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[Copia dattiloscritta da volume]
[Dal “Corriere Calabrese” - Organo dell’Associazione Radicale - anno II°. n° 9 - Reggio Calabria]
12 Agosto 1910
in terza pagina.
Mentre gli altri fanno
Da alcuni giorni assistiamo ad un curioso fenomeno a Reggio: le cantonate sono tappezzate di manifesti di associazioni e di circolari cattolici, di congreghe e di banche.
Si annunzia la festa in onore di un Santo, la costituzione di una nuova confraternita, la organizzazione di una biblioteca di propaganda, di un circolo di cultura, o di una Società giovanile ginnastica; si invita il popolo nostro ad accorrere numeroso alle conferenze, che assai spesso vengono tenute da un buon padre Domenicano; ed in ultimo si parla di solenni feste in onore dell’anniversario della elezione a Pontefice di Pio X.
Tutto ciò - è inutile negarlo - prova un serio risveglio che da tempo si va accentuando nelle file del partito Clericale reggino. Ed è bene fare qui un po’ di storia:
- Subito dopo il terremoto accorsero quaggiù insieme con tutti i Comitati di Soccorso, i preti, monaci, associazioni cattoliche, diffondendosi per i diversi paesi devastati. Ed ovunque furono fondate chiese, banche anche nei comunelli lontani, ove il terremoto non aveva portato alcun danno. Io ho potuto seguire in quei primi istanti il lavoro serio e fecondo che si compiva man mano, lavoro di orfanizzazione e di propaganda.
E da Reggio - quando le scuole del Municipio mandavano gli istituti delle Monache erano già affollati di alunni e di alunne, ed ogni giorno sorgevano nuovi padiglioni nei punti più belli della città nostra.
Ed anche oggi - dopo circa due anni - le scuole delle monache dono le sole, che regolarmente funzionano. Dobbiamo pur dirlo e riconoscerlo noi, liberali, nemici a morte dei preti, della educazione che essi impartiscono alle anime giovanili dei nostri figliuoli, - educazione materiata di menzogne e di superstizione. Ora le Salesiane han demolito il loro monastero, già riaperto, provvisoriamente in padiglioni in legname e che sarà al più presto ricostruito.
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Che cosa han fatto gli altri? Quelli che dovevano impedire per il bene di Reggio, che la azione clericale di diffondesse ovunque?
Il Municipio non ha ancora riaperto l’Istituto Comunale Femminile, - il solo convitto veramente laico della città, non ha ancora riorganizzata la Biblioteca, ricostruito il Museo.
E che importa?
Le associazioni cattoliche intanto hanno splendidi locali, le scuole delle monache si moltiplicano, il lavoro prima latente, ora minaccia di ingigantire.
Se il nostro Consiglio Comunale ha votato ed approvato un ordine del giorno plaudente all’opera spiegata da Sua Santità Pio X?
Perché - non possiamo disconoscerlo - tutto ciò che i preti hanno fatto e stan facendo da noi, non riguarda la religione, ma essenzialmente la politica: Azione clericale di organizzazione, di propaganda, preparazione elettorale a mezzo di favoritismi, di protezioni, di carità. E fra un popolo ignorante, privo di una coscienza politica, la propaganda può agevolmente diffondersi.
Di fronte a questo crescente e straordinario movimento clericale, che cosa han fatto che cosa fanno le forze liberali, sinceramente democratiche?
Niente; davvero niente.
È doloroso ricordare, come la Massoneria e il Partito Socialista, che pure non poco ha raccolto - senza dubbio di più dei clericali - abbiamo versato le loro somme al Comitato Nazionale di Soccorso, per sperperarle nel modo più indegno e vergognoso. Io l’ho notato da principio, con indicibile raccapriccio mio.
Perché non venire quaggiù disporre direttamente delle somme raccolte, costruire opere stabili, istituire scuole, istituti, ricreatori, asili d’infanzia, ospedali?
Perché non opporre all’azione clericale, una forza nuova davvero potente, che ricacciasse nella sacrestia i preti, divenuti ministri di scienza e di morale?
Noi non abbiamo saputo far niente, mentre il momento opportuno si era dato, non abbiamo fondata una sola scuola laica, un solo asilo, una sola associazione; ed abbiamo
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dato agli altri i nostri danari, perché li sperperassero, assistendo noncuranti a tutte le vergogne, incapaci, inoperosi.
Le Monache intanto istituivano le loro Scuole - e noi, noi liberali anticlericali - mandavamo ad essi i nostri figliuoli.
Che cosa fare se altre scuole non v’erano?
Questa è la dolorosa verità, che dispiacerà forse ad alcuni. Ma noi abbiamo voluto ricordarla, non per dir soltanto parole o per far rimproveri: occorre guarire la piaga non nasconderla.
Il passato sia di ammonimento alle forze democratiche di Reggio, perché un’azione concorde e feconda sia intrapresa da contrapporre al risveglio crescente dei clericali: un’azione di lavoro serio e tenace di organizzazione e di propaganda.
Poiché per noi l’anticlericalismo non è quello assai vano dei caffè e delle piazze, di coloro che dicono soltanto: noi siam vecchi liberali e anticlericali; questo per noi, è anticlericale a parole.
Operare occorre, e operare seriamente, usando gli stessi mezzi, che agli avversari nostri giovano tanto.
La democrazia di Reggio intenda i suoi doveri in quest’ora, se domani non vuol fare inutili rimpianti, essa troverà nel nostro popolo un terreno fecondo, che però deve essere coltivato.
Il popolo di Reggio non è clericale nell’anima: lo ha dimostrato tante volte.