V091T084 V091P089

[Da “L’Amico” - periodico degli “Amici di Don Orione” - Anno I° n° 3 - 20 maggio 1945]

Una pausa

Il nostro più grande concittadino, mi parlava un giorno di musica, e ne parlava come sa parlarne lui, a me che di musica ne so un’acca, benché la bellezza dell’arte mi rapisca e senta entrare in me una certa musica quasi divina armonia della mia vita.

Il maestro diceva che una delle attrattive della musica è costituita, sapete da che? Dalla pausa!

La pausa è diversa dal finale, perché fa presentire anche nel silenzio, che la musica continuerà. Nella pausa l’animo s’assimila, aumentandone le armonie che l’hanno preceduta e sta vivamente sospesa nella desiderosa attesa delle melodie che seguiranno.

Non è un vuoto la pausa, aggiungeva, ma un legamento tenue ed è un inizio; una sospensione piena di fremiti, di vita latente e tesa. Così parlava lui, il nostro grande maestro. Ma diceva ben più e meglio che io non sappia ripetere; neanche so balbettarvi le sublimi cose ch’egli mi disse: poi ve l’ho detto, io non so di musica; solo so che, dopo la pausa, il genio musicale del nostro Perosi, sa trarre i pezzi più belli.

Avete mai udito gli Oratori, o qualche altra composizione Perosiana?

Dopo la pausa a volte il coro è pieno, travolgente; a volte un motivo nuovo che s’insinua in quell’armonioso silenzio, o ritorna lieve, lieve come una rievocazione lontana, il motivo dominante che lega e riassume tutta la mirabile composizione.

La nostra pausa:

Ora, o miei amici, anche Iddio e le Opere della Provvidenza, hanno, direi, le loro pause. Una pausa hanno avuto i lavori intorno al nostro caro Santuario, pausa dovuta, se vuoi, alla nostra povera borsa che finì col trovarsi molto, ma molto in ribasso. Qualcuno, vedendo che il Santuario rimasto lì non ultimato e sempre con quell’ingombro di case, avrà potuto scambiare la pausa con il finale.

V091P090

Ma no, cari lettori, non fu così; non fu un punto fermo il nostro, non è la fine, è soltanto una pausa. Anche il Santuario ha sentito i venti della crisi, ma porta in se una forza di fede, che vincerà audacemente le difficoltà e pur le tempeste.

Non temete: il Santuario Votivo non può restare incompleto così: non può essere sempre nudo, senza campanile e senza campane: la Santa Madonna ci aiuterà.

Avevamo fatto uno sforzo supremo e siamo stati stremati, sfiniti; si sentiva il bisogno di un po’ di sosta, di sederci, di respirare, d’un po’ di pausa.

Ma l’attesa, la pausa sta per finire, il cammino presto riprenderà e sarà un cammino luminoso, luminoso tanto sotto i raggi che piovono dalla fronte purissima della Santa Madonna: sotto lo sguardo stesso di Maria.

Ci siamo fermati in momento: la musica già riprende, le armonie della fede, della santa fatica e della carità riprendono e con quale divina armonia!

Ho visto le pietre muoversi; ho udito canti di cieli e fin le pietre conclamare!

Ho sognato la Madonna! Ho visto la Madonna lavorare con noi e le pietre del Santuario e le Opere di fede e di carità prendevano vita, fiorivano, cantavano insieme con noi conclamavano Maria! Maria! Maria! E verso Lei s’alzavano, quasi angeli e insieme con gli angeli come anime quasi osannati!

Quanto era pura, quanto bella la Santa Madonna! Tanto sovranamente bella che pareva Iddio! Vestita di luce, circonfusa di splendore, coronata di gloria, era grande, era gloriosa della gloria stessa di Dio.

Ma chi potrà dire di Te o Vergine Santa? E non era che un sogno. Che sarà dunque il Paradiso? Lo sguardo di Maria infondeva tale dolcezza che il solo ricordo mi tocca ancora con tanta forza di soavità che parmi di uscire da me.

Non era che un sogno, non durò che brevi momenti e ancora mi sento quasi rinascere; è caduta la memoria delle amarezze passate; l’animo esulta; l’intelletto si rischiara, il cuore s’illumina e s’infoca in soavissima carità: provo una gioia estrema e non cerco e non bramo più altro!

Te voglio o Santa Madonna, Te chiamo, Te seguo, Te amo! Foco, dammi foco, foco di amore santo di Dio e dei fratelli: foco di divina carità, che accenda le fiaccole spente, che risusciti tutte le anime! Portami o Vergine Benedetta, tra le moltitudini che riempiono le piazze e le vie, portami ad accogliere gli orfanelli ed i poveri, i membri di Gesù Cristo abbandonati, dispersi, sofferenti, i tesori della Chiesa di Dio,

V091P091

che, sorretto dal Tuo braccio potente, tutto io porterò a Te, o Beata Madre del Signore, Madre tenerissima di tutti noi peccatori, di tutti gli afflitti.

Salve, o Vergine Celeste, o Maria! Tu benedetta fra tutte le donne!

Salve o tutta bianca, o Immacolata Madre di Dio; Augusta Regina!

Salve o Grande Signora della Divina Provvidenza, Madre di Misericordia!

Salve o Santa Madonna della Guardia Dolce e Benigna!

Quanto sei Grande, quanto pietosa! Tu sei onnipotente sul Cuore di Gesù, Tuo Dio e Tuo Figlio e le Tue mani sono piene di grazie! Perché, perché io non ti posso adorare?

Ah! Mille volte t’invoco e Ti benedico, mille e mille volte Ti amo!

Morire, morire d’amore dolcissimo ai Tuoi piedi Immacolati, o Santa Madonna!

     Don Orione