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[Minuta]

che era un piacere una disperazione e un piacere

pel voltone del Duomo ché in là là quella povera cameretta da custode là sotto i tetti del Duomo di Tortona della cattedrale non ci stavano più e per neanche nel corridoietto non ci stavano non più.

E allora il nostro Vescovo, che è Monsig. Bandi, ci diede una Chiesa disse: “vi darò una Chiesa”, e ci mandò al crocifisso.

Ma come fare a tenere a posto e sempre fissi come zitti là sui banchi tutta quella turba di fanciulli così buoni e così birichini? e a tenerli solo per varie ore e sempre là in Chiesa senza giocare?

E allora il Vescovo, visto che non era pareva fuoco di paglia, dopo varî mesi che continuavano a venire disse: bene adesso vi darò da giocare! E ci diede dove farli poter saltare, e ci aperse le sue grandi braccia e il Suo cuore che è ancora più grande oh molto grande è il cuore di quel Vescovo! - e ci diede la Sua casa e anche il Suo giardino.

Immaginatevi dunque cento e duecento e fin trecento galan piccoli galantuomini, tutti fior di roba, si capisce, la più parte venuta dall’abbandono raccolta la più parte dalle

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strade, dalle piazze, dai giochi e divertenti pericolosi del vecchio castello, dall’abbandono di molti e messi che sovrasta Tortona, a dimostrare tutta la loro energia e abilità e portati là a prendere una specie di possesso invadente di quel povero giardino invadente in quel povero giardino del Vescovado sotto gli occhi del Vescovo stesso, quasi a dimostrargli chi fossero, e cosa fossero capaci sapessero fare di bello e con quanta abilità, prestezza ed energia destrezza.

Quel g messi là Quel giardino

Il giardino era sotto le finestre del Vesco d’un pal palazzo vescovile e l’oratorio dove si raccoglievano pel catechismo nell’ala stessa dello stesso Vescovado là entrò palazzo.

In quel giardino poi vi era ogni ben di Dio, molto di bello a vedersi e molto di buono a gustarsi.

Aiuole, disegni peregrini di mirto, sedie di mirto, piante, ciliege, pesche pergolato d’uva tutt’intorno tutto in giro ecc.

Monsig. Vincenzo Cappelli, il Vescovo di prima, l’aveva fatto lavorare per bene e adornare a svago di sé e dei successori.

Bene Ebbene lo credereste? in poche ore, di aiuole non ce n’era più, di sedie di mirto non ce n’era più, di alcune piante quei galantuomini avevan mangiata fin la corteccia e forse non neanche c’era più la radice - di vetri sani poi in quell’ala quelle finestre dell’Episcopio che guardavano il giardino ce n’erano dovevano essercene rimasti ben pochi o forse più. Era una bellezza!

Anche la vicina casa dei Perosi là vicina ha sentito subito la venuta dei nuovi inquilini; la famiglia Perosi ebbe i suoi vetri rotti ma non sì brave sassate lanciate a titolo di saggio e di complimenti per così quel primo giorno d’inaugurazione ma non si sgomentò per così poco e ci aiutò sempre; e il suo Marziano diventò senz’altro il braccio destro nei momenti più difficili: e ancora l’organizzatore e il pittore e il nostro musico Don Lorenzo, allora borghese, portava dalle Sacramentine di Vigevano il Sacro Cuore di Gesù da porci sul petto al celebre e insuperabile pellegrinaggio di Monte Spineto.

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In breve Il giardino del Vescovo era dunque diventato dunque una bell’aia senza bisogno affatto di operai s’era fatta una vera pista di giardino, qualche alcune piante però restavano ancora rari nantes qua e là, del resto di giardino più nulla! più nulla.

Ma C’era però una cosa: l’Oratorio! sì l’Oratorio festivo inaugurato in quel modo e nientemeno che alla presenza dello nientemeno che di due Vescovi: del nostro Vescovo Monsig. Bandi e di Monsig. Daffra allora Vescovo eletto di Ventimiglia.

Sì, tutto era scomparso, si puòdire tutto era scomparso di guardino Ma c’era finalmente l’Oratorio! quell’antico e benedetto Oratorio festivo di S. Luigi che pareva una baracca, che forse era anche un po’ una baracca, ma che ha impedito tanto male e ha fatto tanto bene ai fanciulli di Tortona!

Oh quanti vi sono ancora che lo ricordano ancora con rimpianto!

Ebbene, miei cari amici, quella baracca fu appunto quella baracca quell’Oratorio festivo la culla della minima nostra minima Congregazione “L’Opera della Divina Provvidenza”. L’Opera, la quale che nacque si può dire in casa del e in quel così si può dire ai piedi del Vescovo e in casa del suo Vescovo.

Quest’Opera, che portata da un grande vive a diffondere, specialmente nei piccoli e nei poveri, un grande e dolcissimo amore verso il Papa Gesù Cristo e il S. Padre, benedetta dal Vescovo diocesano e venire anche benedet diocesano, si diffuse, piantò varie case a bene della gioventù, fu vista anche molto bene dal S. Padre Leone XIII, che la incoraggiò e la volle in Roma, a diffondersi e a fare del bene e Le volle pure affidata la colonia Pontificia della Petrara, in quel di Orvieto, e così andò piantando qua e là le sue tende piano piano per mirabile disposizione della Divina Provvidenza in varie parti d’Italia, dalla riviera ligure occidentale della Liguria, dove tiene a S. Remo un fiorentissimo convitto con le istituto con scuole dalle elementari…