V084T006 V084P009

[Da copia dattiloscritta]

San Remo, 10 Marzo 1940. XVIII

Carissimo Monsignore,

Il Signore sia sempre con noi!

Ho letto la Sua del 16 gennaio, che si riferisce ai poveri preti, i quali, caduti in qualche errore, si trovano ripudiati da tutti.

Caro mio Monsignore, non recuso laborem, ma ora tengo già oltre 50 di nostri fratelli lapsi per un verso o per un altro; ancora jeri ho risposto ad un Vescovo che mi mandasse pure un suo Parroco, che ha fatto un viaggio di nozze, e che non potrebbe più stare in Diocesi, dove s’incomincia a sapere... Il Santo Padre mi ha confortato per quest’opera e mi ha dato consigli pieni di illuminata saggezza, e così Cardinali e Vescovi, e col divino aiuto, parecchi si sono riabilitati, e fanno bene.

Le dirò che ne ho un po’ da per tutto, riabilitati e non ancora riabilitati, già in abito talare e chi ancora in borghese: ne ho che fanno da sacrista, da portinaio, da tipografo, da infermiere, da professore: ne ho che lavorano e altri che non ne vogliono sapere, e solo pensano alla mensa e a sfuggirsela in bicicletta, chi studia e prega e chi non parla che di politica e di sport: chi ha olio nella lampada e chi ne ha molto poco, forse alcuni non ne hanno mai avuto, e penso mancassero di vera vocazione.

Per essi la Divina Provvidenza mi diede di aprire alcune Case apposite, tra l’altre anche quella di Villa Eremo presso Varallo, che, prima, pareva dovesse prendere Lei, Monsignore, pel Sanatorio del Clero. Però i Sacerdoti lapsi non è sempre bene tenerli uniti. Ad alcuni cambio nome, li faccio chiamare col cognome materno e col secondo nome di Battesimo, - quelli ad esempio che sono ricercati da donna con cui convissero o quelli già condannati dalla galera per debiti clamorosi. - Parecchi li ho nelle mie Case di America e in Colonie Agricole.

V084P010

Avrei potuto fare di più, e, col Divino aiuto, farei ben di più per questi e per altri, ma, - lo dico con dolore - non sono aiutato!

Tolto il Santo Padre e, per alcuni, il S. Officio in genere, gli altri, dopo che se ne sono liberati e me li hanno buttati sulle braccia, non se ne ricordano più: rimanga a Lei!

Ora Ella, caro Monsignore, vorrà comprendere che, non posso togliere il pane ai miei Chierici, agli orfani, e altri ricoverati. Con la crisi, il pane è già tanto scarso e tutte le parti fonti della beneficenza si vanno inaridendo. I preti caduti danno già tanto da fare anche senza dover pensare a vestirli e mantenerli. E non ci si può dare un vitto qualunque, né si riabilitano usando grettezze, Ella mi comprende.

Ora io non potrò fare di più, caro Monsignore, le mie braccia sono troppo gravate, non reggono più! Non mi rifiuto, ma bisognerebbe intenderci bene su tutto.

Preghi per me, e mi abbia fraternamente in

Ns. Signore e nella Santa Madonna.

     Sac.te Luigi Orione

     della Div. Provv.