostituita conferenza di San Vincenzo vennero son venuti da Tortona a fare da padrini. E fu un bell’esempio!

E i ragazzi? I ragazzi erano un po’ riempiono da per tutto e sono un po’ come l’anima dell’uomo che, come dicono al dir dei filosofi, è tutta in tutte le parti del corpo,

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umano. Di ragazzi era pieno il presbitero, piena la sacrestia, le balaustre, fin sull’altare vanno erano i ragazzi, dove sta il Vescovo: sì che stan lì tanto a pensarci i ragazzi: sentono che loro e il nostro Vescovo sono come una cosa sola.

Poi Monsignore fece un il discorso, uno di quei discorsi che, vi so dir io, di quelli che sa far Lui e che fa quando ha proprio il cuore pieno di paterna gioia e di consolazione. Fin nel volto era illuminato il Vescovo. Ed era commovente vedere che quand’Egli parlava, i ragazzi parevano sotto una carezza, coi loro visi rosati e belli e con gli occhi scintillanti di affetto e di ammirazione.

Che ragazzi bene educati i ragazzi di San Bernardino! - buoni, piccoli tortonesi in cui pare innato, in cui è così profondo l’amore a chi fa loro del bene.

Benché talora, si può dire?

Immaginarsi come sono e fatti: un po’ come quei buoni popolani nazzareiti di cui parla il Vangelo, si lascino trasportare d’un tratto dall’eccesso dell’amore e a qualche altra cosa men grata e piacevole; ma il popolo fu sempre così.

Il Vescovo parlò dell’Immacolata, parlò ai cresimati, parlò a quelli della prima comunione e ai piccoli e ai grandi al popolo, così che tutti rimasero entusiasti e felici.

[Vi sono altre bozze di stampa che descrivono la festa della Immacolata, pure con correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]