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[Minuta]
Don Bosco
Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Joannes.
S. Giov. Ev. I
Bello questo bifolco che, nel mestiere così vile
umile di menare le pecore al pascolo, innalza la mente nobilissima a
speranze e a disegni sì grandi che passano la nazione dov’egli
vive e l’età sua!
Don Bosco! Uomo d’idee grandi come grande la carità di Gesù che infiammava l’anima sua di educatore e di apostolo, dalla meditazione e dal crocifisso trasse la vita e la forza per se e per i suoi.
Il più umile e il più attivo degli uomini che abbia mai conosciuto:
semplice e affettuoso; gagliardo nel volere; ardente di pietà;
esperto nel saper valersi di tutti per fare del bene e di tutti i
rami dello scibile per educare, Lui,
fu veramente il sacerdote di Dio, il sacerdote dal cuore vasto senza
confini!
In lui lo spirito di Vincenzo de’ Paoli e di Francesco il poverello di Assisi: la carità che animava e accendeva l’anima di Paolo: Charitas Christi!
Di fede incrollabile in quella Divina Provvidenza che veste di
piume gli angeli del cielo: parve
fu salutato apostolo della gioventù e amato come e
mandato dal Signore:.
sacerdote Prete
altrettanto modesto quanto santamente straordinario, piena
anima fervente e piena dell’amore di Cristo verso tutti, senza
distinzione di classe, ma specialmente verso la
gioventù povera e abbandonata i figli pov
poveri e abbandonati! sul suo cuore ogni anima trovava un conforto,
ogni lagrima una consolazione, ogni orfano un padre, una madre, e
qualche cosa di più!
E lo sa bene chi scrive, o figliuoli della Provvidenza!
Non si piò pensare a D. Bosco senza vederci innanzi un mondo di cose
e di istituzioni. Lui per le strade
Torino a raccogliere i monelli di Porta-Palazzo, e ne’ ritiri della
benefica Marchesa di Darolo a confessare: lui nelle carceri con D.
Capasso, e negli oratori festivi dove i suoi birichini gli rompono
tutto, e vanno crescendo a dismisura, e irrompono come fiamma per gli
atri di Valdocco e per le strade.
Là, sull’erba dei prati, confessa
D. Bosco confessa, poi giuoca, predica, insegna il catechismo, canta,
suona. Apre laboratori di arti e mestieri, dove esso prega e lavora
giorno e notte,
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e
dove insegna [a] pregare e a lavorare: e
insegna come si fa a riformare i costumi e la società: - e vi cresce
una un esercito di
giovanotti di fibra e di fortissima
fortissima fede,:
vedeteli là: li ha dirozzati, li ha istruiti, li ha fatti buoni
cristiani e buoni cittadini, ha dato loro il pane di
questa vita del corpo e il pane dello spirito, e di
più in se stesso ha dato loro un padre! – Ecco D. Bosco.
Ma la sua carità non è sazia, e più fa e più vuol fare: e più
salva anime, e più di anime ha sete! Fonda ospizi, crea sezioni di
studenti e di chierici, innalza duecento e più collegi e cento e più
chiese. Scrive su giornali, più ill
con sorge a difesa della fede con libretti e fogli
popolari, esce con le letture cattoliche contro gli errori dei nostri
poveri fratelli i protestanti. Si attenta ripetutamente alla sua
vita, e Lui va, e colla dolcezza di Francesco di Sales vuole
convertire gli stessi suoi nemici, e coll’amore
colla mansuetudine e colla grazia del Signore apre di fatto gli occhi
a molti erranti.
Amabile e soave tocca il cuore di tutti: anche i nemici s’inchinano
a D. Bosco e lo aiutano.
davanti a lui, e aiutano l’opera di D. Bosco.
Padre della gioventù ne intende i bisogni, ne penetra l’avidità smodata del leggere, e sta levato la notte, e scrive per i suoi figliuoli.
E dalla sua penna escono storie attraenti, biografie edificanti, libri di pietà, narrazioni istruttive di viaggi, e quante altre svariate pubblicazioni sa ideare la sua carità santa e ingegnosa.
Pubblicazioni tutte schiette e franche nella fede, popolari e pur sempre corrette, olezzanti un’amabilità soave, una delicatezza squisita.
Scrittore cattolico e operoso, aveva
ebbe sempre il papa in cima alla sua fede e al suo cuore di prete.
Inizia la La sua
carriera nella stampa la inizia col pubblicare le vite dei papi dei
primi tre secoli. Fra tante svariatissime occupazioni vi
dà sono oltre cento fra le opere ed operette che vi
dà indirizzate tutte a rafforzare la fede e
o a ravvivare l’amore al Vicario di Gesù Cristo: monumento ad un
tempo di erudizione storica e di affetto filiale verso il gran Padre
dei fedeli.
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Di notte scrive libri di racconti e di
storia,. Scrive di aritmetica e di musica, e fra i
primi ad introdurre il sistema metrico decimale nelle scuole.
Risponde a centinaia di lettere al giorno che gli giungono da ogni
dove, sempre sereno, sempre tranquillo, come se nulla avesse da fare!
Quanto lavoro! Ma non basta all’attività fenomenale e alla carità di D. Bosco.
Stampa i classici italiani e latini e greci, apre scuole
ginnasi e tecniche proprie, licei e normali, scuole
officine per le arti tipografiche, fonderie di tipi, fabbriche di
carta, asili, ospedali, lazzaretti per lebbrosi, laboratori
svariatissimi; scuole di musica e di
pittura , di fotografia.
Né qui è tutto D. Bosco. Si stringe d’intorno una famiglia di
figli nel Signore, forma una società di monache, e leva il
suo lo sguardo oltre i monti e oltre i mari d’Italia.
La carità non vede confini né differenze di popoli; le opere del
Signore si espandono come il lampo. Le case di
D. Bosco Salesiane si moltiplicano e D. Bosco è in
Francia, in Spagna, in Austria, nel Belgio, nella Svizzera, in
Inghilterra.
Dall’Equatore all’ultima punta della Terra del Fuoco: Don Bosco
non aveva redditi di sorta, eppure non una volta gli è venuto meno
il coraggio, non una volta si è perduto di fede: lavorava come se
Iddio non avesse dovuto pensare a lui; ma lui fidava tutto in Dio. La
fede incrollabile e la
fiducia che aveva nella divina Provvidenza era
illuminata, era tutto, erano illuminate, erano tutto.
Quando ci andavamo a confessare si veniva via che si aveva il cuore più buono, più grande, dilatato….eravamo piccoli, e la sua carità ci trasformava, ci faceva giganti; - e chi non si sarebbe sentito pronto a qualsiasi sacrificio e a dare mille volte la vita per D. Bosco?
Oh erano pur giorni beati!…Allora la fede era vita, la carità era
la fiamma del cuore!
Oh D. Bosco….come ti sento ancora!.. Come ti ho sentito l’altro jeri quando la mano del tuo successore si posava sulla mia povera testa!…nella sua voce ho sentito la voce tua, nella sua parola la parola tua, dolce amorevolissima!
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Là, davanti alla tua tomba, mi è parso d’aver veduto la tua figura veneranda, la tua santità affabile, attraente, tutta tenerezza, tutta ardore di carità divina!
Don Bosco!…oh quelle sere in cui parlavi ai tuoi poveri
figliuoli o D. Bosco, e la serenità del
tuo spirito illuminava l’anima!
O giorni santi, giorni belli della mia vita, o giorni dell’innocenza, perché non tornate ancora?
Allora non si sognava che mari da solcare e anime da salvare…, si pregava e si pregava tanto…, si supplicava a Gesù che ci avesse fatti crescere presto per presto poter lavorare, e correre a salvare su arene lontane i lontani fratelli!
Ora finalmente i mari sono venuti…e un angelo ne chiama a salvare
le anime nel nome del
Signore!
Ma in quei giorni in cui, benedetta dal Santo Vescovo la
povera l’Opera della Divina dove l’amata ai che
cui piedi è morta, la povera
l’Opera della Divina Provvidenza porterà le sue tende pacifiche
nella nella lontana
estrema lontana
Sicilia, là, a Castelnuovo d’Asti, a centinaia e a migliaia
accorrevano i tuoi antichi figliuoli
allievi, o D. Bosco! E si allieteranno attorno al vecchio casolare, e
nel monumento che l’amore dei figli ti ha innalzato, saluteranno la
le venerate sembianze del padre!
Oh ! D. Bosco! –
alcuni de’ tuoi figliuoli
poveri figliuoli là non ci
sarà potrà essere allora…
sarà
forse lontano..
Ebbene, ricevi questo cantico di riconoscenza e di amore…
E’ la voce del fig di
chi forse hai beneficato di più…di chi certamente non potevi amare
di più sulla terra!
E sia Sia l’inno del
tuo figlio lontano…l’inno che ti viene dal mare!
O Signore che susciti dalla terra l’inope,
il bisognoso e sollevi dal fango il povero: dal sorgere del sole al
tramonto sii benedetto
sii Tu Signore, che ci hai dato D. Bosco!