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[Da copia dattiloscritta]
Da Roma, 28 Novembre 1914
Dal Numero Unico dell’8 Dicembre 1914
Nel Giubileo Sacerdotale di Monsignor Ambrogio Daffra,
Vescovo di Ventimiglia.
Se potessi mai riuscire a porre in rilievo, sia pur brevemente, la grande figura di Monsignor Daffra, Vescovo di Ventimiglia e gloria della Diocesi di Tortona, sarei certo che le mie parole sarebbero un canto di amore a Dio, alla Madonna e alle anime; ché Dio e la Madonna e le anime sono tutta la vita di Monsignor Daffra. Raramente ho provato, davanti agli uomini, ciò che ho sentito in me, trovandomi davanti a questo mio buon padre, a questo insigne benefattore della nostra piccola Congregazione. Quale dolce immagine di Vescovo! C’è in lui della mitezza di San Francesco di Sales e dello zelo dell’apostolo; c’è lo spirito di devozione alla Madonna che ricorda il fervore di San Bernardo, e vi è l’umiltà del Borromeo. La sua parola modesta nella forma, è improntata a tanta fede, a tanta unzione che comanda il riserbo, e trova le vie del cuore; pochi come lui, che sappiano, con maggior efficacia e amore, parlare di Maria Santissima, della necessità della preghiera, e della vita spirituale. Dove egli passa, un angelo che porta a Dio.
Quanta ascensione di anime al soffio della sua voce; quante lagrime versate nel solco profondo che il male scava nelle viscere della vita! Anche quando egli è stanco, e la sua voce è fatta roca, il suo accento prende una vibrazione quasi sovrumana; tutto allora in lui parla: lo sguardo, il gesto, la fronte; è desiderio di rigenerare il mondo per la grazia di Gesù Crocifisso; è appello ai peccatori: è appello a Dio per tanta miseria, è lamento di
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Pastore afflitto, che getta le sue speranze nella Madre di Dio: è vigile scolta che grida dalle alture del Sacerdozio per indicare gli scogli: è luce di fede e virtù di apostolo che arde.
A dire di lui la mente ed il cuore mi si confondono in un eguale sentimento di amore, di venerazione e di gratitudine. Per felice combinazione si venne da poco a conoscere che sono oltre dieci anni dacché il Santo Padre lo nominava Conte Romano, Prelato Domestico e Assistente al Soglio Pontificio: non si era saputo mai nulla da Monsignor Daffra.
In tempi in cui l’umiltà e la semplicità vanno morendo nei cuori, quanto è bella, quanto è grande la figura di questo uomo di Dio, che serba nascosti nell’umiltà i tesori del suo Signore! Ma la vita dei santi splende nel silenzio, e i loro giorni somigliano ai raggi placidi del sole che ci brillano più intensi e coloriti dai culmini frastagliati dei monti, quanto più tentano nascondersi dall’orizzonte. A lui Vescovo umile e grande, vadano fervidisimi, pel prossimo Suo Giubileo Sacerdotale, i voti e gli auguri della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Sac. Orione
Superiore dei Figli della Divina Provvidenza