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[Minuta]

Siccome egli non mi aveva offerto il danaro a quel patto e la forma del chirografo mi parve di uno di una strettezza eccezionale.

Avendolo io fatto delle gravi Insistendo egli alle ad alcune mie gravi osservazioni che non era quello il patto a cui, egli per farmi firmare l’atto mi disse che glie lo aveva fatto un Sacerdote mio non badassi alla forma che l’aveva presa così dal segretario di se stesso e gliene aveva fatta la minuta un Sacerdote che io gli aveva consigliato un tempo prima di prendersi per confessore. E per farmi credere mi diede poi la minuta perché ne fossi più persuaso. Io allora firmai. L’atto era già preparato e firmato da testimoni che io non conosco

Ma poi subito nella mattina mi Ho pagato alcune volte gli interessi nel desiderio di pace e sempre insistendo di rivedere la contabilità, che c’è tra me e lui, a cui io ho somministrato roba.

Ora desidero dire che siccome dopo un anno sotto vari Prima si è rifiutato dicendo che, se faceva i conti, veniva ad annullare l’atto fatto che egli fece registrare, poi a Monsig. Daffra, Vescovo di Ventimiglia, che si era benevolmente interessato per aggiustare la faccenda, rispose da vari mesi avere abbruciati tutti i suoi conti e di non potere più rifarli.

Ora, mentre si siccome io non gli devo la somma del di £. 7 mila portata dal chirografo, come egli stesso ha dichiarato presente il D. Risso, curato di Casatisma, mentre questi, facendo da segretario, scriveva l’atto che poi mi venne portato da firmare e mentre e come era e mentre era presente il Prevosto di Casatisma, il quale pare lo sconsigliasse dal farmi firmar dall’atto che stava per fare - come mi disse lo stesso Sig. Russo, Curato - io desidero che egli giun mentre dichiaro di avere firmato l’atto preso di sorpresa e dietro le sue dichiarazioni di revisione di conti e di firma pro forma, desidero che egli sia chiamato a giurare se è possibile che detta somma mi ha dato il denaro circa il tempo e la somma versata,

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[Brano di lettera]

... per finire sta faccenda dolorosa, tirò fuori da alcuni mesi la scusa che egli ha abbruciato tutto, e non può più fare i conti.

Ora, siccome io non credo di dovergli la somma di £. 7000, - come dopo tutto egli stesso ha dichiarato al Don Risso, curato di Casatisma, mentre questi, facendo da Segretario, scriveva nella Canonica di Casatisma il chirografo che poi mi venne portato da firmare, secondo disse a me lo stesso Don Risso; il quale mi riferì pure che il Prevosto di Casatisma, Don Zelaschi, anziché spingere, dissuadeva, lui presente, il Don Cassola da quell’atto; io, mentre dichiaro per la verità di avere - (pure mentre in sé lo disapprovava e dichiarava al Don Cassola di disapprovarlo) - firmato di mio pugno l’atto in parola per £. 7000, - preso di sorpresa e più dietro le dichiarazioni di revisione di contabilità da parte del Don Carlo Cassola - desidero, se è possibile, prima di versare detta somma - che il Don Cassola sia chiamato a dichiarare se egli mi ha veramente data tale somma e quando, e se erano presenti i testi che compariscono nel chirografo - testi che io non conosco. E vedere così, se è possibile, ridurlo pro justitia a fare i conti.

L’atto porta la firma dell’8 Dic. 1901