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[Bozze di stampa - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]
... di camera in camera, le Litanie in onore della Madonna, Madre e Regina dei Genovesi. Dal giorno di San Giuseppe di quest’anno poi vi sono anche gli uccellini coi loro gorgheggi; essi danno il loro tributo, sono i cantori della Madonna.
Con
quanto fervore pregano i nostri poveri davanti alla SS. Vergine! E
quanta gioia serena, quanta letizia nei loro occhi, sui loro volti,
nella loro preghiera e
nel loro canto!
Se la vita spirituale al Piccolo Cottolengo è un incenso e un
profumo, il turibolo ardente, il roseto mistico che li nutre è la
divozione
soave, dolcissima, veramente filiale verso la Madonna.
La Madonna è il parafulmine di Genova, e la carità verso i poveri e quella che lo tiene su.
Ma
tra
di
tutti i poveri, il Piccolo Cottolengo è
quello che
accoglie quelli
che sono
i
più abbandonati, e
i rifiutati da tutti. Per esservi accettati
accolti
infatti bisogna non avere trovato provvidenza presso gli uomini,
perché due provvidenze non ci devono essere.
Là però dove finisce la mano dell’uomo, comincia sempre la mano di Dio, la Provvidenza di Dio.
E
Oh che
ciascuno dei nostri cari poveri del Piccolo
Cottolengo, oggi, domani, sempre deponga in segno di ringraziamento
ai piedi, nelle mani, nel cuore della Madonna, Madre della Divina
Provvidenza, questa umile, fervida e filiale preghiera: “Oh Santa
Madonna, fateci Santi! O Madre di Gesù, Madre di Dio, voglio essere
il vostro primo divoto,
il vostro più caro figliuolo,
il vostro Beniamino”.
Così
la
pregava la
Madonna
il Cottolengo. “Chi, o cara Madonna, Vi amerà più di me? Sono il
vostro straccio, ma sono anche il vostro figlio, il vostro caro
figliuolo.
Deh!
Maria, prendetemi sotto il vostro manto. Sono troppo peccatore, ma
sono sempre il vostro figliuolo,
o Madre! O Santa Madonna, fateci Santi! Per me, per tutti, Vi
Ve
ne
prego: Oh Santa Madonna, fateci Santi!”