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[Lettera di terzi scritta per Don Orione]


2 ottobre 1931

Festa dei Santi Angeli Custodi

Caro Don Cremaschi,


La grazia di Nostro Signore Gesù Cristo e la Sua pace siano sempre con noi!

Dopo essermi particolarmente raccomandato al Signore e alla nostra Santa Madre e Fondatrice Maria SS. vengo a dirti quali sono le mie idee sul canto e sulla musica.

Il canto Gregoriano è il canto della Chiesa ed è quello che i figli della Divina Provvidenza devono specialmente coltivare. Fin qui nelle nostre Case si è dato più importanza alla musica vocale e, in certe Case, anche alla musica istrumentale, ed intanto poco si conosce il canto Gregoriano o non se ne tien conto alcuno. Si impiega molto tempo a far musica, per far imparar della musica, e al canto vero della Chiesa non ci si pensa, anzi ti dirò che qualche cantore nostro di musica, o strimpellatore di harmonium e di pianoforte si credette come umiliato ad acconciarsi a cantare le antifone dei Vespri e la Missa Angelorum.

Tanto si è già fuori di strada, caro mio Don Cremaschi, facendo un torto gravissimo al canto della Chiesa, che è il canto Gregoriano. Mi rivolgo a te, che sei Maestro dei Novizi, raccomandandoti di infondere nei nostri un grande amore al canto Gregoriano, sì che tutti abbiano a cuore di apprendere il canto fermo, e l’insegnamento di questo canto; e ordino (vedi che vocabolo adopero) che nessuno sia ammesso alla musica, se prima non ha compiuto un buon corso di canto Gregoriano cioè di canto fermo. Poco importa che i nostri Sacerdoti e Chierici non sappiano di musica, troppo rari sono gli Ecclesiastici e Religiosi debiti allo studio della musica, che io stesso ho conosciuti nella mia di ormai 60 anni, che fossero Chierici, Ecclesiastici e Religiosi di esimia pietà. Ne ho conosciuti e ne conosco, invece, che lo studio della musica li ha fatti sconfinare e uscire dalla dritta strada; su dieci che apostatano dal Sacerdozio, o dalla vita religiosa una metà in media, sono amanti della musica e portati smodatamente alla musica. Rari sono i Sacerdoti e i Religiosi musicisti di vero spirito. Spesso diventano vani, fatui, esaltati, si


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inaridiscono nella pietà, mancano di serietà, prendono un modo di fare secolaresco e mondano, e fanno peggio dei borghesi, vanno portati dalla musica e ad ogni genere di musica, fino a perdersi. Ripeto: poco importa che i figli della Divina Provvidenza non sappiano di musica, ciò che moltissimo importa è che sappiano il canto Gregoriano.

Il canto Gregoriano ben conosciuto aiuterà assai per il decoro delle Sacre funzioni, darà alla vita religiosa un orientamento particolare di serietà e di alta distinzione, educherà ed eleverà lo spirito nella soda pietà; facendo gustare i canti e i riti sacri, esso edifica e solleva a Dio i cuori nostri e dei fedeli.

In vari Stati Cattolici si fa attualmente diligente studio di questo canto, e anche in Italia sta nei programmi d’insegnamento della scuola popolare, e lo si insegna già come elemento di educazione religiosa della gioventù.

Desidero pertanto che nel Noviziato si insegni a tutti il canto fermo e che si vada avanti a farne studi più profondi a misura della capacità dei Chierici. Si avvezzino ad eseguirlo sia con accompagnamento di harmonium e anche senza tale accompagnamento. In modo che usciti dal Noviziato ovunque abbiano i nostri a recarsi, possano compiere nelle Sacre Funzioni bene e decorosamente la loro parte; s’insegnino i vari toni; si facciano apprendere le Messe dei vivi e dei defunti e si addestrino ad intonare da soli le antifone.

La scuola di canto fermo vada di pari passo con la scuola di Sacre Cerimonie, e sia nostra santa ambizione questa che cioè le sacre funzioni, ordinarie e straordinarie, siano sempre eseguite con decoro riguardo al canto ecclesiastico, e riguardo alle sacre cerimonie.  Se si eseguirà devotamente il canto Gregoriano si avranno delle religiose funzioni che attireranno a Dio il popolo e si farà un gran bene.

Se il canto Gregoriano si eseguirà colla conveniente distinzione delle voci, e dei vari cori, nulla esso lascerà da invidiare alla musica, che, anzi, il canto Gregoriano riuscirà sempre con maggior frutto spirituale delle anime.



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Quanto poi allo studio della musica esso è tollerato non comandato né consigliato, e solo si concede eccezionalmente a qualche chierico o sacerdote tra quelli di migliore spirito e che danno più affidamento per condotta ottima e vita da buoni religiosi, studino quel tanto di musica da accompagnare le litanie, Tantum ergo, e qualche messa in musica che si dovesse cantare fuori delle nostre case, perché nelle nostre case le Messe devono essere, novantanove su cento, nel canto della Chiesa cioè in Gregoriano, e solo in via eccezionalissima e per forza maggiore siano in musica.

Per le funzioni in musica non si facciano spese; anche dove il Superiore Maggiore permetterà che si impari qualche messa in musica, non se ne impari più di una all’anno e non s’impieghi tanto tempo per far imparare Tantum ergo e Messe in musica, con danno delle occupazioni e dei doveri principali, come si è fatto in qualche nostra casa, con mio vivo dispiacere e vero discapito dello spirito religioso, e dello studio.

E anche quando si permetterà di cantare la messa in musica siavi sempre un scelto coro per cantare in canto fermo l’Introito, il Graduale, l’Offertorio, e il Comunio, e nei Vespri le Antifone.

E chi studia musica sia trepidante di sé, e non vi attenda che nel tempo disegnatogli dal Superiore, e il Superiore vigili sempre perché la musica non affievolisca lo spirito della pietà, né la vita religiosa e veda che non si studi gli autori e le opere profane.

Ecco, caro Don Cremaschi, i criteri e le norme per quanto riguarda il canto della Chiesa e della musica.

Ti benedico in Gesù Cristo e Maria SS. e mi raccomanderai alle preghiere di tutti i Novizi che insieme con te conforto e benedico di cuore.

Aff.mo tuo

Sac. Luigi Orione

Della Divina Provvidenza.