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[Da copia dattiloscritta - l’originale trovasi presso Adelaide Coari - Milano]

Copia

        Istituto San Prospero

       Reggio Calabria, li 13 Giugno 1916.

Buona figliuola di Dio,

Sono tornato ieri sera a tarda ora da Siracusa, o meglio da quella Provincia, perché fui a Noto a rivedere i miei figliuoli che stanno più lontano, e che non rivedevo da circa due anni.

Ho passato con essi la Pentecoste in una grande serenità e gioia dello spirito e sono venuto via proprio molto consolato dell’andamento di quella Colonia Agricola. È evidentemente Iddio che la conduce.

Colà ho due Eremiti che possono stare benissimo nei Fioretti di San Francesco, due uomini celestiali, pieni dello spirito vero di Gesù Cristo, e tra tutti quei miei figli e fratelli è tanto amore di carità, che sono un medesimo cuore ed una medesima anima.

E sono lieti della grazia e letizia del Signore, e vivono vita di lavoro e di preghiera, uso i primi figli di San Benedetto.

E i ragazzi sono molto puri e laboriosi e semplici, che fa piacere a vederli. Essi, con gli Eremiti che li guidano, pregheranno anche per Vostra Signoria e per le cose sue, come ho loro raccomandato.

A Siracusa ho visto Mons. Bignami. Qua giunto, trovai la lettera di Lei ed il telegramma del Padre Semeria che Ella gentilmente mi riportò.

Sarei venuto subito su col primo treno, ma è un grande guaio con questo benedetto Sacerdote, che devo portare su necessariamente con me. È quello che impazzì, e che già s’è buttato in mare, come mi pare d’averLe detto.

Dovremo venire su in due per portarlo, ad evitare in viaggio disturbi gravi e disgrazie. Potrò avere il compagno per mercoledì o giovedì, sarò quindi a Roma o giovedì

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a notte o venerdì in giornata, prendendo noi il diretto. Egli però dice che non può fare lungo viaggio, e anche il Dottore, e bisognerà quindi fare un po’ di sosta a Napoli.

Al Padre Semeria telegrafo oggi di qui, ma non fisso la mia andata ad Iselle, perché questa distanza non mi è possibile ed anche per qualche impedimento che ho. Gli dirò dunque che mi riserbo di telegrafargli. A Lei poi, invece di telegrafare, scrivo, per maggiore intelligenza e per altro motivo che a voce le dirò.

Se vedrà P. G. [Genocchi] e la Contessina C. [Carla Cadorna] faccia miei ossequi. Dio la benedica. Suo servitore in Cristo

     Don Orione

Ho mandato da Noto un saluto ad A.; se lo vedrà, gli dica che ho poi da parlargli al mio arrivo. Gli telefonerò.

Corrisponde all’originale in mio possesso.

Milano 25 Marzo 1959.

     Adelaide Coari