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[Bozza di stampa - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]


La Purificazione


Era un uomo in Gerusalemme che aveva nome Simeone; ed era uomo giusto e temente del Signore, e aspettava la consolazione di Israel, e lo Spirito Santo era sopra di lui.

Aveva fisi gli occhi alle misericordie di Dio, e non li voleva chiudere innanzi vedessero il Cristo del Signore. Le sue membra infrallivano e inclinavano alla casa della sua requie; ma le sue palme erano sempre levate nella elevazione della sua preghiera. Egli sorrideva nel gaudio della speranza, perché Iddio gli aveva promesso che non vedrebbe la morte, se prima non avesse veduto il Cristo del Signore.

O Signore, mostraci la tua misericordia, dacci la tua salute”; così orava ad ogni dì nel tempio.

E ad un tratto rivissero di gioventù i nervi della sua vecchiezza: e stette in piedi guardando il Salvatore che veniva.

Candida come la lana delle pecore che escono dai lavacri di Galaad era la Figlia di Ioachim, che entrava nel tempio tota pulcra e non aveva macchia che l’adombrasse.

Se Le si drizzava fra le braccia il bellissimo tra i figli degli uomini, speciosus prae filiis hominum: e il sorriso del celeste Bambino irradiava di luce il tempio della gloria sua.

Le veniva d’accordo Iosef, il giusto che recava tra le mani due bianche colombelle, le porgeva al Sacerdote.

E il Sacerdote immolò le innocenti colombe, ed orò su la figlia di Ioachim che non aveva macchia di peccato.

Ella porse a Simone il suo Infante, e quegli se Lo recò tra le braccia e il sollevò al cospetto di Dio Padre suo, quasi dicesse: è questo il tuo figlio? Ma tosto l’Infante gli careggiò la faccia col riguardo degli occhi suoi.

E la faccia di Simeone corruscò tutta di luce, quasi vedesse la stessa faccia di Dio: perché dentro dell’anima lo Spirito del Signore gli allumò la lampada della sua rivelazione. Fremettero le sue labbra di una veemente e soavissima letizia: e i suoi occhi piovvero per le rughe delle sue guance il pianto del gaudio della giustizia.

Satollò le sue pupille della vista di quell’Infante divino: se lo strinse al petto; e Lo baciò di quel bacio con cui benedice al figliuolo il vecchio che se ne muore.













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E stette affannando il consolato, perché gli toglieva il parlare la grande allegrezza; e più non disse; ma esalò dal profondo dell’anima queste parole: Nunc dimittis servum tuum, Domine!

Ora, o Signore, lascia andare in pace il servo tuo secondo la tua parola; poiché gli occhi miei videro il Salvatore!

Videro la salute che è lume di rivelazione alle genti: la salute che è la gloria del popolo tuo, o Israel.

E tornava a Maria il Figliuolo: e stese le mani sul capo di Lei e di Iosef, e li benedisse. Poi disse a Maria: Ecco, Egli è posto per la ruina e per la resurrezione di molti: è posto per segno a cui sarà contraddetto. Ed una spada trapasserà a Te l’anima, perché siano rivelati i pensieri di molti cuori.

Sospirò di dolore la Beatissima Figlia di Ioachim, e con dolcissimo e purissimo amore di madre conglutinò l’anima sua alla anima del Figlio suo.

Ed in quel dì fu santificato il dolore dei figli degli uomini: ed in quell’anima, che la parola di Simeone aveva trapassata di spada, ogni madre che pianse nascose il mistero delle sue angosce!

O Gesù dolce Vi preghiamo per i nostri Benefattori... benediteli Voi, Signore e rendete loro il centuplo e la vita eterna.



[Quanto segue è tutto di pugno di Don Orione:]


Dal M. Rev.do Signore Don Francesco Borasi, Parroco di Portalbera, £. 450. Iddio ti benedica e ti ricompensi, caro D. Francesco; e dia pace e gloria eterna all’Anima benefica del tuo caro zio, pel quale i figli della Divina Provvidenza pregheranno sempre!