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[Da copia dattiloscritta]
Roma, il dì 11 Febbraio 1923
Gentilissimo Sig. Dott. Spandri
Presidente della Congregazione di Carità di Venezia
Vengo a conoscere da Don Sterpi che la mia offerta di £. 600000 per l’Orfanotrofio Le è sembrata insufficiente, e che Vostra Signoria non si sente di proporla nel timore che essa non venga accettata, tanto più che sia ad alcuni Membri di codesto Consiglio, che alla Prefettura sarebbe corsa voce di £. 800000; e che solamente V. Signoria avrebbe cercato di ottenere la metà delle spese di atto.
Questa sua dichiarazione mi impressiona poiché, data la continuazione dello scopo benefico a cui è destinato il locale dell’Orfanotrofio, e l’equità, - ne sono ben certo, - della mia offerta, mi aspettavo che essa sarebbe stata presa senz’altro in benevola considerazione, ed io tenevo, come tengo, pronte £. 300000 da versarsi a V. Signoria quale primo acconto all’atto del compromesso.
Può darsi che qualcuno abbia espresso, così accademicamente parlando, che il sacrificio massimo a cui si sarebbe potuto giungere poteva essere di £. 800000, tutto compreso, cioè anche le spese dell’atto.
Ma V. Signoria nella sua saviezza intende molto bene che, altro è parlare così alla buona di una cosa, ed altro è trattarne con serietà e con cognizione di causa.
Ella stessa, Sig. Presidente, vorrà ricordare che quando accennò con me a quella somma, io subito Le dissi, meravigliato, che la notizia mi giungeva nuova, che mai avevo autorizzato a tale offerta, né poteva essere, dato che neanche si era ancora fatto valutare lo stabile in parola.
È per questo che, prima di farLe una proposta concreta, ho voluto sentire il parere non di una, ma di più persone competenti e stimate, ed Ella sa pure chi esse sono; ed il loro responso fu inferiore alla offerta che io poi Le feci.
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Don Sterpi mi ha pure riferito che V. S. ha fatto osservare come la Congregazione di Carità adibendo l’Orfanotrofio per le vecchie disperse e colle Signore della C. di Dio, si rendevano disponibili abitazioni da cui si sarebbe potuto realizzare un capitale di due milioni; ma, non per questo, il locale Orfanotrofio ha in se un prezzo maggiore di quello che ha realmente.
Io penso che, dopo la somma di acquisto e le relative tasse di atti notarili, avrò altre spese gravi assai per rimettere a nuovo quei locali, che sono come Lei sa, e renderli salubri, e tali da non avere appunti dalle competenti Autorità. - Se dovessi accedere alla offerta di £. 800000 - poi, tra spese di atto e di immediate riparazioni, dovrei fare conto di molto più che un milione; e V. S. vorrà comprendere che è uno sforzo troppo grave, e che d’altronde con più di un milione io potrei avere un edifizio nuovo e tale da potere fare abbastanza del bene, né l’area per fabbricare mi mancherebbe.
Apprendo che la S. V. vorrebbe anche aggiungervi delle clausole, e le clausole non sono favori, ma pesi; ed io mi troverei ad avere fatto un sacrificio grave, e ad avere, inoltre, pesi gravi. - Non vorrei trovarmi, - perdoni il paragone, Sig. Presidente, - come quella tale donnicciuola la quale, avendo preso a prestito poco denaro, si sottomise a pagare un uovo al giorno, sacrificio leggero in apparenza alla massaia, ma tale, in fin d’anno dato il prezzo delle uova, che venne a rappresentare il doppio del capitale.
Conoscendo la intelligenza ed insieme la bontà d’animo di V. S., mi permetto queste considerazioni, perché‚ Ella comprenda come io molto bene mi renda conto del passo che sto per fare, e che, se sottopongo me stesso e quanti con me collaborano, a sacrifici sì gravi, lo fo nell’intento di modestamente coadiuvare l’opera che la Congregazione di Carità va svolgendo a favore del popolo, e per conservare a Venezia un Istituto che ha tradizioni secolari di bene, e che è nel cuore della cittadinanza.
Senta, Sig. Presidente, io non starò più oltre a ragionare, ché mi parrebbe di venire meno ad un alto senso di delicatezza e di riguardo, né voglio negoziare su un terreno di carità, ma, a mostrarLe tutta la mia migliore disposizione, arrivo alla somma di £. 700000: - nessuna clausola nel contratto quanto ho già dichiarato nella mia del Gennaio scorso.
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L’esclusione delle clausole nel contratto, non vuol dire che non si possa trattare con la Signoria Vostra per tante combinazioni, che anzi queste potranno, essere anche più ampie e, spero, di comune vantaggio, o, meglio, di vantaggio ai figli degli umili lavoratori di Venezia.
Con ogni e più devoto ossequio di Lei, Gentilissimo Sig.r Presidente
dev.mo servitore
Sac. Luigi Orione
Roma, Istituto S. Filippo, Via Appia Nuova 126