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[Minuta]
“Ma
non sa, caro Don Orione, - mi
diceva
con calore quel bravo chirurgo, guardandomi con uno sguardo pieno di
sincerità da galantuomo, - non sa lei che, se conoscessi
sapessi esservi in Castelnuovo qualche persona con un bubbone di
quella st
brutta stirpe lì, mi leverei di notte per portarlo
portarmelo all’Ospedale e operarlo?
Lei
sul
pulpito
ha
febbre, sul pulpito non deve andare”.
Ci
fu un po’ di discussione, e non mi fu difficile persuaderlo a non
aversela a male se, dopo Castelnuovo, andavo anche a far la mia
discorsa
a Molino; ché, al ritorno, mi sarei dato tranquillamente nelle sue
mani. E infatti, vista la gran buona volontà e il piacere che av
gli avrei fatto, verso le 20.30, nel ripassare andai di
fatti
di filato all’Ospedale, dove ero aspettato anche dal Prevosto e dal
Cappellano, e tutto era già
pronto.
All’Ospedale
di Castelnuovo non ero più stato da forse
circa un anno quando ci andai a visitare un mio
umile indimenticabile nostro benefattore, che dai
primi anni
da più di trent’anni mi onorava della sua amicizia: Don
Vincenzo Torti,
Cappellano di quell’istituzione
quella Casa di pietà che
si considerava come dei nostri.
Egli
che amò tanto e
tanto beneficò
la Piccola Opera della Divina Provvidenza, e si considerava come dei
nostri, Egli
era malato a morte,
e.
Corsi
allora al suo letto per
a confortarlo, a dirgli tutta la nostra gratitudine nostra
e che essa non
si sarebbe prolungata anche dopo di Lui, che avremmo sempre pregato
per l’anima sua.
E non ho potuto non piangere!
Poi
egli
Don Vincenzo fece poi una morte tranquilla, proprio
da buon
prete povero, da santo prete, e tutto il paese che lo venerava per la
sua illibatezza lo volle accompagnare al camposanto, benché piovesse
a dirotto.
Io
non potei esserci; ma sarò sempre tenuto al Prevosto Teol. Bianchi,
che mi volle invitare a dir due parole su Don Vincenzo, quando fecero
gli fecero
Clero e popolo gli vollero fare un funerale solenne.
Io
ero
Sentivo anche entro me come una contentezza di sottopormi a quel
piccolo atto chirurgico là dov’era
dove Don Vincenzo era stato
vissuto piamente tanti anni, Don
Vincenzo, e
e di patire un
qualche poco dove Lui aveva patito; e mi pareva fin di fargli
piacere.
Nell’entrare
dunque in quell’Ospedale, nel salire quelle scale, nel visitare
Gesù in quella Cappella, io me
lo
mi vedevo come davanti quel
santo vecchio
quella santa figura di
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quel
sacerdote, fatto secondo il cuore di Dio, - e mi
pareva
vicino a Lui in ispirito
mi sentivo diventar un po’ buono di quella sua modesta, ma tanto
grande bontà.
Oh come fa del bene la vicinanza o il ricordo delle anime buone!
L’egregio Dott.r Stoppino ha tagliato con mano maestra, e mi portò via un bubbone quasi una noce, poi ha bruciato ben bene, sì e come la scienza vuole.
Io
intanto avrei dovuto pregare o pensare all’hic
ure, hic seca, hic non parcas ut in aeternum parcas;
invece, vedete un po’? mi passavano per la fantasia le figure dei
vecchi piemontesi descritti dal D’Azelio, - proprio il diavolo che
si beccava anche quei preziosi momenti che
di che dovevo
avrei dovuto servirmi per un po’ di bene per l’anima mia. Quel
valente chirurgo mi ha liberato da un nemico maligno, e gli sarò
riconoscentissimo sempre.
Con
collo e testa fasciata me ne tornai a Tortona, come chi torna da una
battaglia, e venni ancora a
a tempo da spaventare questa brava gente di casa, che già stava in
ansietà pel
ritardo,
e che, al mio
primo mostrarmi, credette ad un pericoloso incidente di macchina.
Così da un mese circa me ne sto fermo, e
facendo il poltrone eccetto qualche compar
breve cosa qua e là, in
coi debiti permessi del nostro incomparabile Dott.r
Codevilla, che venne
a curarmi
mi
curò ogni giorno con vero intelletto d’amore.
Ma
La propaganda per le pentole rotte, dovette
subire una
se
non fu
del tutto interrotta, ma
dovette subire fu
dovette
almeno
esser rallentata
così
subire un rallentamento.
Ora
Però tutto
ora il male, grazie a Dio, e
alle cure e alle cure diligenti di quanti diligenti mi e preg
se
n’è andato, onde potrò
posso riprenderla e con maggiore intensità onde
per recuperare il tempo perduto.
E
la Divina Provvidenza ci
viene
mostrò
di venirci incontro offrendo
un mezzo velo.
Il
Molto Rev.do Sig.r Parroco di Lungavilla, Sig.r
Teol. Don Vittorio Carrera,
mi vide
aveva
visto un po’ sciancato e stanco, quando fui
ero stato a Lungavilla per la questua del rame.
Onde
se
ne mosse
a
sentì pietà, e con
mosso da Dio e da quel suo gran cuore volle, con gesto che
sa di
munifico,
e
che onora Lui
donare e consacrare la sua bella e forte automobile ai
agli alti fini di un più vasto apostolato di fede e di carità.
E
risparmiarmi ad
un tem
anche
tempo, fatica e non pochi quattrini, mentre
ce ne ho già così pochi!
Di
questa auto
e dell’insigne Benefattore vorrò
dovrò
vorrò
parlarvene più
di
altra volta e più ampiamente;
e di proposito ma,
ma non volevo non
darvene almeno brevi
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tardare
a darvene la
buona
notizia
che
sono
certo,
farà
come sono, che essa farà piacere a quanti ci vogliono bene
veramente bene, e che non si scandalizzano di vederci adoprare i
mezzi più celeri per svolgere un più gran bene, tanto più quando è
la Provvidenza che ci viene incontro così.
Essa
Detta macchina servirà solo per
questo
a
scopi buoni
santi
di
propaganda religiosa, e
di beneficenza e di carità, e sarà l’automobile
della Divina Provvidenza.
Ho
il piacere di dirvi, o Amici, che essa ha già iniziato, Domenica 22
febbr. il
suo lavoro
le
sue corse dai piedi della Madonna della Guardia, e vedo che serve
mirabilmente, guidata con mano sicura da un giovane nostro orfano,
munito già
provvisto
della debita licenza.
La
brevità della spazio m’impedisce di potervi trattenere
di più
informare
sulla abbondante raccolta di rame fatta a Rivanazzano,
dove quel Sig.r
Arciprete, Don Giovanni Massone,
si
adopra sempre
si
è sempre adoprato tanto per noi, ed è un amico della prima ora. Non
potendo andare io perché preso disperatamente
Ci
ho mandato il nostro Sac.te Prof.re
D. Sparpaglione, che trovò un pienone di gente e
molto rame;
io non potei andare perché ancora
preso
operato
di recente.
Nel
prossimo numero
A
Monreale,
invece, a Basaluzzo,
a Fresonara,
a Viguzzolo,
a Casalnoceto
ho potuto andar
recarmi in persona e.
Ma di questo lavoro vi parlerò altra volta.
Solo
vi dirò che per tutto ho trovato acco
raccolte mucchi
quantità
di rame superiore alla
mia as
a ciò che potevo pensare
immaginare, e accoglienze festosissime, da sentirmene umiliato.
Sed non nobis, non nobis!
Ma
penso che
Non
a me, omiciattolo da nulla, so bene che vanno gli
applausi e feste, ma
alla Santa Madonna:
a Lei, e unicamente a Lei lo slancio delle
nostre
fervido
delle nostre religiose popolazioni.
E
allora sono contento anche
anche di tanta cordialità
onda di gioia che traspare dai volti, sono contento delle feste,
poiché solo a Dio e alla Vergine celeste
va ogni onore e gloria!