V085T136 V085P128
[Lettera]
+ Anime e Anime!
Tortona, il 26 Giugno 1925.
Caro Don Gatti,
Pax Christi! è un ora neanche che sono tornato da Roma; dove mi recai una settimana fa, d’urgenza, perché il Senatore desiderava che i nostri quattro partenti per Rodi, partissero il 20 corr.. Poi si decise pel 27 (domani), ma anche domani non partiranno. Quando giunsi a Roma, il Senatore già era tornato a Torino, e mi lasciò una lettera con cui sollecitava la partenza.
Ma
Don Bruno volle un altro
Chierico diverso per assistente, e non quello già destinato, e già
provvisto di passaporto. Io poi ho potuto aggiungervi anche un altro
giovane da lavoro; ma questi, essendo già di leva, per ottenergli il
passaporto ci vogliono pratiche più laboriose. È però un ottimo
elemento, sotto ogni riguardo.
Così ora sono ancora due che mancano di passaporto, e si sta facendolo. Quando potranno partire, non so; telegraferò alla loro partenza che (spero) sarà ai primi di luglio.
Chi si interessa dei passaporti è l’Ufficio della Italica Gens di Roma. Così quelli che vengono sono i seguenti: Don Bruno, il Ch.co Filippo Ottavi, quale assistente, e due giovani da lavoro, abili, forti e buoni.
Qui oggi ho trovato la sua lettera del 16 Giugno e il Suo telegramma.
Va tutto bene, li manderò appena avranno i passaporti, e La preverrò. Essi poi si atterranno alle avvertenze e norme che Lei dà, molto saviamente.
Quanto al liberare Lei, al più presto, come ripetutamente mi ha scritto, farò come mi dice.
Anch’io desidero che Lei ritorni il piû presto, tante volte capita di dovere prendere un consiglio, e non c’è nessuno.
Siccome è inutile piû pensare a che partano domani (27 Giugno) quindi altri otto giorni ci vorranno prima che s’imbarchino, poi sei o sette giorni ci vorranno di viaggio,
V085P129
quindi
ora, in queste due settimane prima del loro arrivo, Ella avrà tempo
a completare almeno
i lavori piû
urgenti;
una branda ciascuno e un fornello per farsi un po’ di cibo, dato
che non si potesse fare di piû,
li troveranno.
Sono anch’io del Suo parere, che cioè non si deve abusare della ospitalità dei Francescani.
Ho letto jeri delle accoglienze all’On.le Grandi e la inaugurazione della Chiesa di S. Giovanni, e ho pensato: là in mezzo a tutti quei grandi, ci sarà stato anche il nostro Don Gatti.
Ed ora Le dò una triste notizia: è morto Don Ravazzano. Io ebbi un telegramma di Don Perduca a Roma che mi diceva: Domattina sepultura D. Ravazzano.
Ero fuori per Roma e rientrando in casa, a sera tarda, trovai il telegramma. Anche prendendo un direttissimo con la 2.da sarei giunto a Novi a mezzogiorno. Gli ho detto la Messa, e qui sono andati Sacerdoti e ragazzi col gagliardetto abbrunato.
Che Dio gli dia tutta la gloria del Paradiso! Saprà che è pure morto il papà di D. Sterpi. Don Ravazzano ero andato a trovarlo due volte e anche Don Sterpi ci fu.
Così, uno dopo l’altro, ce ne andiamo! Ho ricevuto a Roma un biglietto di codesto Rev.mo Prefetto Apostolico. Già ero stato a cercarlo a S. Antonio, poi gli avevo lasciato una lettera, nella speranza di ossequiarlo prima che partisse. Allora Egli era fuori Roma.
Voglia riverirmelo tanto.
Finisco per spedire subito; chissà che, viaggiando tutta notte, non giunga questa mia ancora a Brindisi a tempo a prendere il postale di domani per Rodi? Preghiamo a vicenda!
Coraggio, caro Don Gatti! Iddio e la SS. Vergine La paghino di quanto fa per noi!
Suo aff.mo in G. Cr.
Sac. Luigi Orione d. D. Pr.