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[Lettera di terzi con correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]

Per l’Opera la Madonna della Guardia

        Bolsena 24 - 7 - [1]931.

Rev.mo Padre,

Le cure e le sollecitudini sue a nostro riguardo ci confondono e noi non sappiamo come ringraziarLa. La ricompensi di tutto il Signore.

Solo adesso troviamo un po’ di tempo per scriverle e per farLe una piccola relazione del nostro pellegrinaggio.

Siamo partiti il 21 mattina; tutti assieme fino a Ponte Milvio, dividendoci solo al bivio, prendendo noi la strada per Viterbo e gli altri per Civita Castellana: e fin là ci avevano pure accompagnati i nostri Confratelli.

E ci siamo trovato di un tratto soli, col solo conforto delle preghiere dei fratelli lontani, ma sempre fiduciosi nella Divina Provvidenza.

Strada deserta e quanto mai battuta dal sole. A 42 Km, incontriamo il primo abitato: Monterosi. Ci fermiamo un poco per spedirvi i due telegrammi. Non c’era posto per dormire dal Parroco, e per di più non aveva ancora ricevuta la sua lettera.

Riprendiamo Riprendemmo quindi il cammino diretti a Ronciglione, come Le facemmo sapere dal telegramma.

Stanchi da non poterci fare ancora una decina di Km, non lo eravamo proprio.

Ma una bevanda, offertaci dal Rev.do Sig. Parroco, ci aveva rivoltato lo stomaco e indebolito talmente che non ci sentivamo più di camminare. Merino aveva rigettato e Cavaliere incominciava a sentirsi male. Giungiamo intanto al bivio tra Ronciglione, Nepi, Sutri - Nepi 6 Km, Sutri 9 km, Ronciglione 14 Km.

Per di più la strada di Ronciglione e di Nepi erano deserte. Consigliatici nella preghiera, ci decidiamo di prendere la via per Sutri frenquentatissima, nella speranza di qualche aiuto.

Ma già si fa notte e Sutri è ancora molto lontana.

Non ci sentiamo più di camminare.

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Nessun lume d’intorno che ci avverta di un abitato; passa ancora qualche automobile. ma sempre invano

Continuiamo a pregare caldamente, mettendo orami tutta la nostra speranza nel Signore.

E il Signore infatti ci venne veniva in soccorso.

Al di là di una salita si scorgeva un lume e un caseggiato abbastanza grande. si poteva vedere.

Ci avviciniamo e chiediamo nella carità del Signore un po’ di alloggio.

Dap A principio non volevano saperne, perché, dicevano, non avevano i letti e mancava loro ogni conforto per trattare come si conviene persone dabbene. E noi a spiegar loro che non eravamo persone di riguardo, che un po’ di paglia ci sarebbe bastata, qualche cosa di caldo per due ammalati che non stavano bene, e non chiedevamo altro.

E loro a sgranare tanto d’occhi, increduli, e dire e ripetere: «ma voi siete preti, voi non siete abituati a far la nostra vita, voi non vi ci potete adattare».

Come il Signore volle ci accolsero, apprestando a noi un po’ di cena, del caffè caldo e un uovo fresco per i due ammalati indisposti e qualche pillola di chinino per Cavaliere, che aveva la febbre a 39 e più.

Nella stalla, intanto, il “vaccaro” (così diceva di chiamarlo) ci andava preparando un po’ di paglia con qualche coperta, ripetendo sempre, ad ogni istante: «ma voi siete preti, non vi ci potete adattare».

Alla mattina, poi, aveva cambiato di opinione.

Il giorno appresso tutti stavamo già meglio.

Ci siamo incamminati verso le c per Sutri, dove abbiamo fatto la Santo Comunione.

Il Rettore del Seminario ha voluto che ci fermassimo anche a pranzo.

A Capranica abbiamo ossequiato Monsignor Olivares, Vescovo.

Quindi per Viterbo e Bolsena.

Il 24, perché essendo la festa di Santa Cristina, i Fratelli delle Scuole Cristiane hanno voluto che ci fermassimo con loro.

Ed è qui che abbiamo deciso di non passare più per Orvieto. Giacché, essendo noi stanchi un giorno di riposo ci avrebbe fatto bene.

A Orvieto ci siamo andati in due Cavaliere ed io per ritirare la lettera sua e per visitare il Duomo.

Siamo tornati nello stesso giorno a Bolsena.

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Il 25 a Radicofani. Essendo giunti dopo le 7, non abbiamo potuto telegrafare. Anzi vogliamo chiedere scusa a Lei per le rare notizie.

Giù Abbiamo attraversata una plaga quasi deserta, i paesi sono rari, e, quando vi si giunge, è quasi sempre troppo tardi, quando cioè la posta è già chiusa.

Anche il 26, è stato giorno di fatica. Siamo in continue vallate: salite ripide, paesaggio brullo, senz’acqua, e tutto deserto. Abbiamo sofferto tanto la sete che Lei non se lo può immaginare. Dalla grande arsura ci si sono screpolate le labbra a tutti quattro...

Ma tutto in Domino! siamo qui apposta per soffrire qualche cosa.

La tappa del 26 (come potrà vedere dall’itinerario) era S. Quirico. Ma lì non ‘cera nessuno che ci potesse accogliere.

Ci decidiamo decidemmo, allora, per il paese appresso: Porrenieri. Ma anche qui il parroco non può accoglierci. E allora prendiamo la volta diretta per Monte Oliveto, sperando di giungere alla sera. Anche questa volta dopo

Salite ripidissime e faticosissime, e ci troviamo in aperta campagna, perduto sperduti e senz’anima viva che ci guidi.

Ma anche questa volta il Signore ci ha fatto trovare una buona famiglia che ci ha accolto e ci ha dato un po’ di paglia per riposare. Deo gratias!

Ormai ci siamo abituati; ci si dorme così bene quando si è stanchi!

E Gesù non fu posto su la paglia?

Siamo giunti a Monte Oliveto il 27 mattina, dopo aver smarrito, parecchie volte, la strada. Il Padre Abate non c’era e non abbiamo trovato alcuna sua lettera.

Ma il Padre Priore ci ha accolto lo stesso con quella ospitalità che è propria dei Benedettini.

Noi, Padre, La ricordiamo spesso. Vorremmo essere già giunti a Tortona per poterLa rivedere, rivedere ancora i nostri Confratelli. Tanta è la nostalgia di Tortona!

Il Santuario della Madonna della Guardia ce lo vediamo sempre davanti in tutte le ore grigie e stanche. e` un gran conforto.

Voglia pregare tanto, tanto per noi che proprio ne abbiamo bisogno.

BaciandoLe col più grande affetto la mano, ci creda suoi devot.mi

  Albino Cesaro - Cavaliere Ferdinando

  Merino Ignazio - Belisario Dante

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P. S. - Ci scusi del ritardo della lettera, - l’abbiamo ricominciata a Bolsena, e solo ora, a Monte Oliveto, ci è possibile por fine finirla porle fine.

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