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[Copia dattiloscritta da volume]

Minuta

Beatissimo Padre,


Chieggo perdono se abusandomi forse in quella ineffabile bontà con cui la Santità Vostra si degnò incoraggiarmi a rivolgermi direttamente alla Sua Augusta Persona, quando qualche cosa mi occorresse relativamente alla missione che si compiacque affidarmi, oso ora deporre ai Suoi Augusti piedi questo mio scritto.

Nulla chieggo per me, Padre Santo, perché fu eccessivo il premio che ebbero le mie povere fatiche dalla indulgenza e bontà che in tante occasioni si degnò dimostrarmi. Io imploro invece per uno dei miei più fidi e disinteressanti cooperatori.

La Santità Vostra comprende che io alludo a Mons. Zumbo.

La parte grandissima che ebbe nel governo della Diocesi prima del terremoto, ma più ancora l’azione energetica da lui spiegata durante la mia missione per salvare dai predoni (è la vera parola) il danaro della Santa Sede, le parti più ingrate da lui sempre addossatesi per coprire la persona del delegato di Vostra Santità gli hanno creato intorno un ambiente così ostile anche nel Clero, che non può più rimanere in Diocesi.

Lo stesso Ecc.mo Arcivescovo più volte mi ha espresso il Suo dolore per non poter vincere questa coalizione di interessati delusi.

Mons. Zumbo non ha la stoffa di parroco, ma è fatto per lo studio, per l’azione per la vita d’ufficio.

Gli impiegati di Curia là sono al completo, Canonico non può essere eletto perché non è cittadino, Seminario teologico non esiste... quindi l’Arcivescovo non sa come provvedere.

Il continuo febbrile lavoro di due anni l’hanno costretto a trascurare lo studio: di qui la necessità per lui di riapplicarsi per qualche tempo ad esse e mettersi in grado di affrontare un concorso.

Disgraziatamente a Reggio si è saputo che egli aveva concorso per un posto in una Congregazione Romana e ciò renderebbe anche più umiliante per lui la permanenza a Reggio.

D. Orione e il Conte Zileri, quanti conoscono l’ambiente laggiù sono unanimi a dire che Mons. Zumbo non può più rimanere. Creda, Padre Santo, che quel giovane Monsignore è dotato di grande ingegno come lo dimostra la sua Laurea in Diritto Canonico ottenuta in Roma con lode.










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Io, Padre Santo, non chiedo ora un impiego per lui. Chiedo solo che gli si dia il permesso di stabilirsi per qualche tempo a Roma.

Io credo che contro di lui vi siano delle prevenzioni: ma che non abbia a bastare per dissiparle la disinteressata parola di me che per due anni ebbi campo di conoscerlo assai bene dividendo egli con me l’abitazione e la mensa. Possibile si creda che io voglia raccomandare un indegno.

So che egli, scoraggiato, pensa di recarsi in America per cercare una cattedra in qualche Seminario. Ma il mio cuore si commuove al pensiero che un giovane, solo per aver fatto il suo dovere, solo per la sua fedeltà ed il suo amore al Papa, sia costretto ad emigrare come un colpevole.

Padre Santo, non mi condanni se quasi per un momento dimenticando l’Augusta Maestà di cui risplende penso solo al Padre amorosissimo per chiedere a Lui che dal Vicariato venga concesso a Monsignor Zumbo la facoltà di venire a stabilirsi per qualche tempo a Roma affinché possa celebrare la Santa Messa.

Solo questo dimando, perché sono certo che presto egli si farà apprezzare ed amare. L’Eminentissimo Cardinal De Lai mi ha detto recentemente che lo terrà presente allorché si presenterà qualche occasione. Ma il guaio è che non può più per decoro rimanere a Reggio, né di là potrebbe convenientemente prepararsi ad un concorso.

Padre Santo, io spero di trovar grazia davanti a Voi pel mio raccomandato. Con questa mia preghiera credo di compiere un dovere di giustizia.

Prostrato al bacio del Sacro Piede chieggo ancora mille volte perdono della mia importunità ed implorando l’Apostolica Benedizione ho l’onore di professarmi

di Vostra Beatitudine

Umil.mo Obbed.mo in G. C. figlio


[L’originale della minuta si trova presso il REV.MO SIGNOR RETTORE DEL SEMINARIO DI REGGIO EMILIA. La fotocopia dell’originale è presente in archivio]