V092T106 V092P155
[Bozza di stampa - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]
Nuove grazie di S. Antonio di Padova - uguale carattere
Prodigiosa conversione
Pubblichiamo la seguente lettera che pervenne da Assiout (Alto Egitto); in data 18 Marzo.
Per ragioni facili a intendersi si tace il nome di chi ottenne la grazia, lasciandone però a pié della lettera le sole iniziali.
Rev.mo Signore,
Bramerei, se è possibile, che pubblicasse quanto è scritto nella presente.
L’olio viene a galla!
“Io sono quel tale che, in data 18 febbraio, Le spedii £. 5, quale obolo promesso ai suoi orfanelli, per un grande miracolo che ricevetti dal gran Santo di Padova nel Marzo.
Sono 15 anni che calpesto il suolo Egiziano, e per via delle tante religioni che vi sono, di cui una contraddice l’altra, mi ero messo di proposito a non voler credere a cosa alcuna: infine ero diventato un ateo, un incredulo di prima giga.
Mi facevo meraviglia quando sentivo parlare di S. Antonio e dei suoi miracoli, mi facevo beffa e ridevo di quelli che scrivevano i miracoli di S. Antonio, e tante volte, trovandomi in conversazione con persone di varie razze, protestai seriamente contro il Santo. Questa mia vita durò per ben 14 anni e 8 giorni.
Il 31 Gennaio, trovandomi in un villaggio dell’Egitto, in compagnia di altri due, dove avevamo un laboratorio di ferramenti e avevamo degli obblighi da soddisfare verso importanti Case di lavoro, ad un tratto fummo arrestati. Chiuso il magazzino di lavoro, domandammo il motivo di detto arresto: ci fu detto che la notte del 31 gennaio, in casa di un Principe, era stato consumato un furto di 500.000 lire, e siamo stati arrestati noi, a causa che sul luogo del furto furono trovati degli ordigni identici a quelli che avevamo nella nostra bottega.
Infine fummo messi in una oscura prigione, e da due giorni non vi era alcuna speranza che potesse salvarci. La mia famiglia desolata, e lontana da me 38 ore di ferrovia, senza sussidi, aspettando che il 4 Febbraio finissi il lavoro contrattato per mandarle del
V092P156
denaro: una quantità di merce nella dogana, che passando il 6 del mese sarebbe stata venduta: il mio laboratorio chiuso!... Considerate come io fossi diventato, la mia testa girava come una ruota di mulino, poco mancò che non uscissi pazzo. Tutta l’intiera giornata e parte della notte, non si faceva altro che bestemmiare. Ad un tratto, girovagando nella prigione, vidi dipinto con il lapis (corsivo) un Santo, e al di sotto dei suoi piedi v’erano scritte queste parole: “Questo è il Santo” (grossetto) (1) e poi questa firma “Giuseppe Diompi” (corsivo).
Lo guardai fisso più d’un ora, quando mi balenò alla mente che quella doveva essere l’effigie di S. Antonio, perché portava il Bambino nelle braccia. Allora pensai di rivolgermi al Santo in questo semplice modo: “Io non ho mai creduto a nulla, E voi, o S. Antonio di Padova, se è vero che siete miracoloso, fate che io, un uomo incredulo, mi converta a voi, facendo libero me ed i miei compagni, e mostrando la nostra innocenza. Se il detto miracolo mi verrà concesso manderò ai vostri orfanelli £. 5.”
La
notte, mentre dormivamo, sentimmo spalancare la porta della prigione,
e un Capitano ci chiamò per nome, ci condusse in una sala, e ci
disse: “Siete liberi!” Io divenni di marmo; mi pareva di sognare:
il primo pensiero che ebbi, fu
di ringraziare il Santo del miracolo ricevuto,
(corsivo) e raccontai ai miei compagni la grazia ottenuta.
Allora anche’essi
ringraziarono
il Santo, e possiamo confessare che con questo miracolo uscimmo dal
fango in cui eravamo caduti innocentemente. Messi in libertà,
abbiamo avuto il tempo di accomodare bene gli affari nostri. Adesso
voglia lei
iare
fare pregare
i suoi orfanelli, facendoci fare una novena secondo la mia
intenzione.
Le bacio le mani, e con rispetto mi dico.
Suo Devotissimo
S. B.
(1) Quei di Padova, per indicare il loro S. Antonio, dicono semplicemente: Il Santo.