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[Minuta]
Il
sac. Carlo Venturini, da Venezia, nel periodo di tempo che trascorse
presso gli istituti le
case della Divina Provvidenza, a Cuneo e in Tortona, fu oggetto di
osservazione che, in parte e brevemente, qui
espr faccio rilevare.
Devo
premettere che egli presso in
presso di noi si diportò sempre bene
correttamente, né ho affatto motivo di credere
pensare che esternamente (almeno a Tortona) non abbia tenuto condotta
meno degna.
La sua, per altro, non era la vita di un sacerdote, ma di un buon ufficiale, che sa stare al suo posto, secondo le buone norme della ospitalità.
Piuttosto gracile di corpo, come generalmente gli individui in cui predomina il sistema nervoso, mi pare un povero figliuolo oggi fuori di strada, dall’anima quasi atrofizzata da passione ormai fatta cronica.
Molle
di vita e vanesio Molto sentimentale e alquanto
vanesio: poco inclinato a lavoro che esiga fatica e forza d’animo,
mi parve è trastullo
di forte esaltazione che da anni egli non aveva
ha saputo frenare.
Nei
momenti di gioia come negli slanci fugaci di bene, è smodato: accas
presto accasciato, invece, davanti a prove non dure di
dolori
e a qualche contrasto: facile a vedersi contrastato
e
perseguitato,
e invece
allora violento: la sua anima mi
parve
m’è parsa come una di quelle case distrutte dal terremoto, che
dove spesso ciò che era
deve stare sopra sta giù sotto,
e ciò che dovrebbe stare sotto sta sopra: è un’anima in grande
disordine, affatto vuota di Dio.
Avrebbe
bisogno di solitudine e di lunga cura ricostituente e
per il corpo e per
più per l’anima.
… un
alibi morale. E per lavorio
forza di suggestione giunse
al punto ritenere
tentò di far credere più agli altri che a sé di non essere stato
libero nella scelta dello stato ab
initio
e poi
specialmente nei momenti supremi in cui ascendeva agli Ordini Sacri;
ma di essere sempre stato così moralmente fiacco e nullo di volontà
da essersi lasciato muovere
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come un automa da parenti che lo volevano prete.
Quanto,
in realtà, abbiano i parenti influito a farlo prete, io non so; però
ritengo che qui siamo davanti ad un caso in parte di autosuggestione;
ma che in fondo all’animo neanche il Venturini crede a quel che
dice abbastanza
singolare ma non meno evidente:
togliete di mezzo la donna o le donne, e il Don Carlo Venturini non
avrebbe
mai dubitato
dubiterà più di non aver ricevuto il sacerdozio di sua piena e
libera volontà e
libertà.
Forse
però avrebbe
altri dati altri
darebbe altri segni di aberrazione, e dolori perché non normale ma
tutta questa sua macchina si sfascierebbe.
Ciò
che ancora dolorosamente ho constatato è che ora,
la sua vita di sacerdote si è fatta, per lui e in lui, una cosa ben
triste e pesante, poiché egli non ha voluto volgere il primo bisogno
e dovere del suo cuore di sacerdote di
Dio
ad amare Dio e
la chiesa,
la Chiesa e le anime a cui si era consacrato.
Né
finché rimase presso gli Istituti della Provvidenza mostrò amore
alle anime.
Né
mostrò seria volontà di valersi di quel potere singolare e
incomunicabile che è tutto proprio della nostra santa religione, “di
poter indirizzare e consolare chiunque, in qualsivoglia congiuntura,
e a qualsivoglia termine ricorra ad essa”, e a continuare così con
sapienza
virtù cristiana e sapienza ciò che con qualche leggerezza fosse
stato
avesse intrapreso, o
abbracciato.
Con la buona volontà, con l’orazione ci
fu chi gli disse
coi sacramenti, gli ho detto ripetutamente egli
che egli avrebbe potuto dirizzarsi davanti a Dio, e ancora sentire
tutte le gioie e la santità della celeste vocazione al sacerdozio ma
nulla
anche non vi fosse stato chiamato o se ne fosse reso indegno; ma egli
vive solo di pane e pezzi
di senso.
Ma Egli vive
non di Dio ma di una vita fredda e di rammarico, senza Dio et non
percepit ea quae Dei sunt.
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Per
concludere: fisicamente
lo ritengo alquanto
alquanto malato cerebrale: spossato da suscettività nervose, forti,
affettive, in modo disordinato, e fin erotiche forse.
Intellettualmente,
niente,
niente di
la sua intelligenza che nulla ha più del mediocre, e
la sua intelligenza
manca di forza e di profondità.
Egli
non sarebbe mai capace di lunghe meditazioni, e
l’indomani dimentica i propositi e le proteste del giorno
precedente.
Vedendo
che non era suscettibile dal lato della
pietà, avevo tentato di
redimerlo con
aiutarlo prendendolo dalla larga persuadendolo a studiare onde
procurarsi un diploma da maestro; poi, fermatolo col lavoro delle
facoltà mentali, speravo fargli elevare lo spirito e portarlo più
in alto, in altri
più spirabil aere, con la divina grazia.
Moralmente,
la sua vita non saprei più
da che parte possa prendersi per tenerla su, non
parlo
nulla dico della vita
spirituale,
ho
già detto troppo, innanzi
già troppo ho detto, e prego scusarmi, se mai avessi trascorso:
nel dire.
Come
crisi, la sua non è affatto crisi di fede: egli
crede
tutto, e non
mai mostrò mai
di dubitare di alcuna verità della fede; benché, sotto
le armi,
fosse tra i sacerdoti militari di Cuneo più
facili a criticare
la
disciplina e
le disposizioni dell’autorità ecclesiastica, ma ciò si capisce
dal suo poco spirito.
Questi
poi
Quanto qui scrivo mi risulta da indagini da me fatte, a fonti sicure.
La
sua è crisi di cervello e di cuore: il suo cervello non sempre
funziona come dovrebbe, e al cuore egli non ha voluto saputo
da tempo tenere sopra ben forte la sua mano sacerdotale e
non la vuole tenere.
Se
il caro Don Venturini facesse qualche sforzo d’anima e pregasse,
certo
che la Madonna SS. lo salverebbe;
ma, pur troppo, a me parve un’anima muta: non prega:
è molto doloroso!
Preghiamo
noi per lui, e che la divina
misericordia del Signore voglia esser larga
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sopra
di me, povero
peccatore,
e sopra di lui, e su tutti i nostri fratelli sacerdoti. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.
Sac. Orione Luigi
dei figli della Divina Provvidenza
P. S.:
Dichiaro che io non ho mai confessato il Venturini.
Se in questa relazione avessi mancato di carità, che la carità di Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso abbruci essa tutto ciò che non fosse secondo il cuore di Dio. Amen.
...
donava facilmente con fissità gli occhi, come
quasi persona che non segua ragione, ma che va col romantico e più
in là, vivendo di sogni, di frequente trascorreva abbandonato
ad una melanconia che aveva
ha
aveva tendenze alla disperazione, e al suicidio ritengo, per
sovraeccitazione erotica.
Quando
parla, difficilmente il suo ragionamento fila, sembra ogni tanto di
vedere come
qualche
quasi una rotella del suo cervello che non funzioni normalmente, e
perché mancante di qualche dente, salta, o perché
che addirittura al cervello manchi addirittura
qualche ruota
rotella.
Che
egli sia
Se sia stato sempre
uomo persona
sempre equilibrato e normale nel passato, non so, ma
ne dubiterei molto
ma sarei portato a dubitare. Egli ha alterazioni intellettuali che
non sono
mi paiono da oggi: ha sragionamenti troppo marcati, per
essere
quali si notano in certi malati di malattie cerebrali sia nei
manicomi che
sia, talora tra
che nelle carceri o con
in giovani già molto
viziosi
ossessionati dal vizio.