V091T149 V091P189

[Minuta]

Ma non sa, caro Don Orione, - mi diceva con calore quel bravo chirurgo, guardandomi con uno sguardo pieno di sincerità da galantuomo, - non sa lei che, se conoscessi sapessi esservi in Castelnuovo qualche persona con un bubbone di quella st brutta stirpe lì, mi leverei di notte per portarlo portarmelo all’Ospedale e operarlo?

Lei sul pulpito ha febbre, sul pulpito non deve andare”.

Ci fu un po’ di discussione, e non mi fu difficile persuaderlo a non aversela a male se, dopo Castelnuovo, andavo anche a far la mia discorsa a Molino; ché, al ritorno, mi sarei dato tranquillamente nelle sue mani. E infatti, vista la gran buona volontà e il piacere che av gli avrei fatto, verso le 20.30, nel ripassare andai di fatti di filato all’Ospedale, dove ero aspettato anche dal Prevosto e dal Cappellano, e tutto era già pronto.

All’Ospedale di Castelnuovo non ero più stato da forse circa un anno quando ci andai a visitare un mio umile indimenticabile nostro benefattore, che dai primi anni da più di trent’anni mi onorava della sua amicizia: Don Vincenzo Torti, Cappellano di quell’istituzione quella Casa di pietà che si considerava come dei nostri.

Egli che amò tanto e tanto beneficò la Piccola Opera della Divina Provvidenza, e si considerava come dei nostri, Egli era malato a morte, e.

Corsi allora al suo letto per a confortarlo, a dirgli tutta la nostra gratitudine nostra e che essa non si sarebbe prolungata anche dopo di Lui, che avremmo sempre pregato per l’anima sua.

E non ho potuto non piangere!

Poi egli Don Vincenzo fece poi una morte tranquilla, proprio da buon prete povero, da santo prete, e tutto il paese che lo venerava per la sua illibatezza lo volle accompagnare al camposanto, benché piovesse a dirotto.

Io non potei esserci; ma sarò sempre tenuto al Prevosto Teol. Bianchi, che mi volle invitare a dir due parole su Don Vincenzo, quando fecero gli fecero Clero e popolo gli vollero fare un funerale solenne.

Io ero Sentivo anche entro me come una contentezza di sottopormi a quel piccolo atto chirurgico là dov’era dove Don Vincenzo era stato vissuto piamente tanti anni, Don Vincenzo, e e di patire un qualche poco dove Lui aveva patito; e mi pareva fin di fargli piacere.

Nell’entrare dunque in quell’Ospedale, nel salire quelle scale, nel visitare Gesù in quella Cappella, io me lo mi vedevo come davanti quel santo vecchio quella santa figura di

V091P190

quel sacerdote, fatto secondo il cuore di Dio, - e mi pareva vicino a Lui in ispirito mi sentivo diventar un po’ buono di quella sua modesta, ma tanto grande bontà.

Oh come fa del bene la vicinanza o il ricordo delle anime buone!

L’egregio Dott.r Stoppino ha tagliato con mano maestra, e mi portò via un bubbone quasi una noce, poi ha bruciato ben bene, sì e come la scienza vuole.

Io intanto avrei dovuto pregare o pensare all’hic ure, hic seca, hic non parcas ut in aeternum parcas; invece, vedete un po’? mi passavano per la fantasia le figure dei vecchi piemontesi descritti dal D’Azelio, - proprio il diavolo che si beccava anche quei preziosi momenti che di che dovevo avrei dovuto servirmi per un po’ di bene per l’anima mia.  Quel valente chirurgo mi ha liberato da un nemico maligno, e gli sarò riconoscentissimo sempre.

Con collo e testa fasciata me ne tornai a Tortona, come chi torna da una battaglia, e venni ancora a a tempo da spaventare questa brava gente di casa, che già stava in ansietà pel ritardo, e che, al mio primo mostrarmi, credette ad un pericoloso incidente di macchina.  Così da un mese circa me ne sto fermo, e facendo il poltrone eccetto qualche compar breve cosa qua e là, in coi debiti permessi del nostro incomparabile Dott.r Codevilla, che venne a curarmi mi curò ogni giorno con vero intelletto d’amore.

Ma La propaganda per le pentole rotte, dovette subire una se non fu del tutto interrotta, ma dovette subire fu dovette almeno esser rallentata così subire un rallentamento.

Ora Però tutto ora il male, grazie a Dio, e alle cure e alle cure diligenti di quanti diligenti mi e preg se n’è andato, onde potrò posso riprenderla e con maggiore intensità onde per recuperare il tempo perduto.

E la Divina Provvidenza ci viene mostrò di venirci incontro offrendo un mezzo velo.

Il Molto Rev.do Sig.r Parroco di Lungavilla, Sig.r Teol. Don Vittorio Carrera, mi vide aveva visto un po’ sciancato e stanco, quando fui ero stato a Lungavilla per la questua del rame.

Onde se ne mosse a sentì pietà, e con mosso da Dio e da quel suo gran cuore volle, con gesto che sa di munifico, e che onora Lui donare e consacrare la sua bella e forte automobile ai agli alti fini di un più vasto apostolato di fede e di carità.

E risparmiarmi ad un tem anche tempo, fatica e non pochi quattrini, mentre ce ne ho già così pochi!

Di questa auto e dell’insigne Benefattore vorrò dovrò vorrò parlarvene più di altra volta e più ampiamente; e di proposito ma, ma non volevo non darvene almeno brevi

V091P191

tardare a darvene la buona notizia che sono certo, farà come sono, che essa farà piacere a quanti ci vogliono bene veramente bene, e che non si scandalizzano di vederci adoprare i mezzi più celeri per svolgere un più gran bene, tanto più quando è la Provvidenza che ci viene incontro così.

Essa Detta macchina servirà solo per questo a scopi buoni santi di propaganda religiosa, e di beneficenza e di carità, e sarà l’automobile della Divina Provvidenza.

Ho il piacere di dirvi, o Amici, che essa ha già iniziato, Domenica 22 febbr. il suo lavoro le sue corse dai piedi della Madonna della Guardia, e vedo che serve mirabilmente, guidata con mano sicura da un giovane nostro orfano, munito già provvisto della debita licenza.

La brevità della spazio m’impedisce di potervi trattenere di più informare sulla abbondante raccolta di rame fatta a Rivanazzano, dove quel Sig.r Arciprete, Don Giovanni Massone, si adopra sempre si è sempre adoprato tanto per noi, ed è un amico della prima ora. Non potendo andare io perché preso disperatamente

Ci ho mandato il nostro Sac.te Prof.re D. Sparpaglione, che trovò un pienone di gente e molto rame; io non potei andare perché ancora preso operato di recente.

Nel prossimo numero A Monreale, invece, a Basaluzzo, a Fresonara, a Viguzzolo, a Casalnoceto ho potuto andar recarmi in persona e. Ma di questo lavoro vi parlerò altra volta.

Solo vi dirò che per tutto ho trovato acco raccolte mucchi quantità di rame superiore alla mia as a ciò che potevo pensare immaginare, e accoglienze festosissime, da sentirmene umiliato.

Sed non nobis, non nobis!

Ma penso che Non a me, omiciattolo da nulla, so bene che vanno gli applausi e feste, ma alla Santa Madonna: a Lei, e unicamente a Lei lo slancio delle nostre fervido delle nostre religiose popolazioni.

E allora sono contento anche anche di tanta cordialità onda di gioia che traspare dai volti, sono contento delle feste, poiché solo a Dio e alla Vergine celeste va ogni onore e gloria!