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[Bozza di stampa - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]


S. Antonio e gli orfani


Sant’Antonio fra i combattenti.


Il soldato Guido Dalle Zotte scriveva dal fronte: “Il 24 Giugno lasciammo le terre meridionali e marciammo verso il confine. Da molto tempo io avevo scelto come mio avvocato e difensore il Taumaturgo di Padova S. Antonio. Ma entrando nelle terra austriache, sentendo quel famoso rombo del cannone, l’urlo dei sraphnels, il fragore delle granate, un sentimento più vivo mi sgorgò dal cuore e invocai con più fervore il caro Santo.

Oltre il confine abbiamo percorso alcuni chilometri, e finalmente siamo arrivati al punto da noi tanto desiderato.

Era notte profonda: noi dovevamo essere di scorta alla artiglieria in un piccolo paese vicino al Carso, e per arrivare alla artiglieria dovevamo passare un piccolo bosco. Erano le 9 di sera e noi ci mettemmo in marcia. Nel silenzio del bosco nessuno fiatava; soltanto si udiva il fischio delle palle nemiche, ma noi non avevamo paura perché il Santo dei miracoli era con noi, e avanti!

Siamo arrivati dalla artiglieria dopo mezzanotte: e tutti in silenzio ci siamo messi dietro un muricciolo per aspettare l’alba. Noi eravamo di scorta solo per la notte. Il giorno dopo il nostro Reggimento ebbe l’incarico e dovette di prender una grande posizione nemica sul Carso. Sul mezzodì noi tutti allegri corremmo all’assalto.

Nel momento dell’avanzata non si può immaginare i sraphnels e le granate che ci cadevano attorno come una pioggia,; ma noi eravamo risoluti e si doveva prendere questa quella famosa e bella posizione, e coll’aiuto di S. Antonio siamo ancor salvi.

Ora mi trovo in riposo e la prima cosa che ebbi a fare il giorno in cui arrivai qui è stata quella di ringraziare il benedetto Taumaturgo, che in quel tragico giorno mi aveva salvato la vita.”