V091T040 V091P038

[Minuta]

+       Tortona il I Dic. 1925.

Eccellenza Rev.ma,

Sono Sono stato Fui fuori Tortona sino a jeri sera, e Le chiedo quindi scusa del ritardo a rispondere alla venerata Sua del 23 Nov.

Il Sac. Sebastiano Vaccaro, mi chiese proprio mentre i vari nostri Istituti stavano per aprirsi col nuovo Anno - scolastico e maggiore era il bisogno di personale, di poter di potersi recare mi disse che aveva urgenza di recarsi al paese in famiglia per di un Consiglio di famiglia e divisione di eredità, dopo la morte del Padre. Era tale moti

Egli era già stato in famiglia alla morte del padre, e benché per molte cose viste molti indizi non potessi prestare molta fede a quanto mi diceva, subito ho dato l’assenso.

Sulla condotta morale di lui non ho mi risulta nulla, anzi devo dirne bene; però ho ragione di seri motivi di dubitare che da qualche tempo facesse borsa, malgrado il voto di povertà.

Il suo tratto con i Superiori e Confratelli non aveva più del sem quella fraterna unione e semplicità, che è tanta parte del conforto della vita religiosa.

Anche durante gli Esercizi Spirituali fatti a Roma fu l’unico che non volle celebrare celebrò per la Comunità adducendo che aveva Messe Gregoriane e poi trovò difficoltà anche a lasciare giù quel poco che era doveroso per il vitto avuto.

Dovunque passò lasciò debiti

Quanto a grado di cultura a gran fatica ho potuto farlo ordinare perché oltreché non sia affa è limitatissimo ritiene poco d’intelligenza e poco impegnato nella studio.

Sa però strisciare molto.

Se Vostra Eccellenza Rev.ma lo prende questa piccola Congregazione non perde nulla e direi anzi che Le sono grato.

Mi ha scritto in un primo tempo dopo che è a casa ma voleva sapere dove l’avrei messo!

A Ve Egli sapeva di doversi presentare qui alla Casa Madre e quindi non gli ho risposto

V091P039

[Minuta]

+       Tortona, il 1 Dic. 1925.

Eccellenza Rev.ma,

Sono stato fuori sino a jeri sera, e chiedo quindi scusa del ritardo a rispondere alla venerata Sua del 23 Nov.bre.

Mentre col nuovo Anno Scolastico stavano per aprirsi Il Sacerdote Sebastiano Vaccaro, mentre col nuovo Anno Scolastico [stavano per aprirsi] i nostri Istituti, mi disse che aveva urgenza di recarsi a casa per un Consiglio di famiglia e divisione di eredità paterna.

Già da qualche tempo, benché sulla sua condotta morale io nulla abbia mai avuto a lagnarmi, il suo contegno con i Confratelli, e il suo modo subdolo di agire, e il suo rifiutarsi a tutto ciò che sapeva di spirito di sacrificio, di mortificazione, e di umile e di vero lavoro per l’amore di Dio benedetto e delle anime, mi faceva tanta pena.

Era già stato in famiglia per la morte di suo padre, e mi parve più un pretesto che altro. Era il momento dell’apertura delle Scuole, e gli feci osservare che maggiore era il bisogno di personale. Gli ho raccomandato di tornare il più presto, ed è partito.

Mi scrisse poi volendo sapere dove lo avrei destinato, ma non era una lettera da Religioso, e non ho creduto rispondere.

Egli sapeva come fanno tutti i buoni Religiosi che si presentano alla Casa Madre e al Provinciale: sapeva dove doveva venire.

 Ho motivi, pur troppo, di dubitare che da qualche tempo egli facesse borsa.

Da Padova aveva dovuto toglierlo per appunti diversi e scontri con quella Amministrazione, che è presieduta dal Vescovo; ma anche perché tacque a tutti di una somma di L. 500, ricevuta in offerta, e solo si seppe quando, casualmente, si venne a scoprire.

Tutti gli altri anni quell un Istituto di Credito era solito dare; vedendo l’anno scorso che non dava, si andò a cer da un Amministratore a vedere un po’, e così si scoperse che già da tempo avevano dato.

Ultimamente era stato Dopo gli Esercizi Spirituali a Roma era stato destinato a Venezia a Venezia, ma già in viaggio disse che non ci sarebbe stato.

E infatti per quel tempo che vi rimase non si sapeva più come trattarlo e era si era reso impossibile.

V091P040

Non solo con i Confratelli e Superiori stessi aveva un fare n negativo, ma faceva l’offeso di tutto ed era diventato non un ajuto, ma un ammorbato.

So che sarebbe rimasto là o altrove qualora avesse avuto in mano la cassa d’amministrazione o fosse stato posto alla testa d’una Casa.

Per me era diventato un elemento negativo e di peso, benché con me facesse l’untuoso e affettasse.

Lasciò anche un bel debito di parecchie migliaia di lire che il suo Successore ha già coperto, e l’Istituto va ora avanti benissimo.

Quanto a grado di cultura, a gran fatica ho potuto farlo ordinare, perché molto limitato d’intelligenza, come, del resto, risulterà dagli anni passati in Seminario.

Se Vostra Eccellenza Rev.ma crede di incardinarlo, questa piccola Congregazione non perde nulla e per quanto io provi dolore nel dover constatare il vedere un Sacerdote al quale ho sempre usato col divino ajuto ogni carità di padre in Cristo, pure Le sarei grato perché per me sarebbe sempre un sollievo.