V092T067 V092P094



[Minuta]


Veneratissimo Monsignore,


è giunto qui da alcuni giorni il Prof. Lipari, quel caro confratello sacerdote, raccomandato da un buon Canonico amico di V. Eccellenza.

Credo d’aver scritto da Torino, se non erro, a Vostra Eccellenza che io avrei provvisto e per detto Sacerdote e per tre figli suoi, non per la compagna e per gli altri due e per la sorella, che non poteva.

Ora egli vuole si pensi non solo a quelli che sono qui, ma anche a far venir qui la compagna di peccato e la sorella e due altri figli piccolini, altrimenti egli dice che non può fermarsi e che deve ritornarsene.

Ma V. Eccellenza sa con quanto cuore io gli allarghi le braccia, ma non posso, o Veneratissimo Monsignore, né crederei mai conveniente che la compagna di peccato venga qui in questi paesi. Egli dice che certi in codeste parti E ella muore di fame, ma noi - qui non possiamo accoglierla tra le suore della Divina Provvidenza - che ci possiamo?

E poi, quand’anche noi si riuscirebbe a farla ammettere in una di queste case di carità, chi ci assicura che l’uomo vecchio non si ridesti?

Noi Egli Le scrive giornalmente ancora, e si trattano nella corrispondenza proprio come marito e moglie: qui finiremo coll’avere un prete greco, e non più.

Egli infatti desidera essere riabilitato quanto prima ed ha già chiesto quanto può percepire un sacerdote, perché, mi dice, io devo provvedere la mia compagna.

Di più io vedo le ardenti carezze e i baci ch’egli continuamente dà ai due bambini che tiene con sé - (la bambina l’ho già posta dalle Suore) - e vado osservando il fare suo che rivela pietà sì, ma non quella che si attende da uno radicalmente staccato dall’abitudine e dato a Gesù.

Le tenerezze paterne vanno bene, ma ora altri affetti dovrebbero assorbire l’anima di lui. L’azione visibile della Provvidenza e le ingratitudini che Iddio ha permesso ricevessi


















               V092P095


da quelli che Vostra Eccellenza ho amato di amore troppo forte, mi provano ogni giorno che il Signore non ama gli amori troppo forti, anche quando sono fossero i più legittimi.