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[Brano di lettera]

         Venezia

Imporre d’autorità che sia accettato, non lo devo fare.

Qui di tuo fratello si sono fatti un concetto come d’un ragazzo volubile, che poi farebbe qui come fece a Tortona per gli studi. Cosa vuoi? Siamo così: quando d’una persona ci siamo fatto una convinzione, e la persona non ci sta più sotto gli occhi, è difficile cambiare opinione.

Senti, caro mio; il mondo è largo e di officine ce ne sono tante; il Patronato lo trasferisca in altri Istituti, o gli dia pure altra destinazione. Non è mica necessario ch’egli proprio debba fare il Meccanico da noi. Ti pare?  

E così anche tu avrai finito di affliggerti, pure con mia pena, non per me, ma per te, poiché fa sempre male a sentire gente che sta male, o si lamenta, e trascorre nel dire.  Dove ho potuto dire una buona parola per tuo fratello, l’ho detta: dove ho potuto dargli un conforto l’ho fatto.  Ha migliorato e mi pare d’avertelo già scritto.

Ho finito.

Iddio ti dia ogni bene.   

Tuo in X.sto      


Sac. Orione