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[Minuta]
27 / XI – [1]938
Una forza scientifica
Abbi
La Chiesa ha numerosi nemici, nemici per ignoranza, nemici per
malignità. Essi sollevano contro di noi diverse accuse – tra le
accuse
l’altro accusano che
la nostra fede che non si presta, peggio che sia contraria allo
sviluppo della scienza, a quel movimento di idee che si svolge coi
secoli e procede colla civiltà.
I nostri nemici ci paragonano alle mummie dell’Egitto, circondate di fasce, in una immobilità assoluta, entro tombe chiuse ad ogni spiraglio di luce.
Considerano la nostra fede - questa fede che ha cantato etc. - come un vecchio insegnamento in contraddizione coi postulati della scienza e colla vita dell’umanità.
Essi dichiarano, con dignitosa compiacenza, che è finito il regno della fede che siamo entrati nel periodo scientifico, nel periodo positivo, libero da tutte le superstizioni del passato, che non bisogna piû ingombrare con le memorie di tempi trapassati le vie per le quali s’inoltra la umanità!
Costoro
risospingono la società verso
il paganesimo.
Essi, per ignoranza, o per malignità non conoscono l’immortale
gioventù della nostra fede e della Chiesa non conoscono la loro
perpetua sua
fecondità.
La n/ fede è sempre giovane e tutte le scienze trovano sussidio dalla n/ fede: bella, immortale, benefica Fede, ai trionfi avvezza scrivi ancor questo.
Noi siamo tutt’altro che chiusi alle voci della cultura e della scienza: noi non ci fermiamo a formule invecchiate, precisamente come il giudeo che recita i versetti della Bibbia, come il maomettano che balbetta le parole i versicoli del Corano.
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Noi, o miei Chierici, siamo e vogliamo essere uomini del nostro tempo, uomini e militi non indegni di quella Chiesa che fu sempre ed è cultrice di ogni progresso e di ogni scienza: noi siamo e dobbiamo essere le guardie giurate della fede e della Chiesa, ma, anche per questo direi appunto per questo siamo e vogliamo essere a contatto colle idee che corrono, che si svolgono fra gli uomini, che progrediscono col progredire della civiltà. Il vero cattolico e il clero non è non può essere straniero a nessuna verace cultura, a nessun verace progresso a nessuna scoperta, anzi tante ed il più delle volte l’uomo di fede e il clero stesso, specialmente il clero regolare è l’inventore e lo scopritore basterebbe ricordare nella astron. P. Secchi, P. Denza, P. Alfani.
No, non è la Fede che ci vieta di amare la scienza, ma è anche per la nostra fede che voi, cari miei Chierici, dovete amare gli studi, amare la cultura, ma cultura non superficiale, non una cultura – vernice ma una cultura soda, come deve essere soda la vostra pietà, una cultura vasta e profonda.
Per la fede voi dovete amare lo studio e la scienza, amare la cultura e la scienza di un amore santo, appassionato, generoso: amare la scienza per ragione della nostra fede, amarla per valervene alla causa della verità, della fede e della salvezza degli uomini; amarla per sé stessa, per Iddio, - Deus scientiarum Dominus, - per il bene che la scienza avviata dalla fede, da Dio, illuminata da Dio, può recare al mondo per mezzo nostro.
La
scienza per noi ha una potenza, una bellezza immortale: è
l’insegnamento di Dio, è la spiegazione dell’opera di Dio: è
come una luce divina che brilla attraverso le nubi, ma che conserva
anche nei più lontani riflessi qualche cosa della chiarezza, a
della bellezza e della sapienza di Dio.
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Bacone:
la
molta scienza porta
conduce a Dio, la poca scienza allontana da Dio.
Leibniz scrisse: Io amo la scienza perché mi da di ritto di essere ascoltato, quando parlo di Dio.
Nessuna incompatibilità tra la scienza e la fede, che sono raggi dello stesso Dio raggi che splendono su la fronte di Dio a bene, a guida, a salvezza della umanità.