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[Da Copia dattilografata]
[12. 3. 1938.]
A Sua Maestà
Il Re Imperatore Vittorio Emanuele III
Il 19 Marzo 1924 il Sacerdote Don Luigi Orione, Superiore della Congregazione intitolata Piccola Opera Della Divina Provvidenza, con l’aiuto di pii benefattori, aperse in Genova un ricovero per quei poveri che non potevano essere accolti in altri istituti di beneficenza: infermi, incurabili, vecchi, orfani, invalidi al lavoro, di ambo i sessi, di qualunque età e paese, di qualunque Credo e anche senza religione alcuna, purché avessero un dolore e urgenza di ricovero.
La voce del popolo denominò quella Casa di carità, “Piccolo Cottolengo Genovese”, forse perché si aperse ad accogliere tutti i così detti rifiuti della società, come al Cottolengo di Torino.
Dopo qualche anno, graziosamente il Comune concesse alla nascente istituzione un locale di sua proprietà, annesso alla Chiesa di Santa Caterina, in Via Bartolomeo Bosco 2b, locale lasciato tuttora a disposizione della pia opera.
Dagli inizi insino ad oggi sono stati ricoverati ben poveri, amorevolmente assistiti dalle Suore della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Il “Piccolo Cottolengo Genovese”, umile nella sua origine, è noto universalmente a Genova per il bene che compie, per l’assistenza che prodiga ai poveri reietti, al modo stesso, sebbene finora in più modesta misura, della grande opera del Cottolengo.
Come l’opera del Cottolengo in Torino non ha rendite fisse di capitali, ma svolge ed attua la carità con le offerte che quotidianamente affluiscono ad essa da parte di benefattori, i più spesso ignoti, e così fa il Piccolo Cottolengo di Genova: vive della stessa fede e dello stesso amore.
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L’esperienza di ormai quattordici anni affida che questo provvido rivo della carità cittadina non verrà meno nello avvenire.
Frattanto l’ora fu
con suo testamento in data
pubblicato addì
disponeva a favore del Piccolo Cottolengo Genovese un cospicuo legato di cui onerava l’erede istituito nella persona dell’istituto dei ciechi Davide Chiossone di Genova.
L’ammontare di questo legato è stato calcolato in lire .
Ma il testamento del Sig. pone l’erezione del Piccolo Cottolengo Genovese in ente morale come condizione del proprio legato. Onde tale erezione è chiesta oggi dal sottoscritto non per una comodità, ma per dovere e per una necessità assoluta ed imprescindibile. Né ciò soltanto, ma avvi la possibilità che altre disposizioni analoghe, o per atto tra due o per testamento, siano fatto a beneficio della Pia Istituzione. Sembra al sottoscritto che questa abbia a giustificare ampiamente la presente richiesta di riconoscimento giuridico del Piccolo Cottolengo Genovese.
Ragioni dell’istituzione.
Numerose sono in Genova le Istituzioni di pubblica beneficenza ma la particolarità degli Statuti che reggono ciascuna di esse, non consente forse sempre quella elasticità e prontezza nel porgere il necessario soccorso ai diseredati che offre l’Opera del Cottolengo a Torino, e che pratica il Piccolo Cottolengo Genovese.
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E, invero, Esso non chiede al povero che batte alla sua porta né la documentazione della sua miseria, né il certificato di legittimità dei suoi natali, né la fede di battesimo o di cresima, ma va con idee larghe, consone ai nuovi tempi, e si adopra a soccorrere tutti, giusta il concetto Dantesco “la nostra carità non serra porte”, solo animato dall’amore infinito di Dio e degli uomini nostri fratelli.
In un periodo di così rapide trasformazioni nella situazione economica del popolo, si appalesa quanto mai idoneo a lenir la miseria che pur sempre sorvive, ad onta delle mirabili attuazioni della assistenza sociale operate dal Regime, che è riuscita ad eliminare tante sofferenze del popolo.
Né, d’altra parte, si ravvisa inopportuno che possa continuare ad alimentarsi la fiamma della carità cristiana che dinnanzi allo spettacolo delle sofferenze degli umili si fa più viva, e provvede con quel “tacer pudico” che è proprio dell’Evangelo: “non sappia la sinistra ciò che dà la tua destra”.
Criteri informativi dell’ordinamento proposto
L’esperienza fatta durante quattordici anni ha dimostrato come sia riuscita pratica ed efficace l’assistenza prestata ai poveri più abbandonati presso il Piccolo Cottolengo Genovese dalle Suore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e dai Sacerdoti della stessa Congregazione, dal sottoscritto fondata e diretta. Analoga esperienza, la quale dura ormai da un secolo, è stata fatta a Torino nella Piccola Casa fondata da Don Giuseppe Cottolengo.
Questa esperienza dimostra la saldezza della disciplina e lo spirito di sacrificio a favore dei ricoverati che anima coloro che li assistono, e che a loro danno, sino all’olocausto di se, sostentamento e ogni cura.
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Per questo il sottoscritto umilmente chiede alla Maestà Vostra e al R. e I. Governo che abbia ad essere assicurata la continuità del presente ordinamento, e che il “Piccolo Cottolengo Genovese” venga riconosciuto in ente morale sulla base stessa delle tavole statuarie, onde fu riconosciuta la Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino, volgarmente conosciuta sotto il nome di Cottolengo.
E qui ritengo doveroso far conoscere che il Piccolo Cottolengo ha, in Genova, sei Case e vive di giorno in giorno, affidato alla Divina Provvidenza, e non ha debiti. Umilmente chiede di mantenere il suo spirito di vocazione, che vuol essere spirito di evangelica semplicità, di fede e di un amore senza limite verso tutti, credenti e non credenti, poiché tutti abbiamo lo stesso Padre celeste, che è Dio, e tutti dobbiamo amarci da fratelli.
Come Sacerdote e come italiano io vengo rispettosamente alla Maestà Vostra con questo ricorso, spoglio di forme, in tutta semplicità e grande fiducia, sicuro di incontrare buona accoglienza, non per quel poco di bene che ho potuto fare - il che, del resto, era mio elementare dovere, - ma per la bontà del Vostro cuore, e per il fine profondamente umano e altamente cristiano, sociale e italiano delle istituzioni stessa, questo ricorso