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[Minuta]
… SS.
Vergine, mi
va incontrando ogni dì più il favore del Clero e suscita una santa
gara e l’entusiasmo delle popolazioni.
E si deve ai Molto Rev.di Sig.ri Parroci coadiuvati da ottime Zelatrici e Zelatori se la questua procede di bene in meglio.
Sono invitato anche fuori Diocesi, e giunge rame pur dal Veneto, dal Genovesato, da Torino e fin dalla Sardegna e Sicilia.
Nella
La storia del nuovo Santuario Votivo ci
sarà da [xxx]
avrà un bel capitolo
sulle pignatte rotte,
sarà una pagina che metterà in rilievo specialmente le benemerenze
del Clero Diocesano
e di tante anime veramente benefiche, una pagina che farà anche
buon sangue per notizie ora ignorate dal pubblico e per particolari
importan
interessantissimi, pieni di buon umore.
A
Castelnuovo Scrivia quel Sig.r
Prevosto Don
Teol. Don Bianchi, - coadiuvato dal Parroco Don Angelo Cristiani, che
già vi
predicava in quella grossa borgata un triduo solenne in onore del
Beato Don Bosco, - mi fece trovare la vostra
chiesa parrocchiale gremita di tanta popolazione che pareva una testa
sola; e sì che ne contiene della gente la Chiesa di Castelnuovo!
Si sono raccolti di più di sei quintali di rame, oltre a trenta chili di monete fuori corso. Deo gratias!
Nello stesso pomeriggio ho potuto ancora andare a Molino de’ Torti.
Vi
giunsi che
era
un po’ sul tardi, che le funzioni erano finite; ma quell’Arciprete
a cui tanto devo, aveva preparata ed entusiasmata la popolazione così
che era tutta
in grande aspettativa.
E
Entrato subito in chiesa mi vidi davanti un gran mucchio di rame
tutto ben ordinato e posto davanti all’altare della Madonna, a ben
significare la intenzione dell’offerta.
Bastò un tocco di campana, e in brevi minuti la chiesa fu piena.
Ho data la benedizione a quel rame, e salii in pulpito.
Il
discorso fu un po’ lunghetto, ma fu
molto alla familiare, perché con quelli di molino io ci ho assai
confidenza, da molti anni.
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Non
dimenticherò mai quando
fanciullo
i
giorni di quando ero ragazzo che a Molino andavo frequente dal mio
paese, per raccomandarmi all
proprio a questo Sig.r
Arciprete Don Milanese, cui
avevo servito ogni giorno la Messa
perché mi ro
mandasse nei frati, a farmi di S. Francesco.
Mentre a Castelnuovo ero in Canonica, era entrato il Dott.r Stoppino, e vedendomi il collo fasciato, chiese di visitarmi. Rimase un po’ spaventato, e mi disse che bisognava tagliar subito e bruciare, perché si trattava di un vespaio che portavo già da quindici e più giorni, e che c’era pericolo d’infezione del sangue.
E mi fece una mezza lezione da Università e mi parlò della seticemia del compianto Cardinal Perosi, che incominciò con un vespaio al collo e finì l’anno scorso, proprio in questo giorno, 22 febbrajo, col morirmi tra le braccia.