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[Minuta di terzi - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]


Pane di S. Antonio di Ameno


Una vera Missionaria di Carità


È passata anch’essa, la buona, la cara Suor Maria Giovanna. Chi non l’ha conosciuta? Quell’anima generosa, forte, benché gracile e cagionevole di salute, racchiudeva in sé una forza energia maschia, risoluta, prudente, accorta, di mente aperta, di vaste vedute, ricca di talenti, e di cuore, di religiosa carità.

Se a Lei mancava il bel dono della vista, ciò non toglie che supplisse suppliva ad usura il suo grande buon senso naturale, l’esperienza, l’acuta intuizione, il gran cuore di cui l’aveva largamente fornita.

Era cieca; ma in breve tempo ha compiuto il lavoro di un infaticabile apostolato di carità.

Perdette la vista fin dall’infanzia, in seguito al vaiuolo, entrò a 5 anni nell’Istituto ospizio dei ciechi Regina Margherita in Roma, avendo poiché la famiglia residente risiede nella stessa città. Ebbe un’ottima educazione dalle sorelle Suore della Carità, usciti. Uscì all’età di 26 anni, perché si sentì chiamata da Dio a vita più perfetta ed entrò nella umilissima Congregazione di delle Suore di Don Orione, le Missionarie della carità, la quale era proprio sul suo inizio, anno 1916.

È facile ad ognuno il comprendere le confusioni, le difficoltà e i patimenti di quei primi anni. Ella comprese ogni cosa, sé stessa. lo spirito di Don Orione, lo stato delle cose e fu fece. Rinunziò agli agi della famiglia, all’affetto alla vicinanza dei suoi cari, che tanto teneramente amava, alle oneste soddisfazioni, abbracciò con eroismo il suo sacrificio e perseverò in esso, che e andò sempre in aumento progredendo nella vita santa fino alla morte.

Ora il suo compito è finito; compì compito d’opere sante di bene ed eroiche, la che riempì la sua giornata, e se ne volò al premio.

Ci sembra un sogno, ed è realtà. Vorremmo dire triste realtà, ma non dobbiamo dirlo. Iddio fa tutto bene, e nei suoi disegni imperscrutabili ed è sempre un mistero di sovrumana divina bontà e di infinita misericordia.

Era ammalata da poco tempo, il suo stato non era grave e non si presagiva affatto la imminente sua fine. Ancora la vigilia della sua morte parve passare ad un leggero sensibile miglioramento.











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Ma era falso un miglioramento apparente. Il mattino seguente il dottore manifestò serie preoccupazioni per la poca resistenza che presentava il cuore. Il nostro Padre Direttore, il Can. Don Perduca, decise subito di amministrarle l’Olio Santo.

Era il venerdì 11 marzo. Alle ore 15, presenti tutte le Consorelle, riceveva gli ultimi e grandi Conforti della religione.

Essa La malata rispose con perfetta conoscenza alle preghiere del Sacerdote. Quale doveva essere in quel momento la felicità intima del suo cuore ben si conosceva dall’espressione del suo viso calmo e sereno.

Suor Maria Giovanna e era nata a Roma nel luglio 1890. Dopo la prima infanzia, passò 22 anni all’Istituto all’Ospizio dei ciechi, dove fu amata e tenuta in grande stima dalle Superiore e condiscepole. Era la compagna esemplare, l’angelo di carità e di dolcezza.

Fin d’allora tutto in lei pronosticava che Iddio ne avrebbe fatta una eroina di fede, di carità, di sacrificio d’umiliazione. Intelligentissima, colta, brava in musica e pianoforte, dotata di una grande facilità di comunicazione e di ascendente sugli animi, si era cattivata l’amore e la stima di chi l’avvicinava. In Congregazione, si può dire, era la ruota maestra; si occupava di ogni cosa: d’istruzione, d’educazione delle suore, di guida e di educazione della gioventù, di canti religiosi, di suoni religiosi, di accademie, di economia, di grandi cose spirituali. Era la consigliera, la mediatrice, la paciera della Congregazione delle sue Consorelle.

Vestì il santo abito religioso il 24 maggio 1919, ed in sì bel giorno le fu inviata la benedizione di Sua Santità Benedetto XV, prese il nome di Sr. Maria Giovanna, in memoria a grato ricordo del Ven.le Don Bosco, per il quale Don Orione ha una grande venerazione e riconoscenza.

Passò i suoi 11 anni di vocazione vita religiosa facendo del gran bene a tutti, in qualità di Superiora. Fu in varie Case, e in ognuna delle quali le Suore, che da Lei dipendevano, hanno potuto sperimentare la materna sua bontà e soavità di carattere: il rimpianto di Lei rimarrà imperituro nell’animo di ognuna ciascuna.

Per le feste natalizie si recò al Piccolo Cottolengo a Quarto dei Mille presso Genova, in occasione di una festicciola che le orfanelle ivi ricoverate diedero ai loro Benefattori.
















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La buona S. M. Giovanna oltre al grande lavoro che ha dovuto dovette allora compiere per data la ristrettezza del tempo, ebbe ancora parole di conforto e di incoraggiamento per tutti quei poveri ricoverati, e lasciò nell’animo di tutti un il più soave ricordo e dopo. Poco tempo che dopo fu richiesta ancora per la ripetizione della festa, ed ella, sempre pronta al sacrificio, non ostante la cattiva stagione e la poca salute, non tralasciò di compiere questa nuova occasione opera di bene.

Negli ultimi giorni di Carnevale fu per una terza volta chiamata al Piccolo Cottolengo, ma questa volta sarebbe stato un viaggio fatale, se il buon Dio non avesse deciso, nei Suoi imperscrutabili disegni, che l’ultima ora sua dovesse finirla a Tortona.

Dovendosi dare qui a San Bernardino un piccolo trattenimento drammatico, Ella, come maestra e guida delle ragazze del nostro laboratorio e Ricreatorio, non ha potuto poté assentarsi, ed è proprio in questi tempo giorni che s’ammalò. Finite appena le feste, si mise a letto per non più rialzarsi più. Repentinamente si aggravò. Si telegrafò subito alla famiglia, ma era tardi. I parenti arrivarono, ma non ebbero il conforto di raccogliere le sue ultime parole. Il cognato, l’Avv. Lipara, fu il primo a giungere presso la defunta, in seguito poi giunse il fratello, al quale 1a ferale notizia giunse sì arrivò la ebbe qui inaspettata, che fu ond’è che più forte fu il suo dolore.

I funerali riuscirono una vera dimostrazione di affetto e di devozione. Vi parteciparono tutte le orfanelle degli Istituti di Tortona, i ragazzi dei nostri Collegi, molte Signore tra le quali la Signora Cantù, la Signora Marchese, ed altre, poi le nostre ragazze del laboratorio e Ricreatorio, che tanto affetto dimostrarono alla loro amata Maestra.

Nella chiesa di San Michele è stata cantata la Messa solenne di suffragio dalle Orfanelle delle Suore di Carità e quindi il devoto funebre corteo proseguì per il Camposanto, dopo le ultime benedizioni il feretro venne tumulato in tomba privata.

Anche il nostro venerato Vescovo Monsig. Pietro Simon Grassi, saputa conosciuta la morte di S.r Maria Giovanna, ne fu assai addolorato ed espresse un il più vivo rincrescimento di non essersi trovato presente agli ultimi momenti della cara Defunta per darle la sua paterna benedizione. Era assente anche Don Orione, era assente era a Roma. Forse Iddio dispose così perché potesse di presenza meglio consolare i genitori della cara nostra morta, colà residenti.

Alla morte di Suor Maria Eustella Boveri, essa fu Suor Maria Giovanna che si fece il dovere di far conoscere le sue virtù ed i particolari della sua santa vita.















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Ora altri parla di lei ed alla distanza di pochi mesi.

Chi l’avrebbe mai detto? Tutt’e due si recarono a Roma per il Santo Giubileo, ed ora tutt’e due dormono il sonno dei giusti se ne andarono in Paradiso.

Dalla Roma terrestre alla Roma celeste!

Che cosa è mai la vita? È un lampo che passa! Beato chi opera fa bene: in fine della vita si raccoglie il frutto delle opere buone.