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+      Sia lodato Gesù Cr.!

Reggio Calabria, 27 / VII [1]912.

Monsignore Veneratissimo, [Mgr Cottafavi]

Mgr. Zumbo ha ricevuto la Sua Venerata lettera del 24 corr. e, perché dovette recarsi a S. Lorenzo, diede a me il gradito incarico di parlare a Mgr. Albera per la faccenda del Parroco di Giampilieri e di risponderLe.

Ho parlato dunque a D. Albera, il quale si è assunto di buon grado di scrivere al Parroco di Giampilieri, e mi disse che Le riferirà, quando dallo stesso riceva qualche risposta. -

Egli mi incarica di assicurarLa che detto Parroco ebbe oltre L.4000, per cui dice che V. Eccell. Rev.ma può stare tranquilla, che lo stesso nulla ha a ripetere.

A me poi venne in mente che V. Eccellenza mi pare abbia detto in quella circostanza che il Ministro Le ritenne non meno di L. 20.000 o 25.000 per la Chiesa da erigersi al Villaggio Regina Elena: chiesa che, infatti, sta sorgendo bella, e sarà la più ampia di Messina.

Mi pare quindi che, alle buone ragioni addotte nella Sua, possa anche, in caso, aggiungere che parte del danaro venne devoluto per la Chiesa del Villaggio Regina Elena, d'accordo col Ministro, e ciò a conferma ufficiale che Lei ne poteva disporre a vantaggio di quei paesi che non erano ancora stati sufficientemente provvisti.

Ora vengo al nostro terreno. –

Per quanto si riferisce al rogito, Mgr. Zumbo mi disse che egli, nei passati giorni, mentre io era a Cassano Ionio, si è obbligato a farlo non dopo il 7 Agosto, e mi lasciò di scriverLe questo. A me pare che, se esso si potesse fare il 4 Agosto, anniversario della elezione del nostro S. Padre, sarebbe una bella coincidenza, e quel giorno Lei potrebbe dare al caro nostro S. Padre questa bella notizia, e il Dopo-Scuola porterà il Suo Nome Augusto.

Però, Lei, caro Monsignore, faccia in Domino in Domino in Domino come Gesù La ispira: noi qui ne saremo sempre lietissimi con la dolce grazia del Signore.

La somma che il S. Padre e Lei nella loro bontà e saggezza avevano disposto perché ci fossero qui a Messina i mezzi di sussistenza, ecco che, in breve, col divino ajuto, non occorrono più per vivere: S. Prospero si mantiene da sé, e quasi anche Messina.

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Chi zoppica un po’ per i mezzi di sussistenza e per poter sostenere le spese dell'Oratorio è Tre Molini; ma la Provvidenza non ci abbandonerà.

L'ordinario stile della Divina Provvidenza è amareggiare dapprima, e magari farci patire un po’ d'appetito, ma poi ci fa piangere di consolazioni e non manca di mandare la pagnotta tutti i giorni, e delle volte, e anche dolcemente spesso, col pane manda anche il pesce. Ed il Signore è sempre Lui! è sempre il Signore.

È anche la pace e l'amore fraterno poiché ajuta: qui stiamo tutti benone, ma proprio benone. E sì che non manca mai, si può dire, il nostro piatto prediletto di tutte le Case: insalata di pomodori, peperoni e cipolla, l'insalata, diciamo noi, anticolerica: ebbene: chi è più sano e più felice di noi della Provvidenza? -

Pei vecchi, come il Professore, la Divina Provvidenza manda latte e roba sic, e così anche per Monsig.r Zagari, che è qui a dettare, a questi e a quelli di Messina qui riuniti, i Santi Esercizî. -

E così quando venne il Conte e pel nostro ospiste Mgr. Zumbo: c'è poi la Superiora di Sales e Donna Rosina, sua sorella, che sono proprio le Ministre delle Divina Provvidenza! Deo gratias! Deo gratias!

Come Le accennai siamo riuniti in S. Prospero per gli Esercizî, che durano dieci giorni: col 1° Agosto ricominciano le Scuole.

Sono così contento di questi S. Esercizî: Iddio mi confonde, caro Monsignore, mi confonde! Io ho quasi voglia di scappare, perché vedo questi figli che vanno avanti per la diritta via della mortificazione e della umiltà e orazione, ed io temo di ruinarli, perché non so più tenerci dietro.

Mi raccomandi alla Madonna: io non faccio che rifugiarmi nella Salve Regina.

Cara Madonna mia, non c'è più che Essa.

Dunque, come voleva dire più avanti, sono consolato che le Case possano vivere da sé, e che la somma sia impiegata in beni immobili per allargare il campo del lavoro.

E vedo come la mano del Signore che conduce le cose e le va come svolgendo con misericordia grande.

Già è una grande misericordia che qua dentro è un paradiso per la dolce unione dei cuori in Dio Signore nostro e tra noi fratelli, e vi è una dolce pace, grande e desiderio di lavorare a salvare anime.

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E qui anche il numero andrà man mano crescendo: e penserei di mettervi pure alcuni Chierici che frequentino il Seminario Arcivescovile pei loro studi; appena ad Ottobre si apra, - sono orfani di Noto e di Cassano che mostrano vocazione, e mi verrebbe

troppo gravoso inviarli sino in Piemonte.

Così, come Le scrissi, vorrei fare qualche cosa in Domino a Villa S. Giovanni, dove i Salesiani hanno risposto all'Arcivescovo che non possono accettare. -

Vorrei acquistare l'area su cui sorgeva presso la stazione il palazzo lasciato dalla Marchesa Cassibile al Cardinale Portanova. -

Quell'area la posso avere per sole L.1.500 più le spese dell'atto.

Gli eredi fiduciari sono i Canonici Leone e Quattrone, e Mgr Arcivescovo me la fa vendere.

Ma poiché era un bel fabbricato, io, per le leggi apposite di questi paesi terremotati, avrò diritto al mutuo - forse a 20.000 lire e anche più, per poter fabbricare.

Io sarò obbligato a fabbricare: ebbene? farò con quel mutuo l'Oratorio festivo per Villa San Giovanni.

Purché io faccia entro 4 anni dal terremoto: ed io farò subito, almeno comincerò: Iddio farà il resto.

Villa S. Giovanni è un centro importante, e diventerà più importante ancora.

Là l'Associazione del Barone Franchetti, di Gallarati Scotti e Comp. hanno piantate le tende e una biblioteca e un bellissimo Asilo. -

Lei, caro Monsig.re, potrà avere anche questa intima soddisfazione di avere provvisto alla gioventù di Villa S. Giovanni.

Ma Lei mi dirà: dunque, ci vogliono altri danari?

No, per vivere no, caro Monsignore: dico proprio che, se dovessi domandare per vivere, avrei vergogna.

Ma devo lasciarmi sfuggire una così bella occasione per piantarmi in Nomine Domini a Villa S. Giovanni?

Il danaro che riceverò lo investisco, lo immobilizzo.

E non domando tutto: no, no!

Ecco: io dovrei dare all'Arcivescovo, o meglio all'Opera pia L.1.500 (millecinquecento). Se Lei, invece di 8.000, credesse nel Signore di darmi L.500 di più, io con queste 500 fermo il terreno di Villa, perché non mi scappi, ché mi disse D. Albera che il Vicario domandò di acquistarlo lui poiché c'è un forte mutuo da introitare, ed io lo acquisto per Iddio, cioè per la gioventù da portare a Dio.

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Lei mi dirà: e le altre 1000? Lei, caro Mgr. Cottafavi, mi dia, se crede in Domino, solo 500: le altre la Provvidenza me le darà, io lo so che me le darà: stia tranquilla.

Così pianteremo un bel (non si spaventi) un bel triangolo: ma non di quella tale confraternita.

Reggio (con S. Prospero e i Tre Mulini): Villa S. Giovanni e Messina.

E poi... e poi. Chissà?

Chissà cosa farà la mia dolce Madonna, cosa farà la mia dolce Divina Provvidenza,   malgrado che il suo manovale costi così pochi quattrini?

Una Casa ajuta l'altra, quando sono vicine: vis unita fortior!

Ma, sopra tutto, lo Spirito Santo ricordo d'aver letto che dice: frater qui adiuvatur a fratre quasi civitas firma. -

Voglio con ciò dire che anche lo spirito religioso si conserva di più, quando sono vicini.

Caro Monsignore, mi viene da dirLe una cosa che la deve consolare assai nella Sua vita, e perdoni la mia libertà.

In questa società che nega tutto la Divina Provvidenza ha messo Lei a parte delle Sue decisioni: io mi metto piccolo piccolo piccolo ai piedi della Divina Provvidenza, e della Madre dolce del Paradiso e del Papa e della S. Chiesa e di Lei, Carissimo, più che Monsignore, Benefattore e Amatore di me e dei miei cari e poveri figli: io sono lieto di tutto ciò che Voi farete: io Vi benedirò di tutto ciò che Voi farete: io voglio, col divino aiuto, pregare sempre per la Vostra Carità. Ve la troverete in Paradiso, sì ve la troverete in Paradiso!

Dite a Vostra Nipote che preghiamo per Lei. Che non abbia paura che il Paradiso è bello!

Mi benedica e mi abbia in Gesù C. Crocifisso

Sac. Orione d. D. P.