V094T009 V094P022

[Da Bozze di Stampa, con correzioni di Don Orione]  

Università Popolare

Conferenza Arcari

Bisogna dire che no si va solo di bene in meglio ma di successo in successo.

Il I° Marzo, abbiamo avuto la annunciata Conferenza su Giovanni Papini, tenuta dall'esimio scrittore Professor Arcari, della Università di Friburgo. Tutta Tortona intellettuale era là, attratta da nome dell'Autore della “Storia di Cristo” e del celebre Conferenziere.

Le Autorità erano pure al completo, cominciando da mons. Vescovo e da l R. sottoprefetto. Ci ha fatto piacere notare un folto gruppo di operai come possiamo ben dirlo tutto il Corpo Magistrale della città.

Il conferenziere venne presentato, con parole elevatissime, dall’Egr. Cav. Prof. Boffi, Preside Benemerito del R. Ginnasio, che si disse orgoglioso di porgere a nome dei presenti a scrittore tanto eminente, che in Italia e all'Estero sa tenere sì tiene sì alto l'onore della Patria, il saluto più fervido e augurale.

La presentazione che non poteva essere più felice, venne coronata d applausi.

Il Comm. Arcari seppe per un'ora e mezza, con parola elettissima, tenere avvinto il pubbliche che gremiva l'ampio salone, e che seguiva l'oratore con unanime consenso, sottolineando di applausi i passi più toccanti.

Ci è impossibile riassumere la smagliante e dotta conferenza.

L'Arcari si disse lieto dell'invito e si dichiarò argutamente anatomista, prevenendo però l'uditorio che non avrebbe avuto a trovarsi innanzi a scene cruenti. Ma egli vivisezionò il Papini con fine analisi di studioso e di pensatore, attraverso le varie fasi onde il pensiero o, meglio, l'irrequietezza intellettuale e morale dell'Autore della “Storia di Cristo” è passata. Dalla fanciullezza umile e poverissima all'avidità del giovanetto che lascia il pane per il libro, che più dai libri beve e più ha sete più ne è sitibondo, e tutta la vita sua sente quando entra la prima volta in una Biblioteca, ove per altro subito comprende di esser qualcosa di più e di meglio di quei libri ce lo mostra a sedici anni quando già si sente in forza di catalogare il suo sapere di por mano ad una nuova enciclopedia. E l'Oratore ci mostra rivela nel giovane Papini l'autodidatta per eccellenza, e il bisogno prepotente che ha di affermarsi al pubblico. E eccoci alle monellerie letterarie della sua giovinezza. È il Papini dei paradossi che va schiaffando e picconando le celebrità       










V094P023

indiscusse dei grand'uomini, e buttando in Arno gli idoli per pur di fermare l'attenzione di chi tarda ad accorgersi di lui.

Di qui le tesi diametralmente opposte ai canoni delle scienze e delle lettere: di qui gli articoli feroci pur contro quanto vi ha di gentile, la dannazione a morte de “l'eterno femmineo”, e le frustate sanguinose che non risparmiano famiglie intere di letterati e sistemi che parea dovessero esser le basi indiscusse e granitiche del pensiero e della cultura moderna.

Ma dalla monelleria, passò l'Arcari, a presentarci il Papini nel secondo periodo della sua vita: nel suo toscanesimo mordace, scontento di sé e di altrui.

Un senso di tristezza dolorosa lo anima invade e tutto gli si dipinge fosco, pur tra le bellezze e l'arte della Toscana, ove l'Arno non gli par abbia acque materiali bastevoli a potercisi buttar entro e scomparire senza impantanarsene.

Lo spirito di lui gli è torbido; tutta la vita sua non ha pace nelle lettere, non si sazia della scienza, non della filosofia di Hegel che pur è riuscita a ammaliare Croce e Gentile, ma va, sitibonda di un bene che non è terreno, in cerca di riposo e di vita in quella “verità che tanto ci sublima”. Siamo alla terza fase: al 909. Già lacerate le fasce del sensismo, la mente di Papini si sottrae alle spire dell'errore hegheliano e lancia agli dei del pensiero filosofico la sfida di Geova nel superamento della religione sulla filosofia da le nebbie rosate.

E siamo all’“Uomo finito”. Ed è qui che in Papini ci si comincia a sentire il palpito della vita nova e dell'uomo nuovo. È un credente ma a metà: un intellettuale che guarda e vede le stelle non ancora spente. Ma Pur il cuore per essere tocco da quella luce vorrà ben altri dodici anni. Da quella luce però e dall’intelletto e da cuore di Papini sboccerà Poi avremo la “Storia di Cristo” uscita solo nel 21.

Qualunque possa individualmente essere il giudizio sull'Autore di essa, la “Storia di Cristo” non lascia perciò d'esser un monumento di prim'ordine: monumento d'arte, monumento di forza morale e cristiana, monumento di luce sì altamente umana e divina avanti a cui non è possibile passar oltre senza fermarci e pensare. Il successo…        


















V094P024


... l'Italia s’è diffusa sui paesi più civili dell’estero.

Cristo è penetrato là donde era stato bandito: migliaia e migliaia di intelligenze e di cuori furono illuminati e consolati da Lui: migliaia di anime tornarono, altre molte sono sul sentiero del ritorno verso Cristo e la Chiesa.

La lotta che, per arrivare a Cristo, il Papini ha sofferto e vittoriosamente vinto è la lotta stessa dell'umanità: tutti noi in lui abbiamo sentito qualche cosa di noi stessi nella sua diagnosi abbiamo anelato in quella ora in cui Arcari ci poneva dinanzi nella elevazione e vittoria radiosa del Papini, elevarci ancor noi nella luce e nella vita di Cristo.

Inutile dire che un'ovazione calorosissima ha salutato la chiusa della dotta Conferenza che segnò per la nostra Università Popolare un vero e nuovo trionfo. Il Comm. Arcari si ebbe meritati complimenti da S. E. Mons, Vescovo, del Regio Sotto Prefetto e da tutte le distinte personalità che onorano del valido appoggio e di loro presenza l'Università Popolare.       


L. A.