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Al Veneratissimo

Padre D. Bernardino Bolsari

Preposito Generale

dell’Istituto della Carità

Calvario di Domodossola


+       Pax Dei!

        Tortona, 12 - 11 - [19]02

Mio Veneratissimo Padre nel Signore Nostro Gesù Cristo Crocifisso

Sono ancora a disturbarvi, ma intendo scrivervi tutto per amore di Nostro Signore, epperò Vi prego di scusarmi, perché l’intenzione è di fare un po’ di bene, se si può.

Vedete dunque: qui c’è, in un paese vicino, un Chierico di assai ingegno, che lo hanno messo fuori di Seminario per aver risposto in iscuola ad un Professore. Il Nostro Veneratissimo Vescovo e altri Superiori del Seminario dicono che non ha vocazione e che deponga l’abito; alcuni dicono che anzi diventerà un eretico.

Io non vorrei anche lontanissimamente mancare di riguardo ai miei Veneratissimi Superiori, ma ed ho grande timore da una parte di mancare di carità e dall’altra di dirvi anch’io le cose con troppo gravi colori e di danneggiare un’anima e forse tante anime.

O mio buon Padre, questo povero chierico non mi pare stoffa da eretico, mi pare che possa diventare un grande santo. Ha patito tanto per amore di Nostro Signore ed è tanto affezionato al nostro benedetto Padre Rosmini, per cui io penso che abbia avuto da Nostro Signore tanta forza e tanta rassegnazione. Egli da assai tempo mi ha pregato di trovargli modo di farsi dell’Istituto della Carità.

La sua vocazione io l’ho lasciata come a sé, prima, poi Nostro Signore l’ha circondata di tante spine, e mi pareva bene che crescesse così. Non c’è nulla sulla sua condotta, anche tutti i Superiori dicono che c’è nulla: solo ha sostenuto fin dalla filosofia (ora farebbe 3a teologia) alcune idee che parvero non tomiste e fu licenziato l’anno scorso verso Natale, 10 giorni dopo che gli ebbero conferita l’ordinazione della tonsura, e anche i due primi minori (credo).

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Cosa dite, mio buon Padre, potrete allargargli le braccia e farlo vostro figliuolo? Questa mia Ve la scrivo dopo avere raccomandata la cosa al Nostro Caro Signore e alla Nostra Cara Madonna. Credete che, se non fossi più che tranquillo circa la bontà di vita, non vi avrei scritto. Adesso che ho quasi finito, temo di avere di sopra mancato con qualche espressione di carità o verso i Superiori o verso il Chierico, e intendo dichiararvelo per mettermi in tranquillità e intendo abbracciare tutti nella Santa Carità di Nostro Signore e che la Santa Carità cancelli ogni parola, ogni virgola che non fosse amore di Dio e delle anime.

E siccome questa mia raccomandazione potrebbe forse non essere capita nel senso con cui l’ho voluta scrivere, prego la carità Vostra, o mio buon Padre, di averla come riservata: per il danno che potrebbe recare a me, non ci guarderei, che tutto è nulla per Nostro Signore, ma è per quello che potrebbero soffrirne tanti poveri figli che sono con me.

Il Chierico di cui ho scritto si chiama Risso, nativo di Novi, ma ora è presso una zia a Sale. Con la divina grazia io sarò sempre contento comunque decidiate. Già da questo Seminario di Tortona è venuto a Voi quel santo successore di Rosmini che fu il Bertetti: oh se anche questo chierico diventasse un gran santo!

Vostro umil.mo servitore

     Sac. Orione

P. S. Mi scusi tanto di averLe scritto così male e forse anche con poco rispetto. E che N. Signore Vi benedica e benedica tutto il vostro Istituto tanto tanto.