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Anime e Anime!
Villa Soranzo, il 22 / VII - XXII.
Personale
Caro Sig.r Canonico,
Spero sia giunto quel buon Parroco di Roma, e che Le sarà di aiuto pel prossimo Agosto.
Qui siamo in 25 Sacerdoti della Congregazione, e quaranta altri, la piû parte Chierici di Teologia e di Liceo, perché vi è pure un gruppo di borghesi: un Avvocato, due tenenti uno di bersaglieri e l’altro di arditi e alcuni altri, tutti venuti per darsi a Dio. Che Dio lo faccia!
Ci predica gli Esercizî è il Direttore Spirituale del Seminario Teologico di Padova, e fa molto bene.
Ora
vengo parlarLe di cosa che riguarda San Remo. = Quando fui
ultimamente costì seppi che è un vendita quell’Istituto di Santa
Clotilde che sta sulla via che va dal Convitto a S. Martino, a
sinistra
destra di chi va.
L’incaricato
per la vendita di detto stabile è certo Sig.r Bensa che, durante la
mia lontananza, era venuto più volte in Convitto ad offrirlo per £
270 mila, che ora avrebbe ridotte a £
250
mila. Però c’è poi da trattare a parte per un sequestro che c’è
su, di una suora che era tedesca, parte fu ipotecata dal Governo la
sua parte
a scopo di rappresaglia politica durante la guerra.
Questa parte non so ancora ben definito quanto verrebbe.
Gli attuali proprietarî si accontentano per ora di 50 o 60 mila lire, dando tempo alcuni anni pel resto.
Il Sig.r, Bensa venne a cercarmi quando fui a S. Remo e pare che ci farebbero altre condizioni di favore nel pagamento, e forse anche sulla somma di acquisto.
Io ne ho parlato in questi giorni qui con Don Sterpi e con Don Risi e con altri dei piû anzianî.
Tutti convengono che oramai la Congregazione ha bisogno d’una Casa di cura, visto che il Ch.co Zaccagnini, Don Tasconi, Don Quadrotta, Don Jatì, il Ch.co Mincarelli sono tutti stati presi da quel brutto male di petto: sono tutti morti, eccetto Don Quadrotta. Don Jatì, sacerdote di molta virtù, morì a Genova senza poter essere assistito da noi, morì quest’anno; il Ch.co Mincarelli, un vero San Luigi, morì alcuni mesi fa al Cottolengo,
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ed ebbe una visione mentre moriva, come mi scrivevano in Brasile i Padri del Cottolengo che lo assistettero.
Anche il povero Pietrino andò a morire al Cottolengo benché non di quel male. Ora poi ne ho due altri che già hanno buttato sangue. – Pensi la pena che provo nel cuore!
Io vengo a Lei forse con troppa libertà, e Le chiedo scusa della presente.
Mi pare che se la Congregazione potesse acquistare quello stabile dove vi è anche una Cappella che dà sulla strada, e il terreno che va fino al mare, sarebbe un grande vantaggio.
E
avremmo due Case vicine, che
e si potrebbero così i Sacerdoti addetti ajutare
a vicenda e confortare nel Signore.
Nel Convitto non possiamo piû tenere Chierici e Sacerdoti già tocchi, come quando ci si è messo Don Ceccanese e poi il Ch.co Scopelliti, che pure morì poi di quel male.
Mi è venuto questo pensiero: di scrivere a Lei con la confidenza e la libertà di un fratello. E, prima di tutto; come la vedrebbe Lei questa cosa? Lei è sul posto, e può darci un consiglio e dirci quella parola che nessun altro potrebbe dirci.
E, se si trattasse di comperare, potrebbe Lei aiutarci? E in che misura?
Ritengo che, anche Lei, se un aiuto ci potesse dare, sarà sempre più contenta di darlo per vedere sorgere qualche Casa di carità piû nella Sua Diocesi in San Remo, che fuori, e la Congregazione prendere maggior base ai piedi della Madonna della Costa.
Però io desidero che Lei abbia questa mia lettera più come una confidenza che come altro, e che Ella non si metta affatto in pena non potendo, o non credendo conveniente.
Noi, intanto, preghiamo che si faccia solo quello che può piacere a Nostro Signore e alla SS. Vergine.
Preghi per noi tutti che Iddio misericordioso ci faccia tutti e solo suoi.
Lei mi risponda con fraterna libertà, all’Istituto Manin Maschile - Venezia.
Con molto affetto nel Signore e nella santa Madonna.
Suo in G. Cr. Sac. Orione
della Div. Provv.za