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[Da copia stampata]
Ai miei cari figliuoli in Cristo, a ricordo dei loro Esercizî Spirituali, a Villa Moffa di Bra, nell’agosto del 1920.
Acta sancti Xsti papae et martyris et passio beati martyris Laurentii sanctae romanae Ecclesiae diaconi - Anno ’261.
Levita Laurentius bonum opus operatus est, qui per signum crucis caecos illuminavit, et thesauros Ecclesiae dedit pauperibus.
Beatus Laurentius orabat, dicens: Gratias tibi ago, Domine, quia januas tuas ingredi merui.
Laurentius ingressus est martyr, et confessus est, est nomen Domini Jesu Christi.
Adhaesit anima mea post te, quia caro mea igne cremata est pro te. Deus meus.
Lamenti del Diacono della Santa Chiesa di Roma, Lorenzo, perché il Papa gli va innanzi nel martirio.
Conforti e promesse di Papa Sisto II°.
San Lorenzo dice al Prefetto di Roma che i tesori dei sacerdoti e della Chiesa di Cristo non sono i danari, no, ma i poveri del Signore.
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Facezia del martire, e sua perfetta letizia, mentre arrostiva sulla graticola.
Durante la persecuzione di Valeriano “il Prefetto di Roma Volusiano aveva fatto chiudere nel pubblico (1) carcere il beato vecchio Sisto, Vescovo di Roma, con parecchi del suo clero. Gallieno Cesare chiamò a sé i prigionieri nel tempio di Tellure, e disse a Sisto: - Sai tu perché sei qui?
Sisto: - Lo so.
Gallieno. - Fa dunque che tutti lo sappiano, acciò tu viva e il tuo clero aumenti.
Sisto: - Fò di tutto perché il mio clero aumenti.
Gallieno: - Dunque sacrifica agl’imperatori e siedi tranquillamente principe de’ tuoi sacerdoti (2).
Sisto: - Sacrificai, e, finché sarò libero di farlo, sacrificherò una vittima pura a Dio Padre Onnipotente, e la vittima è il mio Signore Gesù Cristo.
Gallieno lo fé tradurre a carcere privato coi diaconi Felicissimo e Agapito. Il beato Lorenzo, primo diacono, si diede a seguirlo per via, dicendogli: - Dove vai, o Padre, senza del figlio? dove, o sacerdote, senza del diacono? dove, o celebrante, senza l’accolito? Che cosa ti è spiaciuta in me? ho io negato di versar teco il sangue io che ebbi il santo incarico di distribuire il sangue di Dio? (3) Bada, che la umiliazione del discepolo torna a disdoro del maestro. Abramo offerse il figlio: Pietro mandò innanzi Stefano, e tu, o Padre, rendi dunque palese nel figlio la tua propria virtù; io conseguirò la corona, e tu ti assicurerai di non esserti ingannato nella scelta del tuo diacono.
Sisto: - Non ti abbandono, ma ti lascio a combattimenti maggiori: a me, vecchio d’anni, si addicono le pugne lievi: a te, giovine, sono serbati i trionfi gloriosi. Cessa di piangere: solo tre giorni ti separeranno da me; in qualche intervallo sta bene che separi il Vescovo dal Diacono, e tu sei tale da non aver bisogno di me che ti sostenga: il tuo martirio sarà più illustre del mio, perché non avrai compagni nel subirlo. A che volermi
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presente? Elia, rapito, non trasmise ad Eliseo il proprio mantello? E tu profitta del breve tempo che hai per dividere tra i poveri, secondo il tuo giudizio, i beni che per i poveri la nostra Chiesa ha raccolto.
Sisto, Felicissimo e Agapito furono ricondotti al tempio di Tellure.
Gallieno: - Avemmo riguardo finora alla tua vecchiaia; arrenditi ai nostri inviti, e sacrifica.
Sisto: - Provvedi a te stesso, infelice! cessa di bestemmiare; e fa penitenza del sangue dei santi che hai versato.
Gallieno lo fece tradurre al tempio di Marte con ordine che, se non sacrificava, venisse spento. Colà gli era andato avanti Lorenzo, che, piangendo, si diede a gridare: - non abbandonarmi, o Padre, or che ho eseguita la tua commissione, e il denaro fu distribuito.
I soldati udendo parlare di denaro, posero le mani addosso a Lorenzo e lo incatenarono.
Le teste di Sisto, di Felicissimo e di Agapito furono troncate, e i corpi involati dai fedeli e sepolti nel cimitero di Callisto. E similmente furono insieme decapitati Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, suddiaconi, i quali furono insieme sepolti nel cimitero di Pretestato. E patì ancora con essi il beato Quarto.
Pensando il Prefetto di Roma che i cristiani possedessero tesori e stimandone depositario Lorenzo, primo diacono della Chiesa Romana, lo interpellò dicendo: - voi, o Galilei, costumate lagnarvi di noi, ci appellate crudeli; voglio dimostrarvi bugiardi. Non si tratta di tormenti, ma di chiederti colle buone tale cosa che ti sarà agevole accordare. È noto che, celebrando i vostri misteri, usate vasi di preziosi metalli, e candelabri gemmati; dovizie che vi provengono da padri studiosi di lasciare i figli leggeri di censo, carichi di benedizioni. Trattasi di metter fuori questi tesori nascosti. So che avete per massima di dare a Cesare ciò che è di Cesare; or vedete, combinazione propizia! A Cesare occorrono
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precisamente oro e argento; egli si degna pertanto richiederne a voi, a’ quali riescono superflui: il vostro Cristo si adoperò a spacciar parole, non a radunar oro, e rimanetevi ricchi a parole.
Lorenzo: - Confesso che la Chiesa Romana possiede tesori che avanzano in pregio i tesori dell’Imperatore. Dammi agio di raccoglierli. - Gli furono accordati tre giorni, durante i quali egli corse la città e quanti infermi, poveri, vedove, orfani, vecchi cadenti rinvenne, già soccorsi dalle elemosine dei rioni parrocchiali, altrettanti nel dì, e nell’ora fissata, raccolse nell’arci - diaconia. Venne, secondo il convenuto, il Prefetto e, a mirare tutta quella moltitudine coperta di cenci e schifosa, si diede a gestire furiosamente, impedito per la rabbia fin di parlare.
Lorenzo: - Perché sei sdegnato così? Non mi domandasti i tesori della Chiesa Romana? eccoli!
Sono i poveri del Signore! I veri tesori della Chiesa sono i poveri di Gesù Cristo. E i beni della Chiesa che cerchi, già, per le mani dei poveri, si trasformarono in tesori.
Il Prefetto tentò Lorenzo nella sua fede; ma il giovane e santo diacono, che risplendeva di grazia sovrumana e di candore, gli rispose: Adoro il mio Dio, e servo a Lui, né io temo i tuoi tormenti. La mia notte non ha tenebre, ma è tutta illuminata dalla luce di Cristo, mio Dio. E pregava così: “O Gesù, Signore, abbi misericordia di me, servo tuo”.
Allora il Prefetto fa discender Lorenzo su d’una graticola (4) collocata sovracc’accesi carboni. Il Martire, poiché vi stette alcun tempo, disse: - da questa parte son arrostito, voltatemi dall’altra; - e, poco dopo, soggiunse: Signor mio Gesù, fa che Roma si pieghi al soave giogo della tua fede, acciò più facilmente il Vangelo si diffonda per tutta la terra; cancella da queste mura la macchia della idolatria; compi sollecitamente l’opere che i Principi degli Apostoli intrapresero nel nome Tuo; - e spirò”.
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A Roma, per la confessione del beato Lorenzo, san Romano, soldato, dimandò di essere battezzato, e tosto, presentato al giudice, e battuto con bastoni, alla fine decapitato, ricevé la corona del martirio.
E il corpo del grande diacono della Chiesa Madre di Roma, Lorenzo, “fu seppellito dal beato Ippolito e da Giustino prete, nel cimitero di Ciriaca, a Campo Verano, sulla via di Tivoli” dice il martirologio romano; e il suo natale con gli Angioli è oggi, dieci di agosto, giorno del suo martirio.
E ora, il beato Lorenzo, o figli miei, martire di Cristo, trionfa coronato in cielo.
E chi vive di amore a Dio e ai poveri, e chi copiosamente semina, copiosamente metterà e chi semina benedizioni, mieterà benedizioni!
Abbondiamo anche noi in ogni opera buona, come fece il beato Lorenzo, che profuse e diede ai poveri: il frutto della nostra carità sarà la vita eterna.
O Dio onnipotente, dateci, ve ne preghiamo, di estinguere in noi le fiamme delle nostre passioni, e di ardere e di consumarci della vostra carità, - Voi, o Signore che concedeste al beato Lorenzo di essere superiore agli incendi de’ suoi tormenti, e di dare la vita per Voi, più forte e più grande nell’amore al suo Dio, che il fuoco onde fu arso. Amen.
Sac. L. O.
(1) V’avevano pe’ Romani due specie di prigioni, la custodia privata e la pubblica: mercé la prima veniva assegnato quale carcere il domicilio d’un cittadino che rispondeva del prigioniero; oppure una camera appigionata, divenuta dimora di questo; e il prigioniero con una catenella veniva legato (braccio con braccio) ad un legionario, dal quale non si poteva staccare né dì, né notte, sicché dormivano e passeggiavano insieme. Tale fu la prigionia di San Paolo. Quanto poi alla custodia pubblica, essa non differiva dalle nostre
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carceri: il detenuto non poteva uscirne a passeggio; né godervi agio veruno.
(2) Questi detti significano, una volta che tu ti sia indotto a sacrificare agli Dei degli Imperatori, poco o niente mi cale che ti annunzi fondatore, capo e ministro d’una religione qualsiasi: ti consentiamo anche di dichiarartene pontefice.
(3) Questo dialogo del diacono e del Papa, nel punto di affrontar essi il martirio, suona d’una eloquenza sublime.
(4) Preziosa reliquia che si conserva nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, a Roma, unitamente alla lastra di marmo che le giacea sottoposta, nella quale sono visibili gli otto buchi in cui s’incastravano altrettanti piedi della graticola, come sono visibile le macchie indicanti lo sgocciolamento e infiltramento del grasso dei corpi che, sovrapposti, vi arrostivano.
Chi desiderasse di questi foglietti, si rivolga alla Tipografia San Giuseppe - Casa della Divina Provvidenza in Tortona.