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[Minuta]

il 28 Giugno 1910


a Mg.r Pietro La Fontaine a Roma

Caro Monsignore,


Ella si sarà certamente meravigliata che ancora non abbia ancora risposto ai suoi auguri, i quali mi portarono un’onda di vero conforto: io ci pensava cento volte al giorno, non aveva bisogno sperava anche di scriverLe a lungo, poiché, dopo alcuni giorni, vidi che svaniva di poterla venire a ringraziare di presenza. Invece Ho Aveva inviato un memoriale a Sua Eminenza il Card. Seg.r di Stato sulla mia dolorosa situazione qui come Vicario, con e vi univa una lettera dove diceva che io mi metteva ai piedi del S. Padre, senza desiderio ma dicendo che solo desiderava fare ciò che Egli voleva da me.

Pregava però il Cardinale di dirmi una parola sicura, poiché è vero che il Papa mi disse di tornare, ma, scadendo ora il mio anno, qui un gruppo di Sacerdoti influenti si aspettano che io me ne vada.

Ho scritto così al Cardinale non solo per la mia insufficienza ma per delicatezza, per dare a Roma modo di licenziarmi essere licenziato, quando poiché qui Roma avesse creduto bene farlo, dopo che mi risulta di sicuro che l’Arcivescovo ha parlato col S. Padre poco favorevolmente.

Così poiché qui si dice da persone bene informate che l’Arcivescovo abbia ne parlò al S. Padre, quando venne ultimamente a Roma per liberarsene: ora non vorrei vedermi licenziare comparire sul tavolo della Curia un biglietto di ringraziamento e licenziamento dall’Arcivescovo.

Ma il Car Sua Eminenza il Card. Segretario non, mi rispose, ma avendo il Don Cribellati nel venir qui veduto veduto il Papa S. Padre, il Papa saputo che veniva qui




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gli disse: Ditegli che lo saluto, che si faccia coraggio, e che abbia pazienza, pazienza, pazienza, che colla pazienza si fanno i miracoli. Egli certo aveva saputo o letto il memoriale, inviato qualche settimana prima, che era assai grave. Ora il fine di quel mio scritto faceva fa non avendo io detto tutto, che cioè intendeva con esso spianare le vie a Roma e darle un bel modo per di ritirarmi di qui, se lo credeva, senza aver essendo col 24 festa di S. Giovanni alla scadenza del mio anno per cui fui nominato e accettato dall’Arcivescovo, forse non fu inteso. - Intanto io so che qui hanno già pronto un Vicario pronto e parecchi che aspirano ad esserlo: ancora stamattina il domestico di Monsig.r Arciv. (che sa tutto ciò che sa l’Arcivescovo) domandava a Don Albera quando il Vicario parte: nell’udienza che ebbi stamattina con Monsig.r Arcivescovo, egli mi domandò quando conto di partire: qui io sono una spina al cuore io gli ho detto risposto che ho quas non ho ben determinato. Doveva andare a Cassano Ionio, ma non mi parve bene assentarmi, perché non mi facciano un giochetto: se me lo vogliono fare, voglio amo essere presente.

Ora mi dica: cosa devo fare? Se si ha intenzione che ancora continui che resti non sarebbe bene che almeno io avessi in mano uno scritto riservato da produrre in caso mi si facesse qualche figura?, oppure non mi pare converrebbe far capire questo all’Arcivescovo che si fa giustificare .

. ..forse non mi hanno risposto perché stanno cercando come chi sostituirmi o perché parve loro che avendomi giâ detto di fermarmi qui, quella mia domanda fosse un fuor di luogo