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Messina, 6 Agosto [1]912.
Venaratissimo Monsignore, [Mgr. Cottafavi]
Faccio seguito ai miei tre telegr.
Non
potei scrivere subito dopo il primo
secondo che da Reggio la pregava
di soprassedere a mandare quaggiù procure per vendere i Padiglioni
di Gerace.
Stamattina, qua giunto, Le inviai altro telegramma poiché ritornato a Reggio jeri sera e ripartitone per tempo stamattina non ebbi tempo di mandarlo di là. -
Veniamo a quest'ultimo.
Ieri sera Mgr. Zumbo mi incontrò che dal ferry boat io saliva a S. Prospero, e mi disse che aveva stipulato l'atto, ma che malgrado la mia esplicita volontà espressagli più d'una volta e la lettera di V. Eccellenza, egli aveva creduto di intestare a me quel terreno.
Per me Le dico che fu una stilettata al cuore.
È vero che egli mi disse che Le aveva già scritto; ma quel benedetto figliuolo me ne combina sempre una più massiccia dell'altra.
Io dovevo per forza partire oggi per Noto perché dopo salgo su e il 16 sono a Torino.
L'ho supplicato che disfacesse se era possibile l'atto: fu un duplice errore, anche perché io avrò in testa mia per un trecento mila lire in beni, e, a parte il pericolo di un incameramento che mi fa pensare, la mia vita non mi pare che sarà più tanto lunga per cui ci sarà da pagare assai al governo. -
Ne io poteva rifiutare gli altri beni, poiché li ebbi in eredità la maggior parte, a scopo di bene, si capisce.
Intanto io Le domando di grande cuore scusa e perdono di ciò che è avvenuto, benché contro mia volontà, e vedrò quel che si potrà fare per mettere le cose come eran nel comune desiderio.
Seconda cosa, ma assai importante, per cui mandai quell'altro telegramma.
Veda che la combinazione fatta da Mgr. Zumbo, caro figliuolo, ma che ha bisogno di essere un po’ tenuto, = come faceva Lei quando era qui, = per quanto si riferisce ai padiglioni di Gerace metterebbe lui in una difficilissima posizione col Suo Arcivescovo, che già aveva stabilito dare quella somma alle Immacolatine di Siderno: metterebbe me in difficile posizione coll'Arcivescovo di Reggio e col Vescovo di Gerace, portandosi via la somma da quella Diocesi.
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E anche Lei, Carissimo mio Mgr. Cottafavi, non ci farebbe forse la migliore figura, per un certo lato, che mi è lungo dire, e che dirò a voce.
Io lo dissi tante volte a Zumbo, quando lo seppi che aveva scritto a Lei in quel senso.
Io Le voleva scrivere che la cosa non mi pareva secondo Dio in tutto; ma egli me lo proibì.
Ora che sono come chiamato in ballo, dico chiaro che ringrazio Lei e la S. Sede, ma La supplico di non muoversi per il bene che Lei sa che io Le voglio in Domino, finché fra un 15 giorni al più io non Le abbia a voce potuto dire tutto: poi farà quello che N. Signore Le ispirerà.
Quanto al Caro Zumbo io non dico che abbia tutti i torti, oh no! però ora deve diportarsi nel parlare e nel fare con molta prudenza, anche perché fu l'intimo di V. Eccellenza, ed ora che è Canonico cerchi di coprire con un manto di amore tutte [le] cose, e di lavorare per quanto può d'accordo col Suo Vescovo, e di illuminarlo e ajutarlo ove può.
Io glielo ripeto tutti i giorni con l'amore di un fratello.
Perdoni se ho scritto così. D. Albera Le avrà scritto: tra lui e Zumbo c'è un po’ di abisso: io faccio da ponticello. Preghiamo.
Non avrò tempo a rileggere e correggere.
Il S. Padre gradì tanto notizie di S. Prospero e Villa: inviò bellissimo e lungo
telegramma.
Coraggio! La Madonna farà tutto: anche per Monte Vangelo.
Manderò quegli effetti.
Suo dev.mo
D. Orione d. D. P.
Vengo presto stia tranquilla. Assicuri Presidente e me Lo ossequi.